Sesto San Giovanni, i bimbi stranieri sono cittadini onorari

Cronaca
Foto tratte dalla pagina Facebook del sindaco di Sesto San Giovanni
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In occasione della Festa della Repubblica molti comuni hanno dato la cittadinanza simbolica ai minori, figli di immigrati, nati in Italia. Le polemiche non sono mancate, ma nel milanese la cerimonia si è trasformata in una festa “senza frontiere”

di Valeria Valeriano

“Guarda, sono cittadino onorario!”. A volte basta poco per far sorridere un bambino. Basta una spilletta attaccata al petto e una pergamena tenuta in mano con orgoglio. Basta una lettera inviata a migliaia di famiglie nella quale si spiega che il comune di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, ha deciso di dare la cittadinanza onoraria ai minori di origini straniere nati in Italia e residenti in città. Un gesto simbolico, certo. Come simbolica è la data scelta per la cerimonia ufficiale: il 2 giugno, la festa della Repubblica italiana. Lo stesso giorno deciso anche da San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, per “adottare” i suoi 330 ragazzi stranieri. E dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, per lanciare un messaggio al Parlamento: “Chi nasce in Italia deve essere cittadino italiano”. Ma non tutti sono d’accordo. “Renzi è un demagogo. Non si potrà mai dare la cittadinanza automaticamente a chi nasce in Italia”, ha replicato Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. E le polemiche sullo ius soli continuano.

Per un giorno, però, rimangono lontane da Sesto San Giovanni. L’appuntamento lì è al Carroponte, un residuo dell’acciaieria Breda riconvertito in spazio per concerti e spettacoli. Ci si ritrova alle 15, per un pomeriggio di musica e giochi. L’invito è stato mandato alle famiglie dei 2.382 minori stranieri che abitano in città. In tutto sono 1.115 femmine e 1.267 maschi provenienti da 62 Paesi diversi: bambini e ragazzi che, pur essendo nati in Italia, non potranno chiedere la cittadinanza vera e propria prima dei 18 anni. “Per ora ci accontentiamo di quella onoraria”, dicono in coro. E mostrano con fierezza la spilla che ne testimonia l’acquisizione.

Baciata dal primo sole estivo, l’area del Carroponte si riempie in fretta. Ci sono tanti immigrati di seconda generazione con i loro genitori, ma ci sono anche molti italiani di ogni età. Non a caso il nome dato alla giornata è “Sesto senza frontiere”. È una festa, organizzata dall’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni in collaborazione con Coop Lombardia, Uniabita, Arci Milano, Comitato genitori e docenti per la scuola pubblica e Centrosarca. C’è anche Radio Popolare, che ha messo a punto “extravaganti prove di cittadinanza per italiani 2.0”. Tra i test che i “nuovi” cittadini devono affrontare c’è la preparazione del risotto alla milanese e la compilazione dei moduli per richiedere la cittadinanza.

Tra un brano suonato dalla Contrabbanda e un nuovo gioco da superare, il pomeriggio scorre veloce. Alle 18 è l’ora della consegna ufficiale della cittadinanza onoraria a una delegazione di bambini e ragazzi. Sul palco, con la fascia tricolore, sale il sindaco Monica Chittò. Per un momento il Carroponte si ferma. Si spengono anche le urla dei piccoli che fino a poco prima si rincorrevano nell’erba. La festa si trasforma in qualcosa di più solenne. “La nostra è una scelta di civiltà. Questa è l'Italia che vorrei e che già esiste”, dice il primo cittadino. Intorno a lei c’è un arcobaleno di culture. Bambini e bambine dai tratti e dai colori diversi che però, quando aprono bocca per presentarsi, svelano tutti lo stesso accento. “Da dove vieni?”, chiede il moderatore della giornata a una piccola di 4 anni. Lui si riferiva al Paese d’origine dei suoi genitori, ma lei non ci pensa su neanche un istante. “Dall’Italia”, risponde. A qualche adulto, lì tra il pubblico, scappa una lacrima. “Vivo qui da vent’anni – confida Assia, quarantenne senegalese –. Mia figlia è quella piccola peste sul palco. Ha dodici anni, è nata qui, va a scuola e ha tanti amici. Ma questa è la prima volta che le Istituzioni ci fanno sentire italiani”.

Sul palco sale anche Fiammetta Casali, in rappresentanza dell’Unicef. È stata proprio l’onlus, lo scorso novembre, a lanciare l’idea della cittadinanza onoraria ai minori. Alla campagna “Io come tu” hanno già aderito 262 comuni. I bambini che sono diventati o diventeranno a breve cittadini onorari sono circa 50mila. Ma questi dati sono in continuo aggiornamento. “Perché il virus della cittadinanza è molto contagioso”, dice Fiammetta Casali.

Dopo la cerimonia di consegna si ritorna ai giochi, alle urla, alla musica. Dalle 21, per chiudere la giornata di festa, c’è il concerto-spettacolo “Cittadini in transito” con l’Orchestra multietnica di via Padova e la compagnia teatrale Alma Rosè. “È stata proprio una bella domenica – racconta sorridente Mirko, 15 anni, figlio di genitori rumeni –. Molti aspettano impazienti i 18 anni per avere la patente ed essere più indipendenti, sai qual è la prima cosa che farò io? Chiederò la cittadinanza”. “Io non ho nessuna fretta di avere quel pezzo di carta – ribatte Michael, 17 anni, di origini marocchine –. Sono già italiano, al 100%. Da grande farò il cuoco, sfido chiunque a cucinare la cotoletta alla milanese come la faccio io”.

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