Sandri, il padre di Gabriele: “E’ stata fatta giustizia”

Cronaca
I genitori di Gabriele Sandri

Giorgio Sandri commenta ai microfoni di SkyTG24 la sentenza che ha condannato a nove anni e quattro mesi per omicidio volontario l’agente Luigi Spaccarotella che, dice, “non ci ha mai chiesto perdono”. IL VIDEO

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“E’ stato un percorso lungo e faticoso ma si è arrivati finalmente ad avere una giustizia che era dovuta a Gabriele, alla famiglia e a tutti quei cittadini che ci sono stati accanto. Senza il loro sostegno probabilmente non ce l’avrei fatta. Dopo il primo grado mi sono sentito con le gambe spezzate”. Così Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, commenta a SkyTG24 la sentenza definitiva che ha condannato l’agente Luigi Spaccarotella a nove anni e 4 mesi di reclusione per aver ucciso con un colpo di pistola il giovane tifoso della Lazio. Un verdetto che, per la famiglia Sandri, ha fatto giustizia. “Giustizia ma non vendetta - ha sottolineato il padre di Gabriele - Non abbiamo mai fatto la lotta alle istituzioni, tanto meno alla polizia. Ho sempre detto, e ancora oggi voglio ricordare, che le prime persone a spendere parole per Gabriele, e per noi, sono stati il Capo della Polizia e il Capo dello Stato"”.

Poi, sull’agente Spaccarotella, che oggi mercoledì 15 febbraio si è costituito, dice: “Perdonarlo? Il perdono si può dare a chi lo chiede e a chi lo merita. Lui non ha mai chiesto perdono e mi sembra anche che non lo possa meritare. Ho visto dichiarazioni in cui dice di non aver fatto nulla di così particolare da dover chiedere scusa. Forse non si rende conto di aver ucciso un ragazzo di 26 anni e pensa di avermi pestato un piede”. In ogni caso, conclude, “la sentenza ha riportato un po’ di serenità nell’animo mio. Ci sono però voci che disturbano un po’. La Santanché ha detto che è inaccettabile che un poliziotto sia condannato per omicidio volontario (anche su Twitter ha scritto che gli "uomini delle forze dell'ordine anche se sbagliano non sono mai assassini, ndr). Mi dispiace. Credo che la giustizia debba essere uguale per tutti”.

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