Con l'accusa di aver aiutato la 'ndrangheta in cambio di soldi e prestazioni sessuali, il gip di Palmi Giancarlo Giusti è finito in manette. Nei mesi scorsi era stato intercettato. Al telefono con un boss, avrebbe detto: "Io dovevo fare il mafioso"
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Giancarlo Giusti, gip presso il tribunale di Palmi e poi sospeso dal Csm, è stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Milano sul clan dell'ndrangheta dei Lampada. A comunicarlo, il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati.
Secondo l'accusa, il magistrato avrebbe ricevuto dal clan almeno 71 mila euro. Il suo nome era già comparso nell'ambito delle indagini perché gli sarebbero stati pagati viaggi ed escort in hotel di lusso a Milano.
Secondo gli inquirenti,inoltre, Giusti sarebbe stato il 'socio occulto' della cosca in una società che 'puntava' all'acquisto di appartamenti e case in aste immobiliari, aste di cui si occupava proprio lo stesso giudice, che era assegnato presso la sezione esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria. Giulio Lampada e l'avvocato Vincenzo Minasi, entrambi già arrestati nell'inchiesta, avevano infatti, stando a quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, costituito una società controllata da una 'scatola' svizzera e da un'altra in Belize, che formalmente non era stata ancora aperta. La cosca 'puntava' a immobili del valore di circa 300 mila euro.
Nel 2005, secondo quanto emerge dall'ordinanza a carico del magistrato, Giusti si sarebbe occupato, nelle sue funzioni di giudice, delle offerte su un immobile all'asta, che sarebbe poi finito proprio al suocero. Sul caso - non contestato al giudice nell'inchiesta della Dda, ma riportato nell'ordinanza - il Csm nei mesi successivi aveva aperto una pratica. A 'testimoniare' a favore del magistrato era stato anche un perito del Tribunale di Reggio, che per conto del giudice aveva avuto consulenze e perizie su immobili con una 'parcella' complessiva di 300 mila euro circa. Il perito aveva detto in sostanza che Giusti non sapeva che nella società c'era il suocero.
Il nome di Giusti era già venuto fuori nei mesi scorsi. Indagato per corruzione in atti giudiziari, in un'intercettazione avrebbe detto al boss Giulio Giuseppe Lampada: "Non hai capito chi sono io - dice in un'intercettazione proprio col boss - sono una tomba, peggio di ... ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice".
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Nel 2005, secondo quanto emerge dall'ordinanza a carico del magistrato, Giusti si sarebbe occupato, nelle sue funzioni di giudice, delle offerte su un immobile all'asta, che sarebbe poi finito proprio al suocero. Sul caso - non contestato al giudice nell'inchiesta della Dda, ma riportato nell'ordinanza - il Csm nei mesi successivi aveva aperto una pratica. A 'testimoniare' a favore del magistrato era stato anche un perito del Tribunale di Reggio, che per conto del giudice aveva avuto consulenze e perizie su immobili con una 'parcella' complessiva di 300 mila euro circa. Il perito aveva detto in sostanza che Giusti non sapeva che nella società c'era il suocero.
Il nome di Giusti era già venuto fuori nei mesi scorsi. Indagato per corruzione in atti giudiziari, in un'intercettazione avrebbe detto al boss Giulio Giuseppe Lampada: "Non hai capito chi sono io - dice in un'intercettazione proprio col boss - sono una tomba, peggio di ... ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice".