Dopo 7 anni di lavori, i primi 10 giorni di attività della nuova linea del metrò della Capitale sono stati pieni di problemi: intonaco che cade, 12 persone bloccate in ascensore, lunghe attese sulle banchine. E tra i passeggeri già monta l'esasperazione
Il guasto allo scambio il giorno dopo l’inaugurazione, l’intonaco che cade dal soffitto, le dodici persone bloccate in un ascensore, l’agitazione dei macchinisti, i rallentamenti, i ritardi. Sette anni d’attesa per 3,9 chilometri e tre nuove fermate. E nei primi dieci giorni di vita già una lunga lista di ‘guai’. Nasce sotto una cattiva stella, la nuova metro B1 di Roma. La gioia dei cittadini per l’agognata inaugurazione, lascia subito il posto a polemiche ed esasperazione. “E a questo punto sorge spontanea una domanda – ironizza il consigliere regionale del Pd Enzo Foschi - ma cosa ha inaugurato Alemanno, una nuova linea metropolitana o una rovina?”.
Ecco la metro B1 di Roma. "Per realizzarla è bastato unire le buche” stradali, scherzava il blog Spinoza al debutto della nuova infrastruttura. Ma ben più impegnativo è stato il cantiere, se è vero che tra imprevisti, stop e ritardi, ci sono voluti ben sette anni a realizzare le stazioni di Sant’Agnese-Annibaliano, Libia e Conca d’Oro e agevolare così gli spostamenti nel quadrante nord-est della capitale, dove vivono mezzo milione di abitanti. Un sospiro di sollievo ha dunque accompagnato l’inaugurazione, il 13 giugno, da parte del sindaco Gianni Alemanno (“Evvai, è fatta: una linea veramente all’avanguardia”, ha esultato il primo cittadino). Ma le disavventure per la nuova linea, la prima aperta a Roma negli ultimi dodici anni, non erano finite.
E infatti già la mattina del 14 giugno, tra lo stupore dei passeggeri, i treni si bloccano e la B1 finisce ko per trenta minuti: secondo i primi accertamenti c’è un problema allo scambio e manca il tecnico addetto al controllo del deviatore, con il conseguente ritardo nelle operazioni e l’interruzione del servizio. Un “disservizio temporaneo”, lo definisce Alemanno. Ma si levano le proteste. E ad aggravare le situazione arriva la sera la notizia che pezzi di intonaco sono caduti dal soffitto della stazione Conca d’Oro e che l’area è stata transennata davanti agli occhi stupiti di decine di persone.
Ma non finisce qui. Nuovo giorno, nuova pena. Il 15 giugno inizia l’agitazione dei macchinisti, che in serata lasciano turni scoperti e provocano sulle banchine attese di lavoratori e turisti fino a 25 minuti. L’Atac, l'azienda di trasporto capitolina, parla di una protesta “fuori dalle regole”. Il segretario della Filt Cgil di Roma Alessandro Capitani ribatte che i problemi alla nuova linea derivano dal troppo basso “numero di treni e macchinisti disponibili” e dalle “tecnologie non adeguate o comunque non testate abbastanza”. Il Pd capitolino dà la colpa al “sindaco che non ha comprato i nuovi treni che invece erano previsti” per assicurare un servizio regolare sulla tratta. Il risultato, accusano i democratici, è una “metro lumaca”. I Radicali parlano di disservizi “prevedibili e previsti”.
Si va avanti così per i giorni successivi. Il 18 giugno il sindaco chiede al prefetto di valutare la precettazione dei macchinisti ribelli. Il 19 c’è un incontro in prefettura e viene firmato un accordo tra sindacati e Atac. Ma il 20 i passeggeri soffrono ancora ritardi e disagi. Anche Alemanno, che si presenta a sorpresa sulla banchina di Conca d’Oro per verificare di persona, quando esce protesta: “I tempi di percorrenza della B1 sono doppi rispetto a quelli previsti dal contratto di servizio. La situazione non è tollerabile, me ne rendo conto”. “Ho aspettato più di 20 minuti. Così non si può andare avanti!", sbotta una signora. I dipendenti Atac diffondono dei volantini per rispondere a chi li accusa: “Non intendiamo essere il capro espiatorio della cattiva organizzazione dei dirigenti”. Ma il problema non si risolve.
