Presentato il rapporto elaborato dalla commissione ministeriale: i dati giudiziari sono tutti in calo, ma l'indice di percezione dei reati pone il nostro Paese a fianco di Accra e Macedonia. "Senza queste pratiche saremmo cresciuti il doppio"
Il Ghana è vicino, l'Europa lontana. Si diffonde sempre di più la corruzione in Italia, nonostante il calo di denunciati e condannati. Il fenomeno causa danni per diversi miliardi di euro e rappresenta un freno alla crescita del Paese. E' il quadro che emerge dal Rapporto sulla corruzione elaborato dalla commissione di studio nominata dal ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e coordinata dal magistrato del Consiglio di Stato Roberto Garofoli.
I dati giudiziari mostrano tutti un trend discendente. I delitti di corruzione e concussione consumati sono passati dai 311 casi del 2009 ai 223 del 2010 (-88 casi). Le persone denunciate sono calate nello stesso periodo da 1.821 a 1.226 (-595). I condannati da 341 a 295 (-46). Le condanne per reati di corruzione sono passate da un massimo di 1.700 nel 1996 ad appena 239 del 2006.
Corruzione percepita: Italia al 69esimo posto - Il discorso si capovolge quando si parla di percezione della corruzione. Il Corruption perception index di Transparency International, che misura la corruzione percepita, colloca infatti l'Italia al 69/o posto, a pari merito con Ghana e Macedonia, con un progressivo aggravamento negli ultimi anni.
L'Italia si è attestata a 3.9 contro il 6.9 della media dei Paesi Ocse, su una scala da 1 a 10 dove 10 individua l'assenza di corruzione. Un altro indice, il Rating of control of corruption della Banca mondiale relega l'Italia agli ultimi posti in Europa, con una tendenza negativa negli ultimi anni.
L'indice Rcc va da 0 a 100, dove 100 indica l'assenza di corruzione; ebbene, l'Italia è passata dal valore 82, rilevato nel 2000, ad un indice pari a 59 per il 2009. Ed un fenomeno così pervasivo comporta costi economici pesanti, stimati dalla Corte dei Conti in diversi miliardi di euro. C'è inoltre, rileva il Rapporto, un aumento dei costi strisciante ed un rialzo straordinario che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40%.
Senza corruzione l'Italia sarebbe cresciuta il doppio - Vanno poi considerati i costi economici indiretti, come i ritardi nella definizione delle pratiche amministrative, il cattivo funzionamento degli apparati pubblici, la non oculata gestione delle risorse pubbliche, la perdita di competitività e freno alla crescita del Paese.
A questo proposito viene ricordato come un valore nell'indice di percezione della corruzione di Transparency International al livello di uno dei Paesi meno corrotti avrebbe garantito all'Italia un tasso di crescita economica di oltre il triplo a breve termine e di circa il doppio a breve termine (1970-2000).
Il Rapporto propone infine una serie di misure per prevenire e contrastare la corruzione. Si va dall'adozione di piani organizzativi in funzione di prevenzione della corruzione da parte delle singole amministrazioni all'elaborazione di un sistema organico affidato ad un'Autorità nazionale indipendente che formuli linee guida per le singole amministrazioni e ne controlli l'attuazione, dall'indicazione per legge dei contenuti minimi dei piani organizzativi che le amministrazioni dovranno adottare (rotazione incarichi, obblighi di informazione, ecc.) allo scioglimento del Consiglio per il reiterato inadempimento nell'adozione del Piano di prevenzione. Si auspica poi l'integrazione delle ipotesi di licenziamento disciplinare per i responsabili di reati contro la pubblica amministrazione e l'innalzamento del livello di trasparenza.
I dati giudiziari mostrano tutti un trend discendente. I delitti di corruzione e concussione consumati sono passati dai 311 casi del 2009 ai 223 del 2010 (-88 casi). Le persone denunciate sono calate nello stesso periodo da 1.821 a 1.226 (-595). I condannati da 341 a 295 (-46). Le condanne per reati di corruzione sono passate da un massimo di 1.700 nel 1996 ad appena 239 del 2006.
Corruzione percepita: Italia al 69esimo posto - Il discorso si capovolge quando si parla di percezione della corruzione. Il Corruption perception index di Transparency International, che misura la corruzione percepita, colloca infatti l'Italia al 69/o posto, a pari merito con Ghana e Macedonia, con un progressivo aggravamento negli ultimi anni.
L'Italia si è attestata a 3.9 contro il 6.9 della media dei Paesi Ocse, su una scala da 1 a 10 dove 10 individua l'assenza di corruzione. Un altro indice, il Rating of control of corruption della Banca mondiale relega l'Italia agli ultimi posti in Europa, con una tendenza negativa negli ultimi anni.
L'indice Rcc va da 0 a 100, dove 100 indica l'assenza di corruzione; ebbene, l'Italia è passata dal valore 82, rilevato nel 2000, ad un indice pari a 59 per il 2009. Ed un fenomeno così pervasivo comporta costi economici pesanti, stimati dalla Corte dei Conti in diversi miliardi di euro. C'è inoltre, rileva il Rapporto, un aumento dei costi strisciante ed un rialzo straordinario che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40%.
Senza corruzione l'Italia sarebbe cresciuta il doppio - Vanno poi considerati i costi economici indiretti, come i ritardi nella definizione delle pratiche amministrative, il cattivo funzionamento degli apparati pubblici, la non oculata gestione delle risorse pubbliche, la perdita di competitività e freno alla crescita del Paese.
A questo proposito viene ricordato come un valore nell'indice di percezione della corruzione di Transparency International al livello di uno dei Paesi meno corrotti avrebbe garantito all'Italia un tasso di crescita economica di oltre il triplo a breve termine e di circa il doppio a breve termine (1970-2000).
Il Rapporto propone infine una serie di misure per prevenire e contrastare la corruzione. Si va dall'adozione di piani organizzativi in funzione di prevenzione della corruzione da parte delle singole amministrazioni all'elaborazione di un sistema organico affidato ad un'Autorità nazionale indipendente che formuli linee guida per le singole amministrazioni e ne controlli l'attuazione, dall'indicazione per legge dei contenuti minimi dei piani organizzativi che le amministrazioni dovranno adottare (rotazione incarichi, obblighi di informazione, ecc.) allo scioglimento del Consiglio per il reiterato inadempimento nell'adozione del Piano di prevenzione. Si auspica poi l'integrazione delle ipotesi di licenziamento disciplinare per i responsabili di reati contro la pubblica amministrazione e l'innalzamento del livello di trasparenza.