Yara, Bossetti resta in carcere: "Quella sera ero a casa"

Cronaca

Il gip non conferma il fermo per l'uomo ma ne dispone la custodia cautelare e parla di "violenza efferata". Secondo il suo avvocato, nell'udienza il 44enne avrebbe detto: "Sono innocente. Non so spiegare perché ci fosse mio Dna sui vestiti di Yara"

"Non conoscevo Yara. la sera del delitto ero a casa". Massimo Giuseppe Bossetti rompe il silenzio e lo fa nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto per omicidio volontario con l'aggravante di aver agito con sevizie e crudeltà (LA FOTOSTORIA - LE TAPPE DELLA VICENDA: VIDEO - TUTTE LE IMMAGINI - TUTTI I VIDEO).
Il 44enne, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio nel novembre 2010,  fermato lunedì scorso, davanti al gip respinge ogni addebito. Nei giorni scorsi era stato ascoltato per due volte dal pm ma si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Intanto, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo, Ezia Maccora, non ha confermato il fermo per l'uomo giudicando che non esisteva il pericolo di fuga ma ne ha disposto la custodia cautelare in carcere per rischio di reiterazione del reato, ritenendo sussistenti gli indizi di colpevolezza

Gip: "Fatto connotato da efferata violenza" - Nell'ordinanza il gip scrive, tra l'altro, che Bossetti deve rimanere in carcere per la "gravità intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza". Il gip prende in esame "la personalità del Bossetti, dimostratosi capace di azioni di tale ferocia, posta in essere nei confronti di una giovane ed inerme adolescente abbandonata in un campo incolto dove per le ferite ed ipotermia ha trovato la morte". Per quanto riguarda il pericolo di fuga, spiega che, invece, "il fermo non e' stato legittimamente disposto, poiche' dagli atti non si evince alcun elemento concreto e specifico dal quale desumere il pericolo di fuga".

Bossetti : "Sono innocente. Non so spiegare mio Dna sul corpo" - "Il mio assistito ha risposto a tutte le domande. Ha rotto il silenzio". Queste le parole dell'avvocato Silvia Gazzetti, uscendo dal carcere. Il legale ha poi aggiunto che il suo assistito "si dichiara innocente e non si spiega perché il suo dna sia stato trovato sugli indumenti di Yara". E aggiunge che la sera in cui la ragazzina di Brembate è scomparsa si trovava a casa sua a Mapello.

"Il cellulare era scarico"  - Alla domanda del perché proprio quel giorno di quasi 4 anni fa il suo telefono fosse rimasto spento per circa 14 ore, il 44enne risponde invece che il suo cellulare "era scarico ed era stato messo in carica". L'avvocato di Bossetti ha poi ribadito che il suo assistito non conosceva Yara e che ha incontrato il padre della ragazzina solo una volta all'interno "di un cantiere per motivi di lavoro, non ha mai parlato con lui, non ha avuto nessun rapporto, lo ha riconosciuto dopo averlo visto sui giornali".

L'uomo non è il figlio del padre anagrafico. "Sono sconvolto", ha detto - A quanto si apprende, infine, solo Massimo Giuseppe Bossetti avrebbe saputo che colui che ha sempre creduto essere suo padre non è dal punto di vista biologico.
La comparazione tra il Dna di Bossetti e quello di Giuseppe ha evidenziato infatti che non c'è compatibilità. Il muratore di Mapello è quindi figlio di Giuseppe Guerinoni, l'autista di autobus di Gorno, scomparso nel '99 e che oltre quaranta anni fa avrebbe avuto una relazione con la madre. Era questo uno degli accertamenti che il gip Ezia Maccora voleva dalla Procura per completare il quadro della situazione.

M5S: "Alfano si dimetta" - Prosegue intanto la polemica politica. Il Movimento Cinque Stelle torna a chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, Angelino Alfano per aver annunciato l'arresto di Bossetti. Lo fa il senatore Lello Ciampolillo con un post sul blog del leader. "Una nuova 'impresa' del nostro brillante Ministro dell'Interno, che dopo il caso Shalabayeva, riconquista gli onori della cronaca per una clamorosa 'svista' istituzionale"

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