Smantellata cosca nel capoluogo siciliano. In carcere anche Salvatore Profeta, impegnato, secondo la procura, a ricostruire il potere dell'organizzazione criminale in città. Agli affiliati venivano chiesti riti di iniziazione arcaici, come le "punciute" e la bruciatura di santini
Nuovo duro colpo a Cosa nostra palermitana, pronta sempre a riorganizzarsi, attorno a nuovi-vecchi capi. Una decina gli arrestati nell'operazione della Polizia di Stato di Palermo. Il nome eccellente è certamente quello di Salvatore Profeta, 66 anni, storico boss della Guadagna, cuore dello strategico mandamento di Santa Maria di Gesù, impegnato secondo gli inquirenti a riorganizzare il potere di Cosa nostra palermitana. Ecco perché gli investigatori ritengono di avere decapitato il 'nuovo' corso dell'organizzazione criminale.
Oltre a Profeta Senior, in carcere il figlio e il nipote - A eseguire la retata la Squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti, su mandato della locale Direzione distrettuale antimafia. Oltre a Profeta senior, arrestati il figlio e il nipote, da qui il nome dato all'operazione: "Stirpe". Profeta, era stato condannato all'ergastolo per la strage di via D'Amelio in seguito alle dichiarazioni del "falso" pentito Vincenzo Scarantino, suo cognato. Scagionato e scarcerato - dopo che il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza aveva svelato nuovi retroscena smentendo Scarantino - nell'ottobre 2011, Profeta sarebbe tornato a comandare alla Guadagna, estendendo il suo potere anche all'intero mandamento di Santa Maria di Gesù, un tempo regno incontrastato dei Bontate.
In uso metodi di affiliazioni arcaici - Secondo quanto emerso dalle indagini, Profeta si era ripreso immediatamente una delle cosche più importanti e da qui esercitava potere e influenza anche nel resto di Cosa nostra palermitana. Dimostrando nel suo mandamento anche di essere legato a rituali di affiliazione arcaici, come l’incendio dei santini e le “punciute”, ovvero il sanguinamento del polpastrello con uno spillo, imponendo persino deviazioni a processioni: plateale atto di ossequio. Esponenti di spicco della cosca, diversi dei quali finiti in manette, in diverse occasioni si sono sottoposti pure al rito del bacio in fronte dispensato dal 'capo famiglia'. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco e Sergio De Montis.