L’ordinanza di custodia nei confronti del deputato di Forza Italia era stata avanzata dalla Dda per concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d'asta. Il provvedimento è stato rigettato per carenza di gravi indizi di colpevolezza
"E' finito un incubo, sono stati anni terribili", ha detto Cesaro appresa la notizia. "Sono sempre stato sereno e ho sempre avuto fiducia nella magistratura - ha aggiunto - quando me l'hanno detto al telefono mi sono commosso".
E' finito un incubo ... Sono stati anni terribili !!! Ho sempre avuto fiducia nella magistratura !
— Luigi Cesaro (@Cesaro_FI) 16 Agosto 2014
Assenza di gravi indizi - Il provvedimento restrittivo, la cui esecuzione era sospesa in attesa della decisione del Parlamento, è stato annullato per carenza di gravi indizi di colpevolezza. L'accusa contestata a Cesaro è di concorso esterno in associazione camorristica e turbativa d'asta. Una vicenda giudiziaria che riguarda presunte irregolarità in appalti del comune di Lusciano (Caserta) dalla quale sarebbero emersi rapporti tra Cesaro e il clan dei Casalesi. Nei giorni scorsi il Riesame aveva disposto la scarcerazione dei fratelli Aniello e Raffaele.
Vicenda legata a gare d’appalto del 2004 - L'inchiesta, basata in particolare sulle rivelazioni di collaboratori di giustizia, si riferisce a una vicenda del 2004 e in particolare a due gare di appalto bandite dal Comune di Lusciano, in provincia di Caserta. Gare condizionate, secondo gli inquirenti, dal clan dei Casalesi, e che riguardavano la costruzione del Pip, area del Piano insediamenti produttivi, e di un impianto sportivo.
La versione dell’accusa - I fratelli Cesaro, secondo la ricostruzione dell'accusa, avrebbero estromesso un concorrente facendo sapere al gruppo camorristico dei Bidognetti di essere disponibili a versare al clan una tangente di importo superiore rispetto a quella proposta dall'altro imprenditore. I retroscena sulle gare d'appalto furono rivelati ai magistrati della Dda fa due pentiti: Luigi Guida, per anni braccio destro del boss Francesco Bidognetti, e Gaetano Vassallo, imprenditore legato al clan. Le richieste di misure cautelari, avanzate dalla procura due anni e messo fa, furono emesse il 23 luglio scorso.