Stamina, chiusa l'inchiesta: Vannoni tra i 20 indagati

Cronaca

I reati ipotizzati sono associazione a delinquere e truffa. La Procura di Torino contesta al 'padre del metodo' anche l'esercizio abusivo della professione medica. Lui nega. Medici 'pentiti': "Ci vergogniamo". Lorenzin: "Ciò che emerge è orrendo"

Associazione a delinquere e truffa. Sono le accuse con cui si chiude l'inchiesta della
procura di Torino su Stamina e sul suo fondatore, il "padre del Metodo", Davide Vannoni. Una cura (a base di cellule staminali del midollo) non solo inutile, ma anche dannosa secondo i magistrati: niente test sui preparati, nessuna pubblicazione scientifica, né informazione ai pazienti sui potenziali rischi. Venti gli indagati: tra questi, oltre a Vannoni, il suo braccio destro Marino Andolina, e poi biologi, medici e la direttrice sanitaria degli Spedali Civili di Brescia Ermanna Derelli.
"Sono sereno -  ha detto all'Ansa il presidente della Stamina Foundation - Il 5 maggio siamo pronti e contiamo di riprendere le infusioni ai pazienti in cura agli Spedali
Civili di Brescia".
"Quello che è emerso sul caso Stamina è orrendo", dice a Sky Tg24 il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.


20 indagati - A Vannoni, intanto, è contestato di essere al vertice dell'associazione a delinquere, ideatore e artefice primario delle scelte strategiche di fondo. Secondo le indagini, l'intento della Fondazione sarebbe stato quello di trarre un guadagno da pazienti con malattie senza speranza, con trattamenti che i parenti dei malati arrivavano a pagare anche 50mila euro. Gli indagati, in pratica tutto l'entourage di Vannoni, avranno venti giorni di tempo - una volta ricevuto il cosiddetto 415 bis, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari - per chiedere di essere interrogati o per presentare memoriali difensivi o altri documenti.

Esercizio abusivo della professione medica - Il pm Raffaele Guariniello contesta al 'padre del metodo Stamina' anche la somministrazione di medicinali guasti in modo pericoloso per la salute, l'esercizio abusivo della professione medica e la diffamazione in riferimento ad affermazioni su alcuni sanitari e professionisti postate sulla pagina Facebook di Stamina Foundation, la sostituzione di persona, nonché di aver violato la privacy di una minore malata di cui, dopo una trasmissione televisiva, aveva diffuso online le immagini post infusione.

Tra le accuse, minacce ai pazienti - Fra le accuse contestate dalla Pocura di Torino ci sono anche le minacce ai genitori di una piccola paziente. Vannoni e i suoi presunti complici, si legge ancora nel corposo capo d'imputazione, "facendo credere falsamente" ai pazienti e ai familiari che "vi erano elevate possibilità di guarigione dalla loro malattia a seguito del trattamento con cellule staminali e che le persone non sottoposte a tale trattamento sarebbero incorse in un serio pericolo di vita", induceva un "clima di tensione sociale"mediante "conferenze, scritte, scritti e anche manifestazioni pesantemente critiche" verso il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio, il ministro della Salute.
Vannoni è imputato in un altro processo a Torino con l'accusa di tentata truffa ai danni della Regione Piemonte che aveva prima autorizzato e poi bloccato uno stanziamento a un'altra sua società (Medicina rigenerativa) di 500mila euro per la ricerca sulle staminali.

Vannoni: sono sereno. Medici pentiti: ci vergogniamo
-  Il presidente della Stamina Foundation nega però ogni addebito. Afferma di "non aver mai abusato della professione di medico" e di "non aver mai minacciato nessuno". Quanto all'accusa di "danni alla salute" dei pazienti, Vannoni replica di disporre di "una marea di documenti a smentita di tali accuse".
Nell'atto della chiusura indagini della Procura di Torino, ci sarebbero invece alcune dichiarazioni di medici coinvolti nel caso: "Non ho rilevato nessun miglioramento concreto nei pazienti"; "Un metodo sperimentale senza fondamento scientifico" e ancora "Mi vergogno della mia leggerezza". Sono queste le ammissioni fatte da medici "pentiti", circa una ventina, che hanno firmato certificazioni per pazienti trattati con il metodo Stamina che si rivolgevano ai vari tribunali del lavoro in Italia per ottenere l'accesso o il proseguimento delle cure.

Le indagini - Gli ultimi mesi di accertamenti si sono concentrati sulle vicende che hanno coinvolto gli Spedali Civili di Brescia, dove la sperimentazione del metodo è stata prima avviata e poi bloccata. Vannoni, che aveva voluto importare dall'Ucraina il metodo con cui gli era stata curata una semiparesi al viso, aveva allestito un laboratorio in un seminterrato di Torino in via Giolitti. I pazienti sottoposti alle cure tra il 2007 e il 2009, in tutto 101, secondo l'accusa avrebbero versato somme dai 30mila ai 50mila euro a Stamina Foundation Onlus, per la ricerca sulle staminali, nonostante l'assenza di riscontri. "Non sono stupita. Ora vedremo l'esito del processo. Questa è una vicenda che ha tenuto l'Italia con il fiato sospeso e me con molte preoccupazioni e ansie", ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha specificato che il lavoro del Comitato scientifico nominato dal ministero per valutare il metodo Stamina proseguirà.

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