E arriva pure lo sciopero del trasporto locale a complicare di nuovo le cose, il 22 giugno. Treni a singhiozzo, attese esasperanti e – ciliegina sulla torta – un nuovo guasto tecnico. Questa volta a bloccarsi è un ascensore della stazione Libia, che nella mattinata si ferma con all’interno ben 12 persone. Tra loro, due cardiopatici. Devono intervenire i vigili del fuoco. Arrivano pure le ambulanze, ma i pompieri riescono a sbloccare la situazione. I passeggeri sono tutti in salvo. Non altrettanto si può ancora dire della sfortunata linea B1, per la quale i problemi potrebbero non essere finiti.
Ecco la metro B1 di Roma. "Per realizzarla è bastato unire le buche” stradali, scherzava il blog Spinoza al debutto della nuova infrastruttura. Ma ben più impegnativo è stato il cantiere, se è vero che tra imprevisti, stop e ritardi, ci sono voluti ben sette anni a realizzare le stazioni di Sant’Agnese-Annibaliano, Libia e Conca d’Oro e agevolare così gli spostamenti nel quadrante nord-est della capitale, dove vivono mezzo milione di abitanti. Un sospiro di sollievo ha dunque accompagnato l’inaugurazione, il 13 giugno, da parte del sindaco Gianni Alemanno (“Evvai, è fatta: una linea veramente all’avanguardia”, ha esultato il primo cittadino). Ma le disavventure per la nuova linea, la prima aperta a Roma negli ultimi dodici anni, non erano finite.
E infatti già la mattina del 14 giugno, tra lo stupore dei passeggeri, i treni si bloccano e la B1 finisce ko per trenta minuti: secondo i primi accertamenti c’è un problema allo scambio e manca il tecnico addetto al controllo del deviatore, con il conseguente ritardo nelle operazioni e l’interruzione del servizio. Un “disservizio temporaneo”, lo definisce Alemanno. Ma si levano le proteste. E ad aggravare le situazione arriva la sera la notizia che pezzi di intonaco sono caduti dal soffitto della stazione Conca d’Oro e che l’area è stata transennata davanti agli occhi stupiti di decine di persone.
Ma non finisce qui. Nuovo giorno, nuova pena. Il 15 giugno inizia l’agitazione dei macchinisti, che in serata lasciano turni scoperti e provocano sulle banchine attese di lavoratori e turisti fino a 25 minuti. L’Atac, l'azienda di trasporto capitolina, parla di una protesta “fuori dalle regole”. Il segretario della Filt Cgil di Roma Alessandro Capitani ribatte che i problemi alla nuova linea derivano dal troppo basso “numero di treni e macchinisti disponibili” e dalle “tecnologie non adeguate o comunque non testate abbastanza”. Il Pd capitolino dà la colpa al “sindaco che non ha comprato i nuovi treni che invece erano previsti” per assicurare un servizio regolare sulla tratta. Il risultato, accusano i democratici, è una “metro lumaca”. I Radicali parlano di disservizi “prevedibili e previsti”.
Si va avanti così per i giorni successivi. Il 18 giugno il sindaco chiede al prefetto di valutare la precettazione dei macchinisti ribelli. Il 19 c’è un incontro in prefettura e viene firmato un accordo tra sindacati e Atac. Ma il 20 i passeggeri soffrono ancora ritardi e disagi. Anche Alemanno, che si presenta a sorpresa sulla banchina di Conca d’Oro per verificare di persona, quando esce protesta: “I tempi di percorrenza della B1 sono doppi rispetto a quelli previsti dal contratto di servizio. La situazione non è tollerabile, me ne rendo conto”. “Ho aspettato più di 20 minuti. Così non si può andare avanti!", sbotta una signora. I dipendenti Atac diffondono dei volantini per rispondere a chi li accusa: “Non intendiamo essere il capro espiatorio della cattiva organizzazione dei dirigenti”. Ma il problema non si risolve.
E arriva pure lo sciopero del trasporto locale a complicare di nuovo le cose, il 22 giugno. Treni a singhiozzo, attese esasperanti e – ciliegina sulla torta – un nuovo guasto tecnico. Questa volta a bloccarsi è un ascensore della stazione Libia, che nella mattinata si ferma con all’interno ben 12 persone. Tra loro, due cardiopatici. Devono intervenire i vigili del fuoco. Arrivano pure le ambulanze, ma i pompieri riescono a sbloccare la situazione. I passeggeri sono tutti in salvo. Non altrettanto si può ancora dire della sfortunata linea B1, per la quale i problemi potrebbero non essere finiti.