Tassista violentata, Radiotaxi: "Non chiamatelo raptus"

Cronaca

Borgese "era un rapinatore abituale di taxi" dice a Sky TG24 Maura Trillò, consigliera della cooperativa. Polemica sulla sicurezza a bordo delle auto: si pensa all'installazione di telecamere. "Mio figlio non è un mostro" dice la madre dell'aggressore

"Non chiamatelo raptus". Simone Borgese "era un rapinatore abituale di taxi". Queste le parole ai microfoni di Sky TG24 di Maura Trillò, consigliera della cooperativa Radiotaxi. Il 30enne, padre di una bimba di 7 anni, che ha aggredito e poi violentato una tassista era solito non pagare le corse, dice Trillò. "A suo carico ci sono già 7 denunce. E ci sono altri colleghi che sono stati rapinati da Borgese ma non lo hanno mai denunciato. Invito tutti a farsi avanti", aggiunge.

Telecamere dentro i taxi -
Le colleghe della tassista violentata a Roma, intanto, non nascondo la loro paura. E monta in questi giorni la polemica sulla sicurezza a bordo delle auto. Una delle possibilità individuate, ma ancora da discutere, potrebbe essere l'installazione di minitelecamere all'interno dei taxi della capitale.

Madre Borgese: mio figlio non è un mostro - E dalle colonne del quotidiano Il Tempo interviene la mamma dell'uomo che ha aggredito la 43enne e che ora è in carcere a Regina Coeli: "Mio figlio deve pagare per quello che ha fatto. Però vi prego di credermi, vi supplico: Simone non è un mostro". E aggiunge: "Dovete concedermi di spiegare a tutti chi è davvero Simone. Il figlio di un padre alcolizzato, un barbone, un violento con il quale ha vissuto da quando me ne sono andata via di casa nel 2005, stanca di essere picchiata e maltrattata ogni giorno".

La vittima: io rovinata per sempre - Quell'uomo, dice però a Repubblica la vittima della violenza, "ha rovinato per sempre la mia esistenza, il fatto che ora sia dietro le sbarre e che la polizia lo abbia catturato in poco tempo è da una parte un sollievo perché non potrà più far male ad altre persone, ma quello che ha lasciato in me non passerà mai".

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