Yara, i legali di Bossetti: "Pressioni perché confessi"

Cronaca

Nuovo interrogatorio per il muratore accusato dell'omicidio della 13enne di Brembate, che però si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo gli avvocati, all'indagato "vengono negati i diritti propri del regime carcerario". VIDEO

"Troppe pressioni su Massimo Bossetti per indurlo a confessare". Questa la protesta dei legali dell'artigiano in carcere da cinque mesi con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio, al termine dell'interrogatorio svoltosi nel carcere di Bergamo. L'interrogatorio, davanti alla Pm Letizia Ruggeri, è durato meno di un'ora, visto che Bossetti si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I legali: "Negati i diritti di Bossetti" - "Al signor Bossetti vengono negati diritti propri del regime carcerario. Ad esempio prima di poter telefonare a casa, sono passati ben 45 giorni. A fronte di queste torture per quale motivo Bossetti dovrebbe continuare ad essere collaborativo nei confronti della Procura?" dice l'avvocato Gazzetti, nello spiegare la scelta dell'indagato di tacere davanti al magistrato.

Il procuratore: "Garantisco correttezza del nostro operato"
- "Garantisco la correttezza e l'operato della Procura" ha replicato il procuratore capo della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori. "Cerchiamo riscontri alle indagini e non sottovalutiamo elementi eventualmente a favore dell'indagato" ha aggiunto in risposta all'accusa della difesa di svolgere indagini "unidirezionali".

Attesa per l'udienza di scarcerazione in Cassazione - Bossetti in precedenze ha reso tre interrogatori nel corso delle indagini mentre, nell'immediatezza del suo fermo, davanti al Pm si era avvalso della facoltà di non rispondere per altre due volte. Il muratore continua a proclamarsi innocente e, da alcune settimane, non è più in regime di isolamento. I suoi legali Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni sono in attesa che venga fissata, davanti alla Cassazione, l'udienza in cui si discuterà la richiesta di scarcerazione di Bossetti, già respinta dal Gip e dal tribunale del Riesame di Brescia.

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