La Dia notifica 8 provvedimenti a diversi uomini considerati vicini a Cosa Nostra e già in carcere. Tra loro, anche un pescatore, Cosimo D'Amato, finito in manette nel novembre scorso perché avrebbe recuperato esplosivo da residuati bellici
La Direzione investigativa antimafia (Dia) ha eseguito otto provvedimenti di custodia cautelare, emessi dal gip di Caltanissetta, nell'ambito delle indagini sulla strage di Capaci, dove furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Sono state effettuate anche numerose perquisizioni.
L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia nissena, basata anche sulle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, ricostruisce i tasselli mancanti relativi alle fasi deliberativa, preparatoria ed esecutiva della strage. Secondo gli inquirenti è stato "squarciato il velo d'ombra nel quale erano rimasti alcuni personaggi, mai prima d'ora sfiorati dalle inchieste sull'eccidio".
Gli 8 arrestati - Tra gli otto destinatari dell'ordinanza cautelare, c'è anche il capomafia Salvo Madonia, già detenuto al carcere duro. L'ordinanza in carcere è stata notificata anche ad altre sette persone, tutte già detenute. Tra loro Cosimo D'Amato, un pescatore di Santa Flavia (Palermo), finito in manette nel novembre scorso su ordine dei pm di Firenze che indagano sulle stragi mafiose del '93. Secondo gli inquirenti, avrebbe fornito l'esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze e Milano.
I pm nisseni gli contestano di avere procurato alle cosche anche il tritolo usato per l'eccidio di Capaci. D'Amato avrebbe recuperato l'esplosivo da residuati bellici che erano in mare.
Gli altri arrestati sono Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello, tutti in carcere già da tempo, con condanne pesanti per reati di mafia ed omicidio. La nuova inchiesta ha consentito di fare emergere il ruolo della famiglia mafiosa di Brancaccio nella preparazione e nell'esecuzione dell'attentato.
77 indagati a Catania - Nelle stesse ore, settantasette indagati sono destinatari di un provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Catania nell'ambito dell'operazione 'Fiore bianco' sempre contro Cosa nostra.
L'inchiesta della Dda della Procura è basata anche su dichiarazioni del capomafia pentito Santo La Causa. Inserito nella lista dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, era indicato come il reggente della cosca Santapaola.
E' stato arrestato l'8 ottobre del 2009 da carabinieri del reparto operativo di Catania, mentre partecipava a un vertice del gotha della mafia etnea. Il boss collabora ufficialmente dal maggio dello scorso anno, parlando con i magistrati della Dda della Procura di Catania che si occupa delle inchieste sul clan Santapaola.
L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia nissena, basata anche sulle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, ricostruisce i tasselli mancanti relativi alle fasi deliberativa, preparatoria ed esecutiva della strage. Secondo gli inquirenti è stato "squarciato il velo d'ombra nel quale erano rimasti alcuni personaggi, mai prima d'ora sfiorati dalle inchieste sull'eccidio".
Gli 8 arrestati - Tra gli otto destinatari dell'ordinanza cautelare, c'è anche il capomafia Salvo Madonia, già detenuto al carcere duro. L'ordinanza in carcere è stata notificata anche ad altre sette persone, tutte già detenute. Tra loro Cosimo D'Amato, un pescatore di Santa Flavia (Palermo), finito in manette nel novembre scorso su ordine dei pm di Firenze che indagano sulle stragi mafiose del '93. Secondo gli inquirenti, avrebbe fornito l'esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze e Milano.
I pm nisseni gli contestano di avere procurato alle cosche anche il tritolo usato per l'eccidio di Capaci. D'Amato avrebbe recuperato l'esplosivo da residuati bellici che erano in mare.
Gli altri arrestati sono Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello, tutti in carcere già da tempo, con condanne pesanti per reati di mafia ed omicidio. La nuova inchiesta ha consentito di fare emergere il ruolo della famiglia mafiosa di Brancaccio nella preparazione e nell'esecuzione dell'attentato.
77 indagati a Catania - Nelle stesse ore, settantasette indagati sono destinatari di un provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Catania nell'ambito dell'operazione 'Fiore bianco' sempre contro Cosa nostra.
L'inchiesta della Dda della Procura è basata anche su dichiarazioni del capomafia pentito Santo La Causa. Inserito nella lista dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, era indicato come il reggente della cosca Santapaola.
E' stato arrestato l'8 ottobre del 2009 da carabinieri del reparto operativo di Catania, mentre partecipava a un vertice del gotha della mafia etnea. Il boss collabora ufficialmente dal maggio dello scorso anno, parlando con i magistrati della Dda della Procura di Catania che si occupa delle inchieste sul clan Santapaola.