Mills, Berlusconi prescritto: una mezza giustizia che divide

Cronaca

Un verdetto già scritto, frutto di leggi ad personam, o il fallimento dell’ennesimo attacco delle toghe all’ex premier: sono diverse le letture della sentenza con cui il Tribunale di Milano ha deciso il “non luogo a procedere”. LA RASSEGNA STAMPA

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"Processo Mills, ostinazione e prescrizione". “Berlusconi prosciolto per aver commesso il fatto”. “Berlusconi-Pm: 25 a 0”. “La prescrizione salva Berlusconi”. “Caso Mills, processo finito”. All’indomani della sentenza di primo grado con cui il Tribunale di Milano ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dell’ex premier, accusato di aver pagato 600 mila dollari all’avvocato inglese David Mills in cambio di dichiarazioni reticenti nei processi, le aperture dei giornali sono tutte dedicate al verdetto con cui per Berlusconi è stata fatta "mezza giustizia" (VIDEO) e alla scia di polemiche che si è innescata subito dopo la lettura del dispositivo. E se da un lato c’è chi parla di un verdetto già scritto frutto di una serie di leggi ad personam, dall’altro c’è chi esulta per il fallimento dell’ennesimo assalto delle toghe a Berlusconi.

Su Repubblica un'intervista all’altro protagonista della vicenda: David Mills. “Meglio così che la condanna, l’Italia cattolica perdonerà” dice l’avvocato inglese condannato nel 2009 a 4 anni e 6 mesi per aver intascato 600 mila dollari dalla Fininvest come prezzo per mentire in due processi contro Berlusconi. “Non è il verdetto che avrei sperato, ma è meglio dell’alternativa (di una sentenza di colpevolezza, ndr)” dice. E ribadisce: “La corruzione non è mai esistita”. Sul Corriere della Sera un articolo sottolinea la “pervicacia del pm Fabio De Pasquale”, l’accusatore, “la toga che ha sfidato pure il tribunale. “E’ meglio l’azzardo che rassegnarsi” aveva detto al suo esordio del processo, 5 anni fa.

Sono diversi i commenti in cui si parla di un verdetto già scritto, frutto di una serie di leggi ad personam. “Un percorso a ostacoli già scritto” è il titolo dell’analisi di Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera. “E’ un’illusione ottica che il tempo sia scaduto ieri: già dal 2005 il processo è uno zombie che cammina. Minato da tre leggi ad personam (di cui due incostituzionali), tre ricusazioni di giudici (l’ultima decisiva) e anche schizofrenici ritmi di tribunali: 8 udienze nell’ultimo mese, ma solo sei nei primi sei mesi del 2011”. Massimo Giannini, su Repubblica, parla di “un lascia passare ad personam” e di una sentenza che, per quanto sia da rispettare, è “l’ultima ferita allo Stato di diritto”.

Una lettura opposta alla sentenza è data dai quotidiani vicini al centrodestra. Il Giornale e Libero scelgono lo stesso titolo: “Berlusconi-Pm: 25 a 0”. “Tutto previsto. Tutto ridicolo. Dopo 2600 e passa udienze non sono ancora riusciti a condannare Silvio Berlusconi. Se lui non è un santo, e a questo punto neppure beato (con le rotture che gli hanno inflitto), i magistrati non sono dei fenomeni, altrimenti almeno una condannina, magari fasulla, sarebbero stati capaci di ammollargliela. Zero. Nemmeno una contravvenzione nonostante 25 processi” scrive Vittorio Feltri sul quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. Per Libero si chiude un processo che "non avrebbe mai dovuto cominciare e nel corso del quale non è stata mai fornita alcuna prova. Se non quella dell’accanimento giudiziario contro il Cavaliere".

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