Lombardia, Zambetti: non sapevo fossero mafiosi

Cronaca
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L'ex assessore della giunta Formigoni, in carcere con l'accusa di aver comprato i voti dalla 'ndrangheta, rilascia al gip dichiarazioni spontanee: "Non ho avuto contatti con le cosche". L'avvocato: si trova in condizioni di salute critiche

Quando si era presentato per offrirgli la collaborazione per la campagna elettorale del 2010, l'ex assessore alla Casa della Regione Lombardia Domenico Zambetti non sapeva che quel distinto commerciante era nientemeno che un emissario della 'ndrangheta.

Le foto compromettenti -
Se ne accorse in seguito quando l'uomo politico, stando alle accuse, non volle rispettare pienamente il patto e la 'ndrangheta gli presentò il conto: "foto compromettenti" che lo ritraevano ad una "festa a Magenta", nel Milanese, in compagnia di Eugenio Costantino, quel distinto commerciante in gioielli e di Giuseppe D'Agostino "l'ambasciatore" per i rapporti con la politica delle famiglie Morabito-Bruzzaniti-Palamara e Barbaro-Papalia. Zambetti, arrestato mertedì 10 per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, venerdì 12 si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip di Milano Alessandro Santangelo ma qualcosa ha voluto dirlo con delle dichiarazioni spontanee: "Non ho avuto contatti con le cosche". Almeno, non ne ebbe consapevolezza fino a quando arrivarono le minacce. Nella richiesta di arresto, i pm spiegano però che Zambetti e Costantino erano in rapporti dal 2009, quando si tenne la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Sedriano (Milano), in cui l'ex assessore aveva dato "sostegno" alla candidatura della figlia, poi assunta all'Aler, del presunto esponente mafioso.

I rapporti con le cosche in una lettera -
L'uomo politico, che secondo il suo legale, Giuseppe Ezio Cusumano, si trova in condizioni di salute critiche, si è detto disposto a essere interrogato non appena avrà letto le documentazione che sta alla base dell’ordinanza che l'ha portato in carcere. Dovrà parlare anche di quella "lettera-pizzino" predisposta dalle famiglie mafiose da lui rappresentate" nella quale veniva descritta la "genesi" dei rapporti tra le cosche e l'ex assessore e gli accordi "del patto di scambio stretto in vista delle elezioni regionali". C'erano, scrive il gip nell’ordinanza, anche le "sanzioni e ritorsioni che la stessa organizzazione criminale era intenzionata a mettere in atto in caso di mancato rispetto degli impegni" da parte dell’ex assessore: ovvero il pagamento di quei 200mila euro a fronte di un pacchetto di quattromila voti. Che il pagamento sia avvenuto lo testimonia, secondo l'accusa, una telefonata intercettata in cui Costantino dice in modo sprezzante: "Hai visto quel 'pisciaturu' (uomo di poco conto, ndr) di Zambetti ha pagato ... eh...lo facevamo saltare in aria".

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