L'Aquila, Commissione Grandi Rischi: condannati a 6 anni

Cronaca

La sentenza del processo nei confronti dei sette esperti che, sei giorni prima del sisma che colpì l'Abruzzo nel 2009, valutarono come basso il pericolo di un terremoto. Il pm aveva chiesto quattro anni. La difesa: "Verdetto sbalorditivo"

Tutti colpevoli: di aver sottovalutato il pericolo, di aver fornito informazioni "imprecise e incomplete", di esser venuti meno ai loro doveri.
A tre anni e mezzo dal terremoto che sconvolse L'Aquila, arriva la prima condanna 'politica': e a pagare sono gli scienziati che il 31 marzo del 2009, 5 giorni prima della scossa che distrusse la città e provocò 309 morti, parteciparono alla riunione della Commissione Grandi Rischi, convocata appositamente dall'allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso per fare il punto della situazione e valutare le misure da mettere in atto in conseguenza dello sciame sismico che da giorni interessava la città.
Dopo 5 ore di camera di consiglio, il giudice del tribunale dell'Aquila Marco Billi ha condannato a 6 anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose l'allora presidente della Grandi Rischi Franco Barberi, l'allora vicecapo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, l'allora presidente dell'Ingv Enzo Boschi, il direttore del servizio sismico del Dipartimento della Protezione Civile Mauro Dolce, il direttore del centro nazionale terremoti Giulio Selvaggi, il direttore di Eucentre Gian Michele Calvi, il professore di fisica dell'Università di Genova Claudio Eva.
Gli scienziati sono stati dichiarati colpevoli della morte di 29 persone e del ferimento di quattro, i cui comportamenti erano stati messi direttamente in relazione alla sottovalutazione del pericolo da parte della Commissione Grandi Rischi.

Condannata anche la presidenza del Consiglio - Per le altre vittime del sisma non era stato rilevato un nesso di causalità con le valutazioni della Grandi Rischi.
Condannata come responsabile civile anche la presidenza del Consiglio; il Comune dell'Aquila, parte civile nel processo, dovrà essere risarcito.
Una sentenza pesantissima non tanto per l'entità della pena - comunque elevata - quanto per le ripercussioni che potrebbe avere e che già sta avendo sulla comunità scientifica.
Gli avvocati dei sette imputati lo hanno ripetuto più volte durante le udienze, sottolineando che responsabilità degli scienziati era quella e soltanto quella di fornire un quadro chiaro a chi poi doveva decidere e comunicare le decisioni alla popolazione.
Lo sa anche l'accusa, visto che a chi gli chiedeva se oggi alla sbarra "mancasse qualcuno", il pm Fabio Picuti ha risposto così: "C'era chi abbiamo individuato". In ogni caso, nel valutare le responsabilità degli scienziati il giudice - nonostante la concessione delle attenuanti generiche - è andato oltre quanto richiesto dal pm, che nella requisitoria aveva chiesto una condanna a quattro anni, e ha disposto una provvisionale nei confronti delle parti civili di complessivi 7,8 milioni.

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