I giudici della Suprema Corte hanno accolto la richiesta dei legali dell'ex senatore, che si trova in arresto a Beirut. Il pg si era detto parzialmente in dissenso, rimettendosi però alla decisione dei giudici
La Cassazione ha accolto la richiesta di rinvio del processo a Marcello Dell'Utri, condannato in appello a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La nuova udienza è stata fissata per il 9 maggio. La Corte ha disposto la sospensione dei termini di prescrizione.
A chiedere il rinvio erano stati gli avvocati Massimo Krogh, un tempo 'ermellino' presso la Sesta sezione penale della Suprema Corte, e il collega, più giovane, Giuseppe Di Peri, che hanno fatto presente di avere problemi di salute che rendono loro impossibile partecipare al dibattimento in calendario. Il pg della Cassazione Aurelio Galasso si era detto in "parziale dissenso" con la richiesta di rinvio, ma si era rimesso alla decisione dei supremi giudici presieduti da Cristina Siotto.
Si allunga, dunque, l'attesa di Dell'Utri che certo non ha fretta di arrivare alla conferma del verdetto emesso il 25 marzo 2013 dalla Corte di Appello di Palermo che ha dato per assodati i suoi rapporti con la mafia fino al 1992, dopo che la Cassazione - il nove marzo 2012 - aveva chiesto di motivare meglio le prove dei contatti del manager di Publitalia con i clan per alcuni dei periodi precedenti. Per Dell'Utri, che si trova in arresto a Beirut e che finora non è stato sentito dalla magistratura libanese che non lo ritiene al momento necessario, è stata avviata dall'Italia la richiesta di estradizione sul cui esito nulla è scontato.
A chiedere il rinvio erano stati gli avvocati Massimo Krogh, un tempo 'ermellino' presso la Sesta sezione penale della Suprema Corte, e il collega, più giovane, Giuseppe Di Peri, che hanno fatto presente di avere problemi di salute che rendono loro impossibile partecipare al dibattimento in calendario. Il pg della Cassazione Aurelio Galasso si era detto in "parziale dissenso" con la richiesta di rinvio, ma si era rimesso alla decisione dei supremi giudici presieduti da Cristina Siotto.
Si allunga, dunque, l'attesa di Dell'Utri che certo non ha fretta di arrivare alla conferma del verdetto emesso il 25 marzo 2013 dalla Corte di Appello di Palermo che ha dato per assodati i suoi rapporti con la mafia fino al 1992, dopo che la Cassazione - il nove marzo 2012 - aveva chiesto di motivare meglio le prove dei contatti del manager di Publitalia con i clan per alcuni dei periodi precedenti. Per Dell'Utri, che si trova in arresto a Beirut e che finora non è stato sentito dalla magistratura libanese che non lo ritiene al momento necessario, è stata avviata dall'Italia la richiesta di estradizione sul cui esito nulla è scontato.