I musei più social: l'Italia è all'85esimo posto

Cronaca
Il Maxxi di Roma - Getty Images
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Secondo le classifiche di Museum Analyitics il patrimonio turistico tricolore viene valorizzato poco su Facebook rispetto alle altre strutture nel resto del mondo. Tra i migliori il MAXXI: "Programmiamo la nostra presenza online con piani triennali"

di Raffaele Mastrolonardo

La palma va al MAXXI di Roma. Seguito dalla Triennale di Milano e dal MART di Rovereto. Sono questi i musei italiani con più seguito sui social network. Prima di applaudire i vincitori, però, è meglio guardare meglio i numeri. Un po' come accade per la Serie A di calcio, il successo in patria infatti non è garanzia di belle figure internazionali. A dirlo sono le classifiche di Museum Analyitics, progetto che aggrega statistiche sulla popolarità web di oltre 3 mila musei del mondo. Premiato nel 2012 nell'ambito della conferenza Museums and he Web, con i suoi dati rivela ancora una volta la difficoltà del nostro Paese a valorizzare e promuovere il suo patrimonio, in questo caso nel mondo digitale. La conferma arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di uno studio di Eurostat, l'ufficio statistico della Commissione europea, che ha relegato l'Italia all'ultimo posto per quanto riguarda gli investimenti per la cultura in percentuale sul totale della spesa pubblica.

Distanti dai primi - Con più di 55 mila e 700 “like” il MAXXI di Roma si aggiudica dunque la palma del museo più “social”. Qualche migliaio di “mi piace” più indietro stanno la Triennale di Milano (43 mila 700) e il Mart di Trento e Rovereto (45 mila). Più staccate alcuni dei luoghi d'arte più noti d'Italia. Le Scuderie del Quirinale si fermano a 26.500 like, gli Uffizi a 25 mila. Fuori dalla top ten restano alcuni gioielli come le Gallerie dell'Accademia di Venezia che non supera i 1.600 “mi piace”. Ma al di là del confronto interno, e tenendo comunque conto che non sono solo i "like" l'elemento importante, a stupire è il divario con i colossi del resto del mondo. Il Moma di New York guarda tutti dall'alto in basso con oltre 1 milione e 300 mila amici su Facebook (a cui vanno aggiunti più o meno altrettanti seguaci su Twitter). Il podio è completato da Saatchi Gallery e il Louvre, entrambi con più di 900 mila fan. Nella classifica internazionale, dunque, il campione d'Italia MAXXI non va oltre l'85esimo posto, segno di una difficoltà complessiva delle nostre istituzioni culturali a calarsi nel mondo digitale dove il divario con l'estero si fa sentire anche più che nel mondo reale. Un esempio? Nel 2012 il Louvre ha richiamato 9,7 milioni di visitatori, 5,7 volte più degli Uffizi che ne hanno ospitati 1 milione e 700 mila. La differenza di like è invece di 36 volte a favore dei francesi.



Turismo social – Certo, non è questo il principale problema dei musei italiani. Come ha denunciato una recente inchiesta del Corriere della Sera i musei pubblici nostrani patiscono difficoltà economiche ed inefficienze che li portano ad incassare, tutti insieme, il 25 % in meno del Louvre da solo. E' il risultato, si dice, dell'assenza di una strategia complessiva. Ma proprio in questo contesto, e in vista di un ripensamento della politica della cultura in Italia, le potenzialità del web non devono essere trascurate. “C'è un'emergente audience online che è fondamentale per il futuro dei musei”, spiega Rui Guerra di Intk, l'azienda che ha creato e gestisce Museum Analytics e la cui attività è promuovere la cultura con mezzi digitali. “Nel settore si sa bene che i media sociali possono aumentare il numero dei visitatori virtuali e reali. Ma più che l'ampiezza dell'audience è importante il fatto che le piattaforme online possono essere di aiuto ai musei per raggiungere la loro missione strategica”.

MAXXI_soddisfazione - Al di là del confronto con i siti stranieri al MAXXI spiegano che il risultato raggiunto è frutto di un lavoro a lungo termine. “Programmiamo la nostra presenza online con piani triennali ed eravamo sui social network ancora prima che il museo fosse aperto”, racconta Prisca Cupellini, 34 anni, responsabile della comunicazione web del museo. Una presenza costante condita di iniziative ad hoc. Per esempio, i cinque studenti di architettura che hanno collaborato con il Sou Fujimoto Architects alla realizzazione del plastico Energy Forest sono stati scelti attraverso i social network. “E il loro lavoro è stato documentato passo passo sul web”, aggiunge Cupellini. Anche le 1000 persone che hanno dato vita alla performance dell’artista Marzia Migliora sono state reclutate online, mentre il 19 settembre scorso i curatori del Museo sono stati tutto il giorno a disposizone degli utenti Twitter per rispondere alle domande. Insomma, una presenza online a tutto tondo. “Oggi essere sui social network è fondamentale. Non esserci vuol dire lasciare che qualcun altro parli di te privandoti della posssibilità di entrare nella conversazione”, conclude Cupellini.

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