Belsito ai pm: “Informavo Bossi delle spese della famiglia”
CronacaL’ex tesoriere della Lega avrebbe chiarito il suo ruolo nel partito, spiegando di avere avuto una sorta di “carta bianca” sugli investimenti ma tirando in ballo anche l’ex segretario. Intanto ci sono i primi due indagati nell’inchiesta in Emilia-Romagna
Francesco Belsito, l'ex tesoriere della Lega (la gallery), avrebbe informato direttamente Umberto Bossi sulle spese "più significative" effettuate dai familiari del leader e pagate coi soldi del partito. E' quanto ha spiegato nell'interrogatorio di lunedì scorso l'ex amministratore ai pm milanesi che indagano sui fondi del Carroccio.
Belsito avrebbe chiarito che aveva una sorta di “carta bianca” dai vertici sugli investimenti, mentre per le spese più importanti dei familiari del leader avvisava direttamente l'allora segretario.
Belsito è indagato dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria per appropriazione indebita, truffa aggravata e truffa ai danni dello Stato per il presunto uso a scopi privati dei fondi pubblici destinati al Carroccio, che avrebbe usato anche per pagare spese della famiglia Bossi.
Il Senatur, che si è dimesso dalla carica di segretario federale del partito quando è scoppiato lo scandalo all'inizio del mese, ha però sempre sostenuto di non essere a conoscenza di quanto accadeva.
Mani libere sugli investimenti della Lega - Da quanto si è saputo, l'ex tesoriere Belsito - che ha rilasciato dichiarazioni lunedì scorso davanti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini - ha spiegato in sostanza che i vertici del partito erano a conoscenza della sua volontà di "diversificare" gli investimenti (coi fondi della Lega, tra le altre cose, Belsito avrebbe movimentato denaro verso Tanzania e Cipro), ma che poi lui si muoveva autonomamente per quanto riguarda le singole operazioni, godendo di "fiducia".
Per quanto riguarda, invece, le spese personali della famiglia del leader, sempre stando a quanto avrebbe messo a verbale Belsito, l'ex amministratore si sarebbe mosso diversamente, avvertendo il leader quando gli importi da pagare erano significativi. Non sarebbe però entrato nel dettaglio delle singole spese.
Primi indagati in Emilia-Romagna - Intanto, stando a quanto è filtrato in relazione all'incontro di giovedì 26 aprile tra i magistrati milanesi e il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, c'è una forte “saldatura” tra le due inchieste: quella lombarda sulle distrazioni dei fondi del Carroccio e quella calabrese sul riciclaggio anche di soldi della 'ndrangheta della cosca De Stefano.
E arrivano anche novità sul fronte emiliano dell’inchiesta che coinvolge la Lega. Ci sarebbero infatti i primi due indagati da parte della Procura di Bologna. Secondo quanto si è appreso si tratta dei candidati alle regionali del 2010 Marco Mambelli e Luigi Pasquini. Ai due il pm Morena Plazzi contesta il reato di falso commesso da privato in atto pubblico. I due avrebbero dichiarato, “su indicazione dei superiori”, di aver speso meno di 2.500 euro: un sistema, denunciato dall'ex militante Alberto Veronesi, per eludere i controlli.
Belsito avrebbe chiarito che aveva una sorta di “carta bianca” dai vertici sugli investimenti, mentre per le spese più importanti dei familiari del leader avvisava direttamente l'allora segretario.
Belsito è indagato dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria per appropriazione indebita, truffa aggravata e truffa ai danni dello Stato per il presunto uso a scopi privati dei fondi pubblici destinati al Carroccio, che avrebbe usato anche per pagare spese della famiglia Bossi.
Il Senatur, che si è dimesso dalla carica di segretario federale del partito quando è scoppiato lo scandalo all'inizio del mese, ha però sempre sostenuto di non essere a conoscenza di quanto accadeva.
Mani libere sugli investimenti della Lega - Da quanto si è saputo, l'ex tesoriere Belsito - che ha rilasciato dichiarazioni lunedì scorso davanti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini - ha spiegato in sostanza che i vertici del partito erano a conoscenza della sua volontà di "diversificare" gli investimenti (coi fondi della Lega, tra le altre cose, Belsito avrebbe movimentato denaro verso Tanzania e Cipro), ma che poi lui si muoveva autonomamente per quanto riguarda le singole operazioni, godendo di "fiducia".
Per quanto riguarda, invece, le spese personali della famiglia del leader, sempre stando a quanto avrebbe messo a verbale Belsito, l'ex amministratore si sarebbe mosso diversamente, avvertendo il leader quando gli importi da pagare erano significativi. Non sarebbe però entrato nel dettaglio delle singole spese.
Primi indagati in Emilia-Romagna - Intanto, stando a quanto è filtrato in relazione all'incontro di giovedì 26 aprile tra i magistrati milanesi e il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, c'è una forte “saldatura” tra le due inchieste: quella lombarda sulle distrazioni dei fondi del Carroccio e quella calabrese sul riciclaggio anche di soldi della 'ndrangheta della cosca De Stefano.
E arrivano anche novità sul fronte emiliano dell’inchiesta che coinvolge la Lega. Ci sarebbero infatti i primi due indagati da parte della Procura di Bologna. Secondo quanto si è appreso si tratta dei candidati alle regionali del 2010 Marco Mambelli e Luigi Pasquini. Ai due il pm Morena Plazzi contesta il reato di falso commesso da privato in atto pubblico. I due avrebbero dichiarato, “su indicazione dei superiori”, di aver speso meno di 2.500 euro: un sistema, denunciato dall'ex militante Alberto Veronesi, per eludere i controlli.