La requisitoria del pubblico ministero Fabio De Pasquale è stata sospesa dopo la richiesta degli avvocati del Cavaliere. Proseguirà mercoledì 15 febbraio. Per l’accusa c’è la prova della colpevolezza dell’ex premier "al di là di ogni ragionevole dubbio"
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Il fotofinish si è bloccato sulla penultima immagine. Non è riuscito a tagliare il traguardo e a chiedere la condanna di Silvio Berlusconi il pm di Milano Fabio De Pasquale, costretto nel tardo pomeriggio di sabato 11 febbraio a bloccare la requisitoria del processo sul caso Mills. Requisitoria nella quale ha sostenuto la colpevolezza dell'ex premier "al di là di ogni ragionevole dubbio", ma che non ha superato il filo di lana: si dovrebbe concludere in meno di un'ora mercoledì, alla prossima udienza, nonostante incomba la scure della prescrizione che secondo la difesa è già scattata.
Ha preso la parola a metà pomeriggio di sabato il pm De Pasquale. Solo dopo le ripetute camere di consiglio dei giudici costretti a dipanare, per poi respingere, una serie di questioni e istanze poste dalla difesa dell'ex presidente del Consiglio e l'annuncio di Niccolò Ghedini e Piero Longo di un possibile abbandono del loro mandato ritenendo che ancora una volta siano stati violati i diritti della difesa.
Dentro l'aula, invece, De Pasquale, obbligato a svolgere la sua requisitoria di corsa ("il tempo è tiranno") per sostenere che i 600 mila dollari con cui sarebbe stata “comprata” la reticenza di Mills nei processi per le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian "provenivano, al di là di ogni ragionevole dubbio, da Berlusconi", ha fatto una premessa: considerare "una prova" la sentenza irrevocabile di proscioglimento per prescrizione di Mills (che rimanda a quelle con cui in secondo e primo grado il legale inglese è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere), in quanto "ci sono passaggi di fatto legati alla colpevolezza di Berlusconi".
In base a questa "sentenza-prova" (qui le motivazioni), ha affrontato i vari punti messi nero su bianco due anni fa dalla Suprema Corte: si va dalla "reticenza" del legale d'affari britannico in merito ai veri proprietari delle società off-shore di Finivest, alla sua telefonata notturna con l'ex premier sul finanziamento illecito all'allora leader del Psi Bettino Craxi; dal fondo Horizon e i due trust che avrebbero dovuto essere creati per i figli del Cavaliere, Marina e Pier Silvio, fino alla lettera inviata nel febbraio 2004 da Mills al suo commercialista: "Una confessione stragiudiziale", ha affermato il pm.
Per De Pasquale, nella missiva in cui l'avvocato si dice preoccupato di incorrere nelle maglie del fisco inglese per un “regalo” ricevuto per evitargli, in cambio, guai con la giustizia, le parole sono "come pietre" e "non è il frutto di un estemporaneo colpo di testa, ma di una valutazione attenta alle conseguenze. Ogni passaggio è limato in modo tale da non dire mai", da chi provenga quel "gift". Secondo il pm, non da Carlo Bernasconi, il manager Finivest morto da anni. "Mills - ha aggiunto - non ha mai voluto raccontarla questa storia di Berlusconi e ha sempre tenuta nascosta la provvista. Ha fatto scomparire il 'cadavere' e non ha mai voluto dare alcun aiuto per ritrovare il provento". Provento di cui si sarebbero perse le tracce in "passaggi di denaro con giri incomprensibili e illogici, per un tentativo di confondere le acque e per tenere Berlusconi fuori dalla vicenda".
E se la tesi con cui la difesa ha sostenuto che quei 600 mila dollari provenivano dai conti dell'armatore Diego Attanasio "è risibile", per il pm "anche in questo processo", come in quello a carico del legale britannico, "tutte le prove portano a dire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che questo denaro proveniva da Berlusconi per non essere stato gettato in un mare di guai".
