Mose, sentito Orsoni. Galan: "Non mi farò distruggere"

Cronaca

Il sindaco di Venezia ascoltato dal gip. L'avvocato: "Ha spiegato che non c'entra niente". L'ex ministro: "Scaricano su di me misfatti altrui". Cantone: "Non chiedo poteri speciali". La Corte dei Conti istituisce una commissione su procedure di controllo

Primi interrogatori di garanzia dopo gli arresti per l’inchiesta sul Mose che ha sconvolto Venezia e non solo. Il gip Alberto Scaramuzza ha cominciato proprio dal sindaco della città lagunare, Giorgio Orsoni, indagato per finanziamento illecito e finito ai domiciliari due giorni fa per una tangente da 560 mila euro che avrebbe ricevuto per la sua campagna elettorale del 2010 dal consorzio Venezia Nuova.

Orsoni si dichiara estraneo ai fatti - Orsoni, che è stato sospeso dalle sue funzioni dal prefetto in base alla legge Severino, ha rilasciato una serie di dichiarazioni spontanee in cui si è dichiarato estraneo alla vicenda. "A me hanno chiesto di fare il sindaco, sono un uomo prestato alla politica che non può minimamente fare azioni del genere", ha detto. E ancora: "Sono assolutamente sereno e tranquillo perché non è passato un solo centesimo nelle mie mani e nelle mie tasche". Ad accusare Orsoni ci sono le dichiarazioni di Giovanni Mazzacurati, l'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, e dell'ex presidente della Mantovani Giorgio Baita. Il primo ha raccontato ai giudici che il 17 settembre del 2013 fu lui a dare 50mila euro in nero per Orsoni, "a fronte di una richiesta di 89mila euro". Il secondo, il 31 luglio scorso, ha affermato di aver dato ad Orsoni dai 400 ai 500mila euro. Di questi, ha aggiunto Mazzacurati, solo il 10% è riconducibile a contributi formalmente deliberati della società consorziate, mentre il 90% erano fondi neri. Orsoni "è molto provato, sta soffrendo dal punto di vista istituzionale come da quello umano", ha detto il legale del sindaco di Venezia, Daniele Grasso, aggiungendo che non è stata presa ancora una decisione su un eventuale ricorso al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione. (VIDEO)

Galan: "Non mi faccio distruggere per misfatti altrui" - E potrebbe presto chiedere di essere sentito dai magistrati anche un altro degli indagati dell'inchiesta: l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, per il quale è stato chiesto l'arresto per corruzione, che intanto affida a una nota la sua difesa: "Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri". Il suo legale, Antonio Franchini, ha dichiarato che le accuse nei confronti del suo cliente "arrivano da persone la cui attendibilità va del tutto verificata". L'intera inchiesta, ha proseguito il legale, "si basa su mere dichiarazioni, elementi obiettivi di riscontro non esistono". Per questo motivo, ha concluso "l'orientamento è quello di chiedere di essere interrogati". (VIDEO)

Indaga anche la Corte dei Conti - Intanto, la Corte dei Conti ha istituito una commissione di indagine sul Mose dopo che le indagini hanno coinvolto un ex magistrato della stessa. La decisione è stata presa dal presidente della Corte, Raffaele Squitieri. La commissione, informa una nota, avrà il compito di condurre accertamenti su "tutte le procedure di controllo effettuate negli anni in merito all'opera" oltre che di verificare "gli atti e le relative risultanze".

Cantone: "Non chiedo poteri speciali" - "Se l'autorità nazionale anticorruzione si deve occupare di specifiche vicende, ha bisogno di specifici poteri. Non chiedo né poteri straordinari né speciali", dice nel frattempo Raffaele Cantone.



Incontro tra Zaia e il procuratore Delpino - Che la situazione sia esplosiva lo testimonia anche l’incontro tra il presidente della Regione Luca Zaia e il procuratore di Venezia Luigi Delpino, che fa seguito alla richiesta che lo stesso Governatore aveva avanzato subito dopo gli arresti.

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