Mps, l'inchiesta accelera: al via gli interrogatori

Cronaca

L'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex direttore generale Antonio Vigni saranno tra i primi indagati ad essere sentiti dai magistrati della procura di Siena. Intanto tra i politici prosegue il dibattito sullo scandalo che ha travolto la banca

Accelerazione nell'inchiesta della procura di Siena sul Monte dei Paschi: i pm senesi interrogheranno già lunedì 4 febbraio l'ex presidente Giuseppe Mussari, e poi mercoledì 6 l'ex direttore generale Antonio Vigni, entrambi fra gli indagati eccellenti di questa vicenda. Sempre in settimana dovrebbero essere sentiti - tra gli altri indagati -, anche gli ex revisori dei conti, Tommaso Di Tanno, ex presidente del collegio, e gli ex sindaci effettivi, Pietro Fabbretti e Leonardo Pizzichi.

Antonveneta e derivati: i due filoni dell'inchiesta -
Da Mussari, Vigni e gli altri i pm senesi si attendono risposte utili a circostanziare la fase delle indagini condotta fin qui dalla guardia di finanza su due filoni diversi e complementari: l'operazione per l'acquisto di Antonveneta e le operazioni sui cosiddetti "derivati". L'attenzione degli inquirenti per il capitolo "derivati" si incrocia con un appuntamento della banca il prossimo 6 febbraio, cioè mercoledì, quando si terrà un consiglio di amminstrazione dedicato proprio a esaminare questi contratti finanziari - tra cui "Santorini" e "Alexandria" - e i loro riflessi sul bilancio. Ciò, mentre le indagini delle Fiamme Gialle, secondo notizie di stampa, farebbero elevare a 40 milioni gli euro "scudati" all'estero da manager della banca.

Esami su conti aperti allo Ior -
Inoltre, stando ad alcuni quotidiani, gli investigatori starebbero esaminando anche alcuni conti correnti aperti allo Ior e intestati a dirigenti della banca senese. Conti dove potrebbero esser transitato denaro a premio delle operazioni finanziarie finite sotto inchiesta. Su questo filone verrebbe contestato il reato di associazione per delinquere. In generale, l'inchiesta, prende in esame a vario titolo le accuse di truffa, turbativa, ostacolo agli organi di vigilanza, false comunicazioni, aggiotaggio.

I testimoni da sentire -
Ci sono anche testimoni che gli inquirenti vogliono sentire nei prossimi giorni. Uno potrebbe essere Alessandro Daffina, un banchiere che per conto di Rothschild si occupò della trattativa tra Mps e Banco di Santander per la cessione di Antonveneta e che è gia stato sentito nei mesi scorsi una prima volta. Sabato 9 febbraio potrebbe esser ancora ascoltato come persona informata sui fatti sulla trattativa che condusse Mps a prevalere come acquirente di Antonveneta, anche dopo un prestito da un miliardo con l'americana Jp Morgan, beneficiando poi l'istituto spagnolo di una enorme plusvalenza. Atteso anche l'esito della deposizione di un altro manager, Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca Dresdner. Rizzo, secondo indiscrezioni, potrebbe fare luce sulle operazioni sui derivati.

Le reazioni politiche -
Intanto, in sede politica prosegue il dibattito su Mps. "Niente bavaglio alla stampa perché in questo modo si torna al regime", dice Antonio Di Pietro esprimendo disaccordo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre Beppe Grillo parla del "più grande scandalo finanziario della storia della Repubblica". "Il Monte dei Paschi è una Parmalat 2", chiosa. Per il leader della Lega Nord Roberto Maroni "l'interesse nazionale è di svelare i misteri. Ho criticato il presidente della Repubblica perché è incredibile che si possa dire che serve il silenzio sulla vicenda Mps perché così si salvaguarda l'interesse nazionale". Quanto a Bankitalia, Maroni pensa che "non abbia controllato. Penso che debba essere riformata: deve diventare un istituto veramente indipendente".

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