Dopo di che, per via della stanchezza, con Ghedini che ha chiesto la sospensione tutto si è fermato: la requisitoria salvo qualche altro colpo di scena o stratagemma della difesa, terminerà mercoledì. Quel giorno dovrebbero discutere anche Gabriella Vanadia, il legale di parte civile, e Ghedini e Longo, i quali però potrebbero finire la loro arringa, a meno che non lascino il mandato, il 25 febbraio. Ma già allora si saprà se è stata accolta o meno l'istanza di ricusazione dei giudici avanzata da Berlusconi. Se dovesse essere respinta, il Tribunale potrebbe entrare in camera di consiglio e uscire con la sentenza.
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Ha preso la parola a metà pomeriggio di sabato il pm De Pasquale. Solo dopo le ripetute camere di consiglio dei giudici costretti a dipanare, per poi respingere, una serie di questioni e istanze poste dalla difesa dell'ex presidente del Consiglio e l'annuncio di Niccolò Ghedini e Piero Longo di un possibile abbandono del loro mandato ritenendo che ancora una volta siano stati violati i diritti della difesa.
Dentro l'aula, invece, De Pasquale, obbligato a svolgere la sua requisitoria di corsa ("il tempo è tiranno") per sostenere che i 600 mila dollari con cui sarebbe stata “comprata” la reticenza di Mills nei processi per le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian "provenivano, al di là di ogni ragionevole dubbio, da Berlusconi", ha fatto una premessa: considerare "una prova" la sentenza irrevocabile di proscioglimento per prescrizione di Mills (che rimanda a quelle con cui in secondo e primo grado il legale inglese è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere), in quanto "ci sono passaggi di fatto legati alla colpevolezza di Berlusconi".
In base a questa "sentenza-prova" (qui le motivazioni), ha affrontato i vari punti messi nero su bianco due anni fa dalla Suprema Corte: si va dalla "reticenza" del legale d'affari britannico in merito ai veri proprietari delle società off-shore di Finivest, alla sua telefonata notturna con l'ex premier sul finanziamento illecito all'allora leader del Psi Bettino Craxi; dal fondo Horizon e i due trust che avrebbero dovuto essere creati per i figli del Cavaliere, Marina e Pier Silvio, fino alla lettera inviata nel febbraio 2004 da Mills al suo commercialista: "Una confessione stragiudiziale", ha affermato il pm.
Per De Pasquale, nella missiva in cui l'avvocato si dice preoccupato di incorrere nelle maglie del fisco inglese per un “regalo” ricevuto per evitargli, in cambio, guai con la giustizia, le parole sono "come pietre" e "non è il frutto di un estemporaneo colpo di testa, ma di una valutazione attenta alle conseguenze. Ogni passaggio è limato in modo tale da non dire mai", da chi provenga quel "gift". Secondo il pm, non da Carlo Bernasconi, il manager Finivest morto da anni. "Mills - ha aggiunto - non ha mai voluto raccontarla questa storia di Berlusconi e ha sempre tenuta nascosta la provvista. Ha fatto scomparire il 'cadavere' e non ha mai voluto dare alcun aiuto per ritrovare il provento". Provento di cui si sarebbero perse le tracce in "passaggi di denaro con giri incomprensibili e illogici, per un tentativo di confondere le acque e per tenere Berlusconi fuori dalla vicenda".
E se la tesi con cui la difesa ha sostenuto che quei 600 mila dollari provenivano dai conti dell'armatore Diego Attanasio "è risibile", per il pm "anche in questo processo", come in quello a carico del legale britannico, "tutte le prove portano a dire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che questo denaro proveniva da Berlusconi per non essere stato gettato in un mare di guai".
Dopo di che, per via della stanchezza, con Ghedini che ha chiesto la sospensione tutto si è fermato: la requisitoria salvo qualche altro colpo di scena o stratagemma della difesa, terminerà mercoledì. Quel giorno dovrebbero discutere anche Gabriella Vanadia, il legale di parte civile, e Ghedini e Longo, i quali però potrebbero finire la loro arringa, a meno che non lascino il mandato, il 25 febbraio. Ma già allora si saprà se è stata accolta o meno l'istanza di ricusazione dei giudici avanzata da Berlusconi. Se dovesse essere respinta, il Tribunale potrebbe entrare in camera di consiglio e uscire con la sentenza.