Per il fisco non guadagnava quasi nulla. Ma grazie allo scudo fiscale stava tentando di far rientrare in Italia capitali guadagnati con attività illecite. La Guardia di Finanza di Torino, su segnalazione della Banca d'Italia, ha bloccato l'operazione
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I blitz degli ultimi mesi: Cortina - Milano/1 - Milano/2 - Sanremo - Courmayeur
Era uno dei tanti clienti 'segretati' che ha utilizzato lo scudo fiscale per rimpatriare capitali dall'estero: ma 1,5 milioni di euro che ha fatto rientrare in Italia sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Torino perché accumulati attraverso attività illecite come truffe, furti, emissione di assegni a vuoto. Il piano del 'nullatenente' per far rientrare i capitali nascosti all'estero con l'aiuto della convivente, un'incensurata di origine russa d'accordo a intestarsi i beni del compagno, non è andato a buon fine per l'intervento dei Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino, coordinati dai magistrati del gruppo Riciclaggio della locale Procura.
Le norme sullo 'scudo', infatti, non consentono di regolarizzare denaro e beni di provenienza illecita, come quelli che i due complici hanno fatto rientrare dalla Svizzera attraverso i canali bancari ufficiali. Per questo, le Fiamme Gialle, con un provvedimento dei magistrati torinesi, hanno sequestrato 1,5 milioni pronti per essere messi al sicuro e investiti in fondi azionari italiani ed esteri. Sale così a oltre 3,5 milioni di euro il valore dei beni su cui Guardia di Finanza e Procura di Torino hanno messo i sigilli.
Nel febbraio dello scorso anno ai due erano stati sequestrati nove immobili in Piemonte e Lombardia, tra i quali un appartamento in pieno centro a Torino del valore di 800mila euro, disponibilità finanziarie per 50mila euro, una Bmw da 70mila euro, tre diamanti e quote di una società immobiliare intestata alla donna, che pure aveva dichiarato al Fisco redditi di poche migliaia di euro. L'uomo e la convivente dovranno dimostrare ai giudici del tribunale di Torino in che modo hanno accumulato un patrimonio del tutto sproporzionato rispetto alle entrate ufficiali dichiarate al fisco. L'indagine era scaturita dall'approfondimento di una tra le migliaia di segnalazioni di operazioni sospette che la Banca d'Italia riceve dagli istituti di credito e dagli altri intermediari finanziari e invia alla Guardia di Finanza.
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