Il terremoto ha portato la morte sul turno del sabato notte di tre aziende del Ferrarese. Nicola, Leonardo, Gherardo, Tarik hanno perso la vita mentre erano al lavoro
E' di sette morti e oltre 80 feriti il bilancio del sisma che ha scosso l'Emilia Romagna alle 4.04 di domenica 20 maggio (Qui la cronaca della giornata). La provincia più colpita è Ferrara con 5 morti a Sant'Agostino, 4 operai e un'anziana di 103 anni, mentre in provincia di Bologna una tedesca di 37 anni è morta per un malore dovuto allo spavento.
Nicola, Leonardo, Gherardo, Tarik - Quattro delle sette vittime del terremoto sono, quindi, operai. Nicola Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Ansaloni, 45 anni, sono morti sotto le macerie della ditta Ceramiche di Sant'Agostino. Stavano lavorando al reparto monocottura. Cavicchi aveva sostituito un collega malato.
Alla Tecopress, una fonderia che produce pezzi in alluminio per motori (serve anche Bmw, Audi e Daimler) la vittima è stata un operaio di 57 anni, Gerardo Cesaro, di Molinella (Bologna) ma di origine napoletana. Anche lui avrebbe terminato il turno alle 6. Non era lontano dalla pensione.
Tarik Naouch di soli 29 anni, è morto a Ponte Rodoni di Bondeno nel crollo che ha interessato la ditta Ursa che produce polistirolo. Il giovane era residente a Crevalcore.
"La morte dei turnisti" - "Tutti turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell'una di notte - racconta Corriere della Sera in pagina 5. - «Non l'abbiamo sentita, c'era il rumore delle presse», ha detto Ghulam Murtaza, il miracolato della Tecopress. Tutti assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia. «Nicola si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo» ha detto suo fratello Cristiano".
"Inghiottiti dalle loro fabbriche" - Così titola Michele Smargiassi nell'articolo a pagina 6 di Repubblica. "Ha dell'incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d'Emilia siano operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi" (...). Così il terremoto si è portato via gli operai del buio, i lavoratori del terzo turno, i laboriosi in mezzo al riposo degli altri".
I rischi sismici sono noti e ignorati - Gian Antonio Stella, nel suo editoriale in prima pagina del Corriere, punta il dito contro chi parla di "imprevedibile fatalità".
Nicola, Leonardo, Gherardo, Tarik - Quattro delle sette vittime del terremoto sono, quindi, operai. Nicola Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Ansaloni, 45 anni, sono morti sotto le macerie della ditta Ceramiche di Sant'Agostino. Stavano lavorando al reparto monocottura. Cavicchi aveva sostituito un collega malato.
Alla Tecopress, una fonderia che produce pezzi in alluminio per motori (serve anche Bmw, Audi e Daimler) la vittima è stata un operaio di 57 anni, Gerardo Cesaro, di Molinella (Bologna) ma di origine napoletana. Anche lui avrebbe terminato il turno alle 6. Non era lontano dalla pensione.
Tarik Naouch di soli 29 anni, è morto a Ponte Rodoni di Bondeno nel crollo che ha interessato la ditta Ursa che produce polistirolo. Il giovane era residente a Crevalcore.
"La morte dei turnisti" - "Tutti turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell'una di notte - racconta Corriere della Sera in pagina 5. - «Non l'abbiamo sentita, c'era il rumore delle presse», ha detto Ghulam Murtaza, il miracolato della Tecopress. Tutti assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia. «Nicola si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo» ha detto suo fratello Cristiano".
"Inghiottiti dalle loro fabbriche" - Così titola Michele Smargiassi nell'articolo a pagina 6 di Repubblica. "Ha dell'incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d'Emilia siano operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi" (...). Così il terremoto si è portato via gli operai del buio, i lavoratori del terzo turno, i laboriosi in mezzo al riposo degli altri".
I rischi sismici sono noti e ignorati - Gian Antonio Stella, nel suo editoriale in prima pagina del Corriere, punta il dito contro chi parla di "imprevedibile fatalità".