Dal calciatore Daniele De Rossi al presentatore Teo Mammuccari fino a Gigi D'Alessio. Agli atti dell'inchiesta sulla criminalità organizzata a Roma sono finiti anche i contatti tra l'ultimo arrestato e personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport
Lui nel “mondo di mezzo” sembra esserci nato. Intesse rapporti, crea legami e amicizie. E ama la bella vita, la mondanità e lo spettacolo, si fa fotografare accanto a star e starlette, gira per Roma in Ferrari e frequenta famosi locali del centro. Tutti chiamano Giovanni De Carlo, romano, 39 anni, accusato di favoreggiamento del capo dell'organizzazione Massimo Carminati e di trasferimento fraudolento di valori.
Tra spettacolo e sport - Il suo cellulare è pieno zeppo di nomi celebri. Da oggi finiti agli atti dell'inchiesta Mafia Capitale. Ci sono richieste di aiuto, raccomandazioni e favori. Ci sono telefonate con il presentatore televisivo Teo Mammuccari, con il calciatore giallorosso Daniele De Rossi, contatti con Gigi D'Alessio e con l'ex calciatore della Lazio Giuseppe Sculli. Le intercettazioni dei carabinieri del Ros hanno appurato anche "numerosi contatti" di De Carlo con la compagna dei calciatori Matteo Destro della Roma e della ex di Blerim Dzemaili all'epoca in forza al Napoli e con la coppia Stefano De Martino e Belen Rodriguez.
Le intercettazioni - Spericolato e spaccone fino al punto che il suo avvocato è costretto a dirgli, registreranno i carabinieri durante le indagini, "Tu, la Ferrari, non la devi toccà ... e te devi anche trovà un lavoro. Sennò ce stanno conseguenze giuridiche.. pensano che tu sarai .. non lo so .. il referente de Totò Riina". E in virtù della sua propensione all'appartenere a quel jet set che lo abbagliava il suo telefono squilla giorno e notte. Ed era la notte del 30 settembre 2013 quando Daniele De Rossi dopo una lite in un locale, chiama Giovanni De Carlo. "Avevo pensato che quello aveva chiamato qualche coattone... ho detto famme sentì Giovanni", gli dice De Rossi. Il calciatore spiega di averlo contattato perché 'assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una discussione in un locale e temendo conseguenze aveva pensato a De Carlo'.
Le telefonate con De Rossi e Mammuccari - L'informativa sottolinea che De Carlo, 'dando prova di grande confidenza, gli confermava di poter contare sempre sul suo aiuto: 'Chiamame sempre... bravo! Hai fatto bene Daniè, amico mio'. Una confidenza mostrata anche con Mammuccari che, registra sempre il Ros e allega nell'informativa, gli chiede 'sostanze dopanti per la palestra. "Sono chiacchierone, ma non spiattello i cavoli tuoi in giro...non dico che vuoi diventare Hulk", lo rassicura De Carlo, uomo invisibile alla giustizia fino a ieri. Ma non invisibile a quel mondo patinato di famosi.
I contatti con Gigi D'Alessio - E mentre, secondo gli atti dell'inchiesta, De Carlo, il boss Carminati e l'intera organizzazione, si spartivano Roma, "l'uomo invisibile" andava a casa del cantante Gigi D'Alessio il giorno dopo che l'artista aveva subito un furto di una collezione di Rolex dal valore di quattro milioni (circostanza negata dal cantante, che dice di non aver mai conosciuto De Carlo e definisce "del tutto inventato" il valore del furto subito). Ma oggi come un vero duro, dopo tante parole, è rimasto in silenzio davanti al gip nell'interrogatorio di garanzia. Non ha detto nulla davanti a chi lo accusava di "aver fatto del crimine una scelta di vita".
Tra spettacolo e sport - Il suo cellulare è pieno zeppo di nomi celebri. Da oggi finiti agli atti dell'inchiesta Mafia Capitale. Ci sono richieste di aiuto, raccomandazioni e favori. Ci sono telefonate con il presentatore televisivo Teo Mammuccari, con il calciatore giallorosso Daniele De Rossi, contatti con Gigi D'Alessio e con l'ex calciatore della Lazio Giuseppe Sculli. Le intercettazioni dei carabinieri del Ros hanno appurato anche "numerosi contatti" di De Carlo con la compagna dei calciatori Matteo Destro della Roma e della ex di Blerim Dzemaili all'epoca in forza al Napoli e con la coppia Stefano De Martino e Belen Rodriguez.
Le intercettazioni - Spericolato e spaccone fino al punto che il suo avvocato è costretto a dirgli, registreranno i carabinieri durante le indagini, "Tu, la Ferrari, non la devi toccà ... e te devi anche trovà un lavoro. Sennò ce stanno conseguenze giuridiche.. pensano che tu sarai .. non lo so .. il referente de Totò Riina". E in virtù della sua propensione all'appartenere a quel jet set che lo abbagliava il suo telefono squilla giorno e notte. Ed era la notte del 30 settembre 2013 quando Daniele De Rossi dopo una lite in un locale, chiama Giovanni De Carlo. "Avevo pensato che quello aveva chiamato qualche coattone... ho detto famme sentì Giovanni", gli dice De Rossi. Il calciatore spiega di averlo contattato perché 'assieme al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una discussione in un locale e temendo conseguenze aveva pensato a De Carlo'.
Le telefonate con De Rossi e Mammuccari - L'informativa sottolinea che De Carlo, 'dando prova di grande confidenza, gli confermava di poter contare sempre sul suo aiuto: 'Chiamame sempre... bravo! Hai fatto bene Daniè, amico mio'. Una confidenza mostrata anche con Mammuccari che, registra sempre il Ros e allega nell'informativa, gli chiede 'sostanze dopanti per la palestra. "Sono chiacchierone, ma non spiattello i cavoli tuoi in giro...non dico che vuoi diventare Hulk", lo rassicura De Carlo, uomo invisibile alla giustizia fino a ieri. Ma non invisibile a quel mondo patinato di famosi.
I contatti con Gigi D'Alessio - E mentre, secondo gli atti dell'inchiesta, De Carlo, il boss Carminati e l'intera organizzazione, si spartivano Roma, "l'uomo invisibile" andava a casa del cantante Gigi D'Alessio il giorno dopo che l'artista aveva subito un furto di una collezione di Rolex dal valore di quattro milioni (circostanza negata dal cantante, che dice di non aver mai conosciuto De Carlo e definisce "del tutto inventato" il valore del furto subito). Ma oggi come un vero duro, dopo tante parole, è rimasto in silenzio davanti al gip nell'interrogatorio di garanzia. Non ha detto nulla davanti a chi lo accusava di "aver fatto del crimine una scelta di vita".