Napoli, il Riesame annulla la richiesta d’arresto per Cesaro

Cronaca
Luigi Cesaro

L’ordinanza di custodia nei confronti del deputato di Forza Italia era stata avanzata dalla Dda per concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d'asta. Il provvedimento è stato rigettato per carenza di gravi indizi di colpevolezza

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato l'ordinanza di custodia nei confronti del deputato di Forza Italia, Luigi Cesaro, ex presidente della Provincia di Napoli, per il quale era stata avanzata richiesta d'arresto alla Camera dei Deputati. I giudici hanno accolto la richiesta del legale di Cesaro, avvocato Vincenzo Maiello.
"E' finito un incubo, sono stati anni terribili", ha detto Cesaro appresa la notizia. "Sono sempre stato sereno e ho sempre avuto fiducia nella magistratura - ha aggiunto - quando me l'hanno detto al telefono mi sono commosso".


Assenza di gravi indizi - Il provvedimento restrittivo, la cui esecuzione era sospesa in attesa della decisione del Parlamento, è stato annullato per carenza di gravi indizi di colpevolezza. L'accusa contestata a Cesaro è di concorso esterno in associazione camorristica e turbativa d'asta. Una vicenda giudiziaria che riguarda presunte irregolarità in appalti del comune di Lusciano (Caserta) dalla quale sarebbero emersi rapporti tra Cesaro e il clan dei Casalesi. Nei giorni scorsi il Riesame aveva disposto la scarcerazione dei fratelli Aniello e Raffaele.

Vicenda legata a gare d’appalto del 2004 - L'inchiesta, basata in particolare sulle rivelazioni di collaboratori di giustizia, si riferisce a una vicenda del 2004 e in particolare a due gare di appalto bandite dal Comune di Lusciano, in provincia di Caserta. Gare condizionate, secondo gli inquirenti, dal clan dei Casalesi, e che riguardavano la costruzione del Pip, area del Piano insediamenti produttivi, e di un impianto sportivo.

La versione dell’accusa - I fratelli Cesaro, secondo la ricostruzione dell'accusa, avrebbero estromesso un concorrente facendo sapere al gruppo camorristico dei Bidognetti di essere disponibili a versare al clan una tangente di importo superiore rispetto a quella proposta dall'altro imprenditore. I retroscena sulle gare d'appalto furono rivelati ai magistrati della Dda fa due pentiti: Luigi Guida, per anni braccio destro del boss Francesco Bidognetti, e Gaetano Vassallo, imprenditore legato al clan. Le richieste di misure cautelari, avanzate dalla procura due anni e messo fa, furono emesse il 23 luglio scorso.

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