Kyenge a Lampedusa: "Rivedremo la legge Bossi-Fini"
CronacaIl ministro dell'Integrazione sull'isola: "Mai più tragedie come queste". Il responsabile degli Affari europei Moavero: "Portare il tema dell'immigrazione al vertice Ue di fine mese". Riprese le ricerche dei corpi. Il bilancio sale a 194 vittime
"Non possiamo più accettare che avvengano tragedie come queste. Non dobbiamo aspettare tragedie come queste per capire che serve una politica che faccia prevenzione". Sono le parole del ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge, a Lampedusa per rendere omaggio alle vittime e mostrare solidarietà ai sopravvissuti del naufragio del 3 ottobre. "Stiamo lavorando per aiutare le persone più bisognose, le famiglie con bambini. Le condizioni del centro di accoglienza sono vergognose" aggiunge nel giorno in cui nell'isola sono andate avanti fino al calar del sole le operazioni di ricerca dei dispersi (FOTO - VIDEO).
Sale a 194 il numero cadaveri recuperati - Nella giornata di domenica 6 ottobre, i sommozzatori dei Vigili del fuoco hanno recuperato decine di corpi, portando così a 194 il bilancio, ancora provvisorio, della strage del mare. Secondo quanto riferito dai 155 migranti sopravvissuti, sulla barca c'erano 518 persone e dunque mancherebbero all'appello ancora 169 migranti. Va in questo senso anche la testimonianza di uno dei sub scesi sott'acqua per recuperare i cadaveri dei migranti. "Sono tutti attaccati uno con l'altro, ognuno avrà non pià di 30 centimetri di spazio, ci sono pile di uomini e donne nella stiva del peschereccio". "Una buona parte sono stipati nella stiva sono bloccati lì dentro e li dobbiamo tirar fuori uno ad uno - continua il sub - ma tanti altri ce ne sono ancora attorno alla barca e chissà quanti altri ne troveremo quando allargheremo il raggio di perlustrazione della zona".
Kyenge: rivedere la Bossi-Fini - Il naufragio, intanto, continua a far discutere anche a livello politico. Il ministro Kyenge ha ribadito con forza la necessità di un'assunzione di responsabilità da parte dell'Europa e il bisogno di nuove leggi. "L'assurdità dell'avviso di garanzia per il reato di immigrazione clandestina ai sopravissuti è un punto che apre una riflessione sugli strumenti e sulle scelte che dovremo affrontare. Nei prossimi giorni si riunirà il tavolo interministeriale e, non è solo opinione della ministra, ma convergono su questo vari elementi oggetti, dovrà essere riesaminata la Bossi-Fini" ha annunciato la titolare del ministero ministro dell'Integrazione.
In un'intervista all'Ansa, invece, il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero propone di portare il tema dell'immigrazione all'attenzione del vertice Ue di fine mese. L'esponente dell'esecutivo evidenzia l"'ingiustificabile asimmetria" tra le azioni intraprese dall'Ue per affrontare la crisi economica e quelle messe in campo per fronteggiare un'emergenza umanitaria "di proporzioni così rilevanti".
I parenti delle vittime: riportate le salme in Eritrea - Nel frattempo i familiari delle vittime degli ultimi naufragi avvenuti sulle coste siciliane lanciano un appello al governo italiano affinché i loro cari siano riportati in Eritrea e non vengano seppelliti in Italia. Lo fanno attraverso Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia, che da diversi anni rappresenta un punto di riferimento sicuro per rifugiati e richiedenti asilo provenienti dal Corno d'Africa e diretti in Italia. E' a lui infatti che i profughi si rivolgono, chiamandolo al suo cellulare con i telefoni satellitari, quando lanciano disperate richieste di aiuto dai barconi che rischiano di affondare nel Canale di Sicilia. Ma l'ultima strage del mare Don Mosè non è riuscito a evitarla, anche perché agli oltre 500 eritrei che erano su quella "carretta" naufragata davanti all'isola dei Conigli, erano stati sequestrati tutti i telefoni prima della partenza dalla Libia (Migranti in Europa: la mappa interattiva).
Sale a 194 il numero cadaveri recuperati - Nella giornata di domenica 6 ottobre, i sommozzatori dei Vigili del fuoco hanno recuperato decine di corpi, portando così a 194 il bilancio, ancora provvisorio, della strage del mare. Secondo quanto riferito dai 155 migranti sopravvissuti, sulla barca c'erano 518 persone e dunque mancherebbero all'appello ancora 169 migranti. Va in questo senso anche la testimonianza di uno dei sub scesi sott'acqua per recuperare i cadaveri dei migranti. "Sono tutti attaccati uno con l'altro, ognuno avrà non pià di 30 centimetri di spazio, ci sono pile di uomini e donne nella stiva del peschereccio". "Una buona parte sono stipati nella stiva sono bloccati lì dentro e li dobbiamo tirar fuori uno ad uno - continua il sub - ma tanti altri ce ne sono ancora attorno alla barca e chissà quanti altri ne troveremo quando allargheremo il raggio di perlustrazione della zona".
Kyenge: rivedere la Bossi-Fini - Il naufragio, intanto, continua a far discutere anche a livello politico. Il ministro Kyenge ha ribadito con forza la necessità di un'assunzione di responsabilità da parte dell'Europa e il bisogno di nuove leggi. "L'assurdità dell'avviso di garanzia per il reato di immigrazione clandestina ai sopravissuti è un punto che apre una riflessione sugli strumenti e sulle scelte che dovremo affrontare. Nei prossimi giorni si riunirà il tavolo interministeriale e, non è solo opinione della ministra, ma convergono su questo vari elementi oggetti, dovrà essere riesaminata la Bossi-Fini" ha annunciato la titolare del ministero ministro dell'Integrazione.
In un'intervista all'Ansa, invece, il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero propone di portare il tema dell'immigrazione all'attenzione del vertice Ue di fine mese. L'esponente dell'esecutivo evidenzia l"'ingiustificabile asimmetria" tra le azioni intraprese dall'Ue per affrontare la crisi economica e quelle messe in campo per fronteggiare un'emergenza umanitaria "di proporzioni così rilevanti".
I parenti delle vittime: riportate le salme in Eritrea - Nel frattempo i familiari delle vittime degli ultimi naufragi avvenuti sulle coste siciliane lanciano un appello al governo italiano affinché i loro cari siano riportati in Eritrea e non vengano seppelliti in Italia. Lo fanno attraverso Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia, che da diversi anni rappresenta un punto di riferimento sicuro per rifugiati e richiedenti asilo provenienti dal Corno d'Africa e diretti in Italia. E' a lui infatti che i profughi si rivolgono, chiamandolo al suo cellulare con i telefoni satellitari, quando lanciano disperate richieste di aiuto dai barconi che rischiano di affondare nel Canale di Sicilia. Ma l'ultima strage del mare Don Mosè non è riuscito a evitarla, anche perché agli oltre 500 eritrei che erano su quella "carretta" naufragata davanti all'isola dei Conigli, erano stati sequestrati tutti i telefoni prima della partenza dalla Libia (Migranti in Europa: la mappa interattiva).