Spese Roma, Marino sentito in procura nega le accuse

Cronaca

Il sindaco dimissionario ha rilasciato dichiarazioni spontanee in merito alla vicenda delle sue spese con la carta di credito del Campidoglio contestate da alcuni gruppi consiliari. "Tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce ai giustificativi non sono autentiche" ha detto in una nota il suo avvocato

Ha negato le accuse e depositato documenti. Il sindaco dimissionario di Roma Ignazio Marino è stato sentito, come riferito dal suo legale Enzo Musco, nella veste di persona informata sui fatti a proposito degli scontrini e delle spese di rappresentanza fatte con la carta di credito del Campidoglio. Quattro ore di dichiarazioni spontanee davanti al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al pm Roberto Felici. Nella sua ricostruzione Marino ha cercato di fornire elementi utili a chiarire tutti i passaggi relativi all'utilizzo della carta di credito spiegando, a suo dire, che non c'è stata alcuna attività illecita.

 

Il legale: “Firme giustificativi non autentiche” - "Quanto ai giustificativi dei cosiddetti scontrini il sindaco Marino ha dichiarato che tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce non sono autentiche, come può facilmente rivelarsi ad occhio nudo" ha affermato in una nota il suo avvocato. Il penalista, che ha ribadito il fatto che Marino non è  indagato, ha aggiunto che "nella quasi totalità dei casi i giustificativi alle spese ricollegano la causale della cena alla tipologia dell'ultimo appuntamento della giornata programmato nell'agenda del sindaco". Ciò "è certamente dipeso dal fatto conosciuto solo adesso, che la ricostruzione delle causali delle cene è avvenuta a distanza di molto tempo da parte degli uffici del Comune i quali, non ricordando la vera finalità istituzionale della cena ne hanno evidentemente indicato una compatibile con un ultimo appuntamento in agenda".

 

“Agenda a disposizione di 50 o 60 persone” - Musco ha aggiunto che l'agenda "non è quella cartacea ma in formato elettronico" ed "era a disposizione e consultabile da moltissimi uffici del Comune per un totale di circa 50 o 60 persone". Riferendo ancora sui giustificativi il penalista ha precisato che "recano quale data dell'apparente sottoscrizione del sindaco lo stesso giorno dell'evento il che è chiaramente impossibile perché implicherebbe che il sindaco, terminata la cena, sia rientrato in Campidoglio a sottoscrivere il giustificativo". Infine il legale ha chiarito che "in alcuni casi tali giustificativi risultano addirittura firmati quando il sindaco si trovava all'estero e se si trovava all'estero non era in Campidoglio a firmare i giustificativi.

 

“Cambio plafond della carta non chiesto da lui” - Il legale ha precisato infine che il sindaco dimissionario "non ha mai richiesto la carta di credito" ma "gli è stata invece attribuita dagli uffici del Comune". Non solo. "Non è stato lui a richiedere il riallineamento del plafond della carta da dieci a cinquantamila euro, come era nella precedente amministrazione". In sostanza, ha concluso, il sindaco "non ha mai utilizzato il denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite".

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