Il pregiudicato nel giorno dell'insediamento del governo Letta fece fuoco a Roma ferendo due carabinieri. Prima della sentenza ha detto: "Chiedo scusa, se potessi mi sostiuirei a Giangrande". La Procura aveva chiesto 18 anni
Luigi Preiti è stato condannato a 16 anni di reclusione dal gup Filippo Steidl. Il pregiudicato calabrese il 28 aprile scorso, giorno dell'insediamento del governo Letta, fece fuoco davanti a Palazzo Chigi ferendo due carabinieri, uno in maniera grave (FOTO - VIDEO). I reati contestati erano quelli di tentato omicidio plurimo, porto abusivo di arma clandestina e ricettazione. La procura di Roma aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione.
"Se potessi mi sostituirei a Giangrande" - L'uomo, che una perizia psichiatrica ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento del fatto, ha sempre sostenuto di voler fare un gesto eclatante, legato alla sua condizione di disoccupato, ma di non voler uccidere. Il processo si è svolto con rito abbreviato.
"Chiedo scusa ai carabinieri feriti, ai loro familiari, alla mia famiglia. Se potessi ancora oggi mi sostituirei al carabiniere Giangrande e mi farei carico della sua sofferenza", ha detto Preiti prima di essere condanato.
La figlia di Giangrande: "Siamo soddisfatti di questa sentenza" - "Siamo davvero soddisfatti di questa sentenza, sono venuta qui a Roma a sentire con le mie orecchie cosa sarebbe accaduto. Tra poco lo dirò a mio padre, che è a Prato, visto che per il momento non sono riuscita a sentirlo", è stato invece il commento di Martina Giangrande, figlia del brigadiere dell'Arma Giuseppe Giangrande, ferito da Preiti.
La telefonata anonima prima dell'attentato: "Dovete aiutare la Calabria" - Nel corso dell'udienza sono emersi anche nuovi dettagli sul giorno della sparatoria. Poco prima che Preiti entrasse in azione gli uffici della presidenza del Consiglio ricevettero alcune telefonate anonime il cui senso era: "Dovete aiutare la Calabria, dovete dare soldi alla Calabria". Dagli accertamenti seguiti però non sarebbe emerso nessun legame con l'attentato né le chiamate anonime sono da considerarsi riconducibili a Preiti.
Il ministro Mauro: "Grazie a Giangrande" - "Non entro nel merito della sentenza. Le sentenze non si commentano. Ma oggi, come ogni giorno, ricordo con rispetto e gratitudine il sacrificio di Giangrande e di chi serve il nostro Paese" ha commentato il ministro della Difesa Mauro. "In quest'occasione - ha detto il ministro - in particolare abbraccio con tutto il mio affetto Giangrande e sua figlia Martina".
"Se potessi mi sostituirei a Giangrande" - L'uomo, che una perizia psichiatrica ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento del fatto, ha sempre sostenuto di voler fare un gesto eclatante, legato alla sua condizione di disoccupato, ma di non voler uccidere. Il processo si è svolto con rito abbreviato.
"Chiedo scusa ai carabinieri feriti, ai loro familiari, alla mia famiglia. Se potessi ancora oggi mi sostituirei al carabiniere Giangrande e mi farei carico della sua sofferenza", ha detto Preiti prima di essere condanato.
La figlia di Giangrande: "Siamo soddisfatti di questa sentenza" - "Siamo davvero soddisfatti di questa sentenza, sono venuta qui a Roma a sentire con le mie orecchie cosa sarebbe accaduto. Tra poco lo dirò a mio padre, che è a Prato, visto che per il momento non sono riuscita a sentirlo", è stato invece il commento di Martina Giangrande, figlia del brigadiere dell'Arma Giuseppe Giangrande, ferito da Preiti.
La telefonata anonima prima dell'attentato: "Dovete aiutare la Calabria" - Nel corso dell'udienza sono emersi anche nuovi dettagli sul giorno della sparatoria. Poco prima che Preiti entrasse in azione gli uffici della presidenza del Consiglio ricevettero alcune telefonate anonime il cui senso era: "Dovete aiutare la Calabria, dovete dare soldi alla Calabria". Dagli accertamenti seguiti però non sarebbe emerso nessun legame con l'attentato né le chiamate anonime sono da considerarsi riconducibili a Preiti.
Il ministro Mauro: "Grazie a Giangrande" - "Non entro nel merito della sentenza. Le sentenze non si commentano. Ma oggi, come ogni giorno, ricordo con rispetto e gratitudine il sacrificio di Giangrande e di chi serve il nostro Paese" ha commentato il ministro della Difesa Mauro. "In quest'occasione - ha detto il ministro - in particolare abbraccio con tutto il mio affetto Giangrande e sua figlia Martina".