Mafia Capitale, nuovi arresti: nel mirino i politici locali

Cronaca

Secondo atto dell'inchiesta che ha travolto Roma. Tra le 44 persone in manette il consigliere regionale Gramazio e l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma Coratti. M5S: "Orfini e Marino si dimettano"

Mafia Capitale, atto secondo. L'inchiesta che lo scorso 2 dicembre ha acceso i riflettori sull'organizzazione capeggiata da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi non è finita. All'alba di giovedì 4 giugno i carabinieri del Ros hanno infatti eseguito 44 nuovi arresti tra Sicilia, Lazio e Abruzzo. L'accusa è di associazione per delinquere e altri reati. Ventuno gli indagati a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti.
A finire in manette molti politici locali, tra i quali consiglieri comunali, regionali ed ex assessori. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha escluso le dimissioni, richieste tra gli altri da Matteo Salvini: "Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto". Anche il M5S va all'attacco: "Per Renzi è finita l'epoca del 'non sono stato' io", dice Luigi Di Mario. I vertici del Pd, intanto, si riuniscono al Nazareno.

In manette consiglieri comunali e regionali - Tra le 44 persone finite in manette (FOTO) c'è anche Luca Gramazio (Forza Italia), consigliere regionale del Lazio. Ma non solo. Tra i provvedimenti di custodia cautelare in carcere anche quello per l'ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti (Pd). In manette poi l'ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo (Pd) i consiglieri comunali Giordano Tredicine (Forza Italia), Massimo Caprari (Centro democratico) l'ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone (Pd), l’ex assessore comunale a Roma alle Politiche Sociali, Angelo Scozzafava.
I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.

Il presunto ruolo di Gramazio
- Secondo l'accusa, Gramazio avrebbe partecipato all'associazione mafiosa "in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale".


Perquisizioni a carico di 21 indagati - Il blitz dei carabinieri è scattato all'alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Contestualmente agli arresti, sono state eseguite perquisizioni (FOTO) a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati.


Perquisita abitazione ex capo di gabinetto di Zingaretti - Tra le perquisizioni effettuate  dai carabinieri del Ros anche l'abitazione dell'ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, Maurizio Venafro. L'ex braccio destro del presidente della Regione è indagato dai pm romani per il reato di tentativo di turbativa d'asta. La vicenda, per la quale Venafro si è dimesso nel marzo scorso, è relativa ad una gara d'appalto per l'acquisto del servizio Cup (il Centro Unico Prenotazione) che venne indetta e poi revocata nel dicembre scorso dallo stesso Zingaretti dopo che il bando era finito nelle carte della maxinchiesta.

"Una struttura mafiosa nella Capitale" - I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti di "Mafia Capitale", il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere. Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali".

Nel mirino i centri di accoglienza - In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un "ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".

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