Immigrazione, 13 morti in uno sbarco nel ragusano

Cronaca
Foto di archivio

L'allarme è stato dato dai turisti che si trovavano sulla spiaggia di Sampieri a Scicli. I corpi recuperati in acqua. I profughi sarebbero eritrei. Testimoni da terra: migranti colpiti dagli scafisti con colpi di corda e cinghiate

Tredici immigrati sono morti annegati sulla spiaggia di Sampieri a Scicli (Ragusa) durante uno sbarco avvenuto nella mattina del 30 settembre. I corpi sono stati recuperati in acqua dalle forze dell'ordine, come confermato a SkyTG24 dal sindaco. L'approdo dei migranti era stato segnalato dai turisti che si trovavano sulla spiaggia. Secondo quanto ricostruito sarebbero circa 250 i profughi sbarcati. Sei persone sono state ricoverate, una donna è in gravi condizioni. Testimoni, da terra, raccontano di avere visto colpire i migranti con cinghiate e colpi di corda. Ricostruzione che, se confermate, potrebbe costare ai due presunti scafisti fermati dai carabinieri oltre al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche l'accusa di concorso in omicidio. E' lo stesso procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia, a confermarlo: "si sta verificando - spiega - se ci sono gli estremi per altre responsabilita' in questa tragedia, con un livello di reato diverso dal favoreggiamento".

Le vittime sono tutti uomini - I morti sono tutti uomini. Fino a questo momento le forze dell'ordine hanno rintracciato a terra 70 profughi, tutti sedicenti eritrei. Tra loro 20 bambini e una donna incinta, che è apparsa in condizioni gravi ed è stata trasportata all'ospedale Maggiore di Modica. Erano a bordo di un grosso barcone che si e' arenato a pochi metri dalla riva, in condizioni di mare molto agitato.
Le tredici vittime sono state trascinate dalle onde e sono morte annegate. Alcuni dei superstiti hanno parlato di un quattordicesimo morto, sul quale non c'e' al momento conferma da parte delle autorità. Sono in corso ricerche in acqua.

"Non pensavamo che l'acqua fosse così profonda" - "Per il viaggio siamo partiti dalle coste della Libia. Abbiamo pagato tra i 300 e i mille euro. Ci avevano detto di arrivare sulle coste di Sampieri perché così non saremmo stati identificati e saremmo riusciti a sfuggire dalle forze dell'ordine e avremmo potuto continuare il nostro viaggio la cui meta finale non è l'Italia", racconta un migrante di 23 anni.
"Siamo arrivati nella prima mattinata - spiega- e il nostro barcone si è arenato e pensavamo che l'acqua non fosse così profonda. Il mare era agitatissimo. Ci siamo buttati in acqua e abbiamo cercato di arrivare alla costa che vedavamo vicino, ma l'acqua nera troppo profonda. Purtroppo molti nostri fratelli non ce l'hanno fatta. Noi vorremmo soltanto essere aiutati". Il profugo ha sostenuto che lui e i suoi compagni non avevano intenzione di fermarsi in Italia. "Per noi il vostro territorio è solo un posto dal quale passare perché io ad esempio voglio raggiungere i miei cugini in Germania", ha detto.

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