Un sito, gestito da un italiano, dove si poteva acquistare di tutto, anche documenti o buoni pasto falsi, nascosto in quella parte della Rete dove i motori di ricerca non arrivano. Nell’operazione Babylon, per la prima volta nel nostro Paese sono stati sequestrati 11mila wallet di bitcoin, la moneta virtuale
Armi, droga, materiale pedopornografico, passaporti falsi, codici per la clonazione di carte di credito e persino buoni pasto falsi. Un mercato illegale gigantesco nascosto nel cosiddetto “deep web”, quella parte della Rete dove i motori di ricerca non arrivano, che la Polizia postale, per la prima volta in Italia, è riuscita a sequestrare in una complessa attività di indagine coordinata dalla Dda di Roma e in collaborazione con Europol. Una sorta di “Silk road”, il market place più noto a livello mondiale il cui fondatore Ross Ulbricht è stato recentemente condannato all’ergastolo e a un risarcimento danni al governo per 184 milioni di dollari, tutta italiana.
I numeri dell’operazione Babylon – Più di 14mila iscritti alla community illegale (dove per entrare bisognava lasciare una caparra), 170mila individui che hanno partecipato a transazioni illecite, 12 "hidden service" sequestrati. Sono solo alcuni numeri dell'operazione soprannominata "Babylon" che ha portato anche al sequestro di 11mila wallet (in pratica dei conto correnti) di bitcoin, la moneta virtuale usata per gli acquisti. E' la seconda volta che accade nel mondo: la prima era stata un anno fa nel corso di un'operazione del Fbi negli Stati Uniti.
"Si tratta - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il direttore del Servizio Polizia postale, Roberto Di Legami - di un enorme sito di e-commerce illegale con un catalogo vastissimo di file pedopornografici ma anche di armi, droghe, kit di hackeraggio, codici per la clonazione di carte di credito, passaporti falsi. Se ne parlava da tempo, ma questa è la prima prova concreta che questo mercato alternativo esiste davvero, il concretizzarsi di un fantasma evocato da tempo".
L’indagine - L'indagine, condotta dagli specialisti del Cncpo, il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on line della Polizia postale, è partita dal 'pedinamento' informatico di una comunità di pedofili interessati ad organizzare tour di turismo sessuale in diverse aree del mondo. Ben presto, però, gli investigatori hanno capito che gli scambi illegali non si fermavano lì e riguardavano praticamente qualsiasi settore. Persino i buoni pasto falsi o l'accesso a trasmissioni paytv. E scandagliando i movimenti in questa parte nascosta della Rete, sono riusciti a risalire ad un italiano, originario della Campania, che da solo gestiva 12 "hidden service" (servizi nascosti), ciascuno dedicato ad un settore: manuali su come restare anonimi nella rete, tecniche di truffa, documenti falsi, un sito di 'annunci' per incrociare domanda e offerta. Per scoperchiare questo mercato illegale nel deep web gli agenti della polizia postale hanno lavorato sotto copertura fingendosi acquirenti e venditori.
Il deep web - Per il procuratore aggiunto Michele Prestipino della Procura distrettuale di Roma si tratta di "un'indagine modello sotto diversi punti di vista, che da un lato segna l'impegno della Dda su frontiere investigative sin qui inesplorate, dall'altro evidenzia il livello eccezionale di professionalità degli investigatori della Polizia postale”. E sul deep web: “Parliamo di un mondo incredibile, parallelo ad Internet che paradossalmente rappresenta solo una piccola parte delle comunicazioni via web. Il mondo virtuale delle reti dark ha le sue gerarchie e severe regole di accesso e affiliazione: entrare in questa comunità così chiusa è stato estremamente difficile".