Il corpo di Kaur Balwinde, residente a Fiorenzuola e scomparsa il 15 maggio, è stato ritrovato nelle acque del Po. Fermato il coniuge, che avrebbe confessato. In Italia uccisa una donna ogni 2-3 giorni
Uccisa dal marito per gelosia, perché vestiva all'occidentale. Sarebbe questo, secondo i primi riscontri dei Carabinieri e della Procura di Piacenza, il movente dell'omicidio di Kaur Balwinde (guarda le foto), giovane indiana di 27 anni (incinta di tre mesi e e madre di un bambino di 5 anni) strangolata dal marito.
Il corpo della donna è stato trovato domenica 27 maggio intorno alle 17 nelle acque del Po a San Nazzaro frazione del Comune di Monticelli D'Ongina, in provincia di Piacenza, da due ragazzi che erano sull'argine del fiume e che hanno immediatamente chiamato i Carabinieri di Fiorenzuola. La donna, che era residente a Basilicaduce, frazione di Fiorenzuola, era scomparsa il 15 maggio: a denunciarne la scomparsa era stato il padre.
Dopo il ritrovamento del cadavere, i carabinieri hanno fermato il marito. Si tratta di un indiano di 37 anni, di professione stalliere, che era in Italia da anni con la moglie e il figlioletto. Il 37enne avrebbe confessato l'omicidio, spiegando di aver 'punito' la moglie, colpevole a suo dire di vivere e vestire all'occidentale, contrariamente alle tradizioni indiane.
La violenza sulle donne: i numeri - Il delitto si aggiunge a una lunga serie di omicidi che hanno avuto come vittime donne nel nostro Paese. Secondo l'Istat in Italia viene uccisa una donna quasi ogni due-tre giorni e nel 2010 le donne uccise sono state 156. Nel 2003 so è avuto il picco del decennio scorso con 192 vittime. E solo nei primi 4 mesi del 2012 le donne uccise sono state 54. In particolare poi, secondo l'Istat, aumenta in particolare il tasso di omicidi che avvengono in ambito familiare o sentimentale; circa il 70% degli omicidi di donne sono compiuti infatti da partner o parenti, dato che scende al 15% nei casi in cui la vittima è un uomo.
Hina, Sanaa e le altre, i precedenti - E non mancano nemmeno i precedenti di donne di origine straniera uccise solo per la loro volontà di integrarsi nel nostro Paese.
Risale al 2006 il caso di Hina Saleem, una ventenne pakistana uccisa a Sarezzo nel bresciano dal padre Mohammed Saleem perché voleva vivere all'occidentale. Nel settembre 2009 invece viene uccisa dal padre, nel comune di Montereale Valcellina (Pordenone), Sanaa Dafani, una ragazza di origine marocchina di 18 anni. La ragazza viene praticamente sgozzata dall'uomo perché voleva vivere all'occidentale e si era fidanzata con un giovane italiano.
A Novi, in provincia di Modena, nell’ottobre 2010 una pakistano massacra la moglie con una pietra nel giardino di casa e la uccide per aver difeso la figlia 21enne, decisa a rifiutare il matrimonio combinato per lei dal padre. La vittima aveva anche chiesto il divorzio dal marito.
Risale all’aprile 2011 a Brescia infine il 'caso di Jamila', nome di fantasia, per una ragazza di 19 anni pachistana, dopo la lettera inviata da un'insegnante per denunciare l'assenza prolungata della giovane dai banchi di scuola. "Temo di fare la fine di Hina", aveva confidato la studentessa all'insegnante. La ragazza da circa due settimane non frequentava piu' l'istituto professionale: la sua bellezza non passava inosservata, nonostante gli abiti tradizionali e il capo coperto, cosi' di fronte agli apprezzamenti dei coetanei la famiglia aveva deciso di segregarla perché era già promessa a un cugino che vive in Pakistan.
Il corpo della donna è stato trovato domenica 27 maggio intorno alle 17 nelle acque del Po a San Nazzaro frazione del Comune di Monticelli D'Ongina, in provincia di Piacenza, da due ragazzi che erano sull'argine del fiume e che hanno immediatamente chiamato i Carabinieri di Fiorenzuola. La donna, che era residente a Basilicaduce, frazione di Fiorenzuola, era scomparsa il 15 maggio: a denunciarne la scomparsa era stato il padre.
Dopo il ritrovamento del cadavere, i carabinieri hanno fermato il marito. Si tratta di un indiano di 37 anni, di professione stalliere, che era in Italia da anni con la moglie e il figlioletto. Il 37enne avrebbe confessato l'omicidio, spiegando di aver 'punito' la moglie, colpevole a suo dire di vivere e vestire all'occidentale, contrariamente alle tradizioni indiane.
La violenza sulle donne: i numeri - Il delitto si aggiunge a una lunga serie di omicidi che hanno avuto come vittime donne nel nostro Paese. Secondo l'Istat in Italia viene uccisa una donna quasi ogni due-tre giorni e nel 2010 le donne uccise sono state 156. Nel 2003 so è avuto il picco del decennio scorso con 192 vittime. E solo nei primi 4 mesi del 2012 le donne uccise sono state 54. In particolare poi, secondo l'Istat, aumenta in particolare il tasso di omicidi che avvengono in ambito familiare o sentimentale; circa il 70% degli omicidi di donne sono compiuti infatti da partner o parenti, dato che scende al 15% nei casi in cui la vittima è un uomo.
Hina, Sanaa e le altre, i precedenti - E non mancano nemmeno i precedenti di donne di origine straniera uccise solo per la loro volontà di integrarsi nel nostro Paese.
Risale al 2006 il caso di Hina Saleem, una ventenne pakistana uccisa a Sarezzo nel bresciano dal padre Mohammed Saleem perché voleva vivere all'occidentale. Nel settembre 2009 invece viene uccisa dal padre, nel comune di Montereale Valcellina (Pordenone), Sanaa Dafani, una ragazza di origine marocchina di 18 anni. La ragazza viene praticamente sgozzata dall'uomo perché voleva vivere all'occidentale e si era fidanzata con un giovane italiano.
A Novi, in provincia di Modena, nell’ottobre 2010 una pakistano massacra la moglie con una pietra nel giardino di casa e la uccide per aver difeso la figlia 21enne, decisa a rifiutare il matrimonio combinato per lei dal padre. La vittima aveva anche chiesto il divorzio dal marito.
Risale all’aprile 2011 a Brescia infine il 'caso di Jamila', nome di fantasia, per una ragazza di 19 anni pachistana, dopo la lettera inviata da un'insegnante per denunciare l'assenza prolungata della giovane dai banchi di scuola. "Temo di fare la fine di Hina", aveva confidato la studentessa all'insegnante. La ragazza da circa due settimane non frequentava piu' l'istituto professionale: la sua bellezza non passava inosservata, nonostante gli abiti tradizionali e il capo coperto, cosi' di fronte agli apprezzamenti dei coetanei la famiglia aveva deciso di segregarla perché era già promessa a un cugino che vive in Pakistan.