Torino, cronache dal Cie. VIDEO
CronacaNel Centro c'è chi ha già scontato una pena in carcere e chi coi documenti in regola si è dovuto allontanare dall'Italia per assistere la mamma malata. Il tempo di permanenza è di 40 giorni, ma le persone che abbiamo incontrato sono trattenute da mesi
di Pamela Foti con il montaggio di Valentina Giordano
“Speriamo che il giudice di Pace si metta una mano sul cuore. Magari anche lui ha dovuto assistere la mamma malata. Io so cosa significa, capisco questo ragazzo. E’ una brava persona”.
Torino, Centro di identificazione ed espulsione. L’ispettore dei Carabinieri indica un uomo. Indossa una maglietta bianca, sgualcita. La sua mano è appesa alle grate che lo separano dalla vita che aveva prima di essere trattenuto nella struttura di via Brunelleschi. E' algerino, ma vive in Italia da anni. Dice di avere il permesso di soggiorno e di essersi dovuto allontanare dall’Italia per assistere la mamma malata. E' tornato dopo sei mesi. Una volta rientrato a Torino è stato fermato e mandato al Cie; è stato via per troppo tempo. Ad ogni permesso di soggiorno, infatti, corrispondono tempi massimi di uscita. Se vengono superati, si perde il diritto al rinnovo del documento.
La sua è una delle tante storie che Sky.it ha raccolto nel Centro del capoluogo piemontese, una delle 13 strutture presenti in Italia (qui la mappa interattiva). Può “ospitare” fino a 131 persone; è stato progettato per accoglierne di più, ma dopo rivolte interne sono stati chiusi alcuni ambienti. Ad oggi sono trattenuti 85 uomini e 19 donne. Mangiano e dormono in aree separate, sei in tutto, attrezzate per massimo 30 persone. Ogni settore comprende la mensa, i bagni e stanzoni con i letti. Tra gennaio e luglio sono transitate dal Cie 652 persone. Sono state trattenute in media per 39 giorni e mezzo, ma la maggior parte delle persone con cui Sky.it ha parlato è al centro di via Brunelleschi ormai da mesi.
“Speriamo che il giudice di Pace si metta una mano sul cuore. Magari anche lui ha dovuto assistere la mamma malata. Io so cosa significa, capisco questo ragazzo. E’ una brava persona”.
Torino, Centro di identificazione ed espulsione. L’ispettore dei Carabinieri indica un uomo. Indossa una maglietta bianca, sgualcita. La sua mano è appesa alle grate che lo separano dalla vita che aveva prima di essere trattenuto nella struttura di via Brunelleschi. E' algerino, ma vive in Italia da anni. Dice di avere il permesso di soggiorno e di essersi dovuto allontanare dall’Italia per assistere la mamma malata. E' tornato dopo sei mesi. Una volta rientrato a Torino è stato fermato e mandato al Cie; è stato via per troppo tempo. Ad ogni permesso di soggiorno, infatti, corrispondono tempi massimi di uscita. Se vengono superati, si perde il diritto al rinnovo del documento.
La sua è una delle tante storie che Sky.it ha raccolto nel Centro del capoluogo piemontese, una delle 13 strutture presenti in Italia (qui la mappa interattiva). Può “ospitare” fino a 131 persone; è stato progettato per accoglierne di più, ma dopo rivolte interne sono stati chiusi alcuni ambienti. Ad oggi sono trattenuti 85 uomini e 19 donne. Mangiano e dormono in aree separate, sei in tutto, attrezzate per massimo 30 persone. Ogni settore comprende la mensa, i bagni e stanzoni con i letti. Tra gennaio e luglio sono transitate dal Cie 652 persone. Sono state trattenute in media per 39 giorni e mezzo, ma la maggior parte delle persone con cui Sky.it ha parlato è al centro di via Brunelleschi ormai da mesi.