Fino al 15 ottobre chi impiega immigrati in nero potrà metterli in regola evitando sanzioni. Potrebbero usufruire della procedura circa 380mila persone. Ma, dicono gli esperti, saranno di meno a causa dei costi e delle condizioni
Una mini sanatoria per regolarizzare i lavoratori stranieri in nero. Parte la procedura della quale potrebbero approfittare centinaia di migliaia di immigrati "invisibili”. Per un mese, fino al 15 ottobre, imprese e famiglie con alle proprie dipendenze degli stranieri in nero potranno regolarizzarli evitando le sanzioni previste. Per attivare la procedura di emersione, il datore di lavoro dovrà versare un contributo forfettario di 1.000 euro (non deducibili ai fini dell'imposta sul reddito) e dimostrare di aver pagato almeno sei mesi di stipendi, tasse e contributi. La procedura – spiega il Viminale – avviene tutta online.
Per essere regolarizzati i lavoratori stranieri devono avere un impiego a tempo pieno (tranne nel caso dei lavoratori domestici e di sostegno al bisogno familiare, per i quali è ammesso un part-time) e devono attestare – attraverso "documentazione proveniente da organismi pubblici" – di essere in Italia almeno dal 31 dicembre 2011. Non potranno beneficiare della regolarizzazione i datori di lavoro "condannati negli ultimi cinque anni, anche con sentenza non definitiva”, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per reclutamento o sfruttamento di prostituzione e minori, per "caporalato". Ma anche quelli che in passato non hanno completato l'iter di regolarizzazione del dipendente avviato in coincidenza, ad esempio, di un decreto flussi. Out anche gli immigrati a cui carico sia stato emesso un provvedimento di espulsione, quelli "segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato", i condannati (anche con sentenza non definitiva) per uno dei reati previsti dall'articolo 380 del codice di procedura penale e quelli che "comunque siano considerati una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato" o di altri paesi dell'area Schengen. In attesa che si concluda la procedura di emersione, lo straniero non può essere espulso.
La Fondazione Leone Moressa ha stimato in 380mila la potenziale platea di lavoratori stranieri irregolari che potrebbero usufruire della sanatoria. Di questi, 118 mila (31,1% del totale) in Lombardia e poco più di 53mila (14%) in Emilia Romagna e Veneto. Seguono Lazio (7,3%), Toscana (6,2%), Campania (5,6%) e Piemonte (5%). Coinvolti prevalentemente colf e badanti (111 mila), seguiti dagli occupati nel settore della manifattura (21,9%) e in quello dell'edilizia (12,4%). “È ipotizzabile – spiegano i ricercatori della Fondazione – che la cifra di stranieri regolarizzati sarà inferiore. Il costo dell'emersione, infatti, potrebbe costituire un forte deterrente per i datori di lavoro”.
La Cisl giudica "positiva" la nuova procedura. "Si tratta – dice il segretario confederale Liliana Ocmin – di una occasione importante. Il nostro auspicio è che questa opportunità possa essere raccolta pienamente”. Più cauta la Cgil, che giudica la sanatoria a rischio fallimento. “Va segnalata – aggiunge il responsabile Immigrazione del sindacato di corso d'Italia, Pietro Soldini – la diversità di trattamento previsto per il datore di lavoro, che in caso di buon esito della domanda è esentato da eventuali provvedimenti penali e amministrativi, e il lavoratore, che in caso di rigetto della domanda rischia invece l'espulsione”.
Per essere regolarizzati i lavoratori stranieri devono avere un impiego a tempo pieno (tranne nel caso dei lavoratori domestici e di sostegno al bisogno familiare, per i quali è ammesso un part-time) e devono attestare – attraverso "documentazione proveniente da organismi pubblici" – di essere in Italia almeno dal 31 dicembre 2011. Non potranno beneficiare della regolarizzazione i datori di lavoro "condannati negli ultimi cinque anni, anche con sentenza non definitiva”, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per reclutamento o sfruttamento di prostituzione e minori, per "caporalato". Ma anche quelli che in passato non hanno completato l'iter di regolarizzazione del dipendente avviato in coincidenza, ad esempio, di un decreto flussi. Out anche gli immigrati a cui carico sia stato emesso un provvedimento di espulsione, quelli "segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato", i condannati (anche con sentenza non definitiva) per uno dei reati previsti dall'articolo 380 del codice di procedura penale e quelli che "comunque siano considerati una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato" o di altri paesi dell'area Schengen. In attesa che si concluda la procedura di emersione, lo straniero non può essere espulso.
La Fondazione Leone Moressa ha stimato in 380mila la potenziale platea di lavoratori stranieri irregolari che potrebbero usufruire della sanatoria. Di questi, 118 mila (31,1% del totale) in Lombardia e poco più di 53mila (14%) in Emilia Romagna e Veneto. Seguono Lazio (7,3%), Toscana (6,2%), Campania (5,6%) e Piemonte (5%). Coinvolti prevalentemente colf e badanti (111 mila), seguiti dagli occupati nel settore della manifattura (21,9%) e in quello dell'edilizia (12,4%). “È ipotizzabile – spiegano i ricercatori della Fondazione – che la cifra di stranieri regolarizzati sarà inferiore. Il costo dell'emersione, infatti, potrebbe costituire un forte deterrente per i datori di lavoro”.
La Cisl giudica "positiva" la nuova procedura. "Si tratta – dice il segretario confederale Liliana Ocmin – di una occasione importante. Il nostro auspicio è che questa opportunità possa essere raccolta pienamente”. Più cauta la Cgil, che giudica la sanatoria a rischio fallimento. “Va segnalata – aggiunge il responsabile Immigrazione del sindacato di corso d'Italia, Pietro Soldini – la diversità di trattamento previsto per il datore di lavoro, che in caso di buon esito della domanda è esentato da eventuali provvedimenti penali e amministrativi, e il lavoratore, che in caso di rigetto della domanda rischia invece l'espulsione”.