“Non è imputabile perché incapace di intendere e volere”: è la decisione del giudice che ha stabilito 5 anni di ospedale psichiatrico giudiziario per l'ex pugile che massacrò una donna a Milano. La famiglia della vittima: “Abbandonati dalle istituzioni”
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Il 6 agosto del 2010 massacrò a pugni una donna filippina di 42 anni che poi morì. Ora il gup di Milano Roberta Nunnari, ha assolto l'ex pugile Oleg Fedchenko, 27 anni, perché "non imputabile in quanto incapace di intendere e volere". La perizia, depositata nel maggio scorso al giudice, aveva stabilito che il giovane soffre di schizofrenia paranoide. Anche il pm ne aveva chiesto l'assoluzione e 15 anni di ospedale psichiatrico giudiziario. Il giudice ha parzialmente accolto questa richiesta, stabilendo 5 anni di ospedale psichiatrico giudiziario. L'uomo inizialmente era stato accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione per aver massacrato a pugni una donna che non conosceva incontrata per caso in una strada di Milano.
L’episodio - Fedchenko, dalla casa della madre, forse anche a causa di una delusione amorosa, si era gettato sulla prima donna incontrata in strada, in viale Abruzzi, a Milano. La vittima, Emlou Arvesu, che stava rientrando nella sua abitazione dopo aver accompagnato uno dei figli dalla sorella, fu sbattuta contro la vetrina di una banca e poi colpita più volte con pugni precisi e feroci (qui il racconto di un testimone). Nel maggio scorso, il professore Ambrogio Pennati ha depositato la perizia psichiatrica, disposta dal gip di Milano Cristina Di Censo. Nella relazione il medico ha scritto che Fedchenko era totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto perché soffre di una grave forma di schizofrenia paranoide. Dopo il deposito della perizia, il pugile era stato trasferito dal carcere in un ospedale psichiatrico giudiziario. Oltre che dall'imputazione di omicidio, il giudice Roberta Nunnari ha assolto l'ucraino anche dall'accusa di tentata rapina ai danni della donna, contesta dal pm. Tentativo di rapina che, secondo il gup, non c'è mai stato. Fedchenko è stato condannato invece a 9 mesi di arresto (già scontati con la carcerazione preventiva) per detenzione di armi, che gli sono state trovate in casa durante una perquisizione.
La famiglia della vittima - “E' difficile da digerire e da comprendere per i familiari una decisione di questo genere". Così l'avvocato Fabio Belloni, che rappresenta il marito e i tre figli della donna filippina uccisa a pugni nell'agosto del 2010, ha commentato la sentenza del gup di Milano. "I familiari della donna si sentono completamente abbandonati dalle istituzioni. C'è stata grande vicinanza quando è successa la tragedia, ma poi più nulla". Con l'assoluzione, i familiari, parti civili, non hanno neanche diritto al risarcimento. L'avvocato Belloni aveva sottolineato, anche in passato quando era stata depositata la perizia sull'incapacità del pugile, che in Lombardia "non è prevista nemmeno una polizza anticrimine, imposta invece dalle normative dell'Unione Europea". Davanti al gup, il legale aveva chiesto che venisse effettuata una nuova perizia collegiale per valutare nuovamente le condizioni psichiche di Fedchenko, contestando in sostanza la dichiarazione di non imputabilità. Richiesta respinta.
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