#occupyscampia: Twitter si mobilita contro i diktat dei clan

Cronaca
Il primo tweet su #occupyscampia
occupyscampia

L'idea di "occupare" una piazza contro il coprifuoco nel quartiere napoletano di Scampia è partita da un tweet di Pina Picierno, deputato Pd. Poi, l'adesione di Libera e di Roberto Saviano

Dai social network alla piazza scoppia una rivolta pacifica contro i diktat dei boss campani. E' bastato un solo tweet con l'hashtag #occupyscampia, per accendere i riflettori sul coprifuoco imposto a Scampia, quartiere di Napoli  noto per i palazzoni a forma di vele, la faida di camorra e lo spaccio di droga. A dare il via alla mobilitazione in rete è stato il cinguettio di Pina Picierno, deputato Pd: "Scampia: i clan impogono il coprifuoco, come se quel territorio fosse #cosaloro. Gli facciamo capire che non è così? #basta! #occupyscampia" seguito poi da "Venerdì, 3 febbraio, h 17 piazza Giovanni Paolo II. Portate le tende! In tanti a gridare no alla camorra!".  Per il deputato, la pubblicazione dei tweet "è stata una reazione istintiva” alla notizia diffusa da una radio locale sulle ultime regole dei boss dettati nella zona: "Negozi chiusi non oltre le 19.30, donne in casa, nessuno per strada la sera". Direttive, però smentite dal prefetto di Napoli, Andrea De Martino: "Nessuna denuncia è stata fatta di questo fenomeno, nessuna segnalazione, io l'ho letto sui giornali". Fanno eco a questa dichiarazione le parole di Giovanni Zoppoli, coordinatore del centro territoriale Mammut, "Il coprifuoco a Scampia, così come è stato raccontato, non c'è: che ci sia molta tensione e apprensione non c'è dubbio, che a Scampia ci sia la camorra che controlla il territorio è risaputo e non è notizia di questi giorni".

Nonostante le smentite al coprifuoco, all’iniziativa #occupyscampia aderiscono associazioni come Libera, molti giornalisti e anche intellettuali tra cui Roberto Saviano, che il 2 febbraio scrive su Repubblica: "È un coprifuoco anomalo. Lo consigliano piuttosto che imporlo. Lo consigliano caldamente. E il calore dell’intimidazione prevede un’unica cosa: dichiarazione di guerra. Le ragioni del coprifuoco sembrano infatti le ragioni tipiche di ogni conflitto, e siccome nel 2004 la faida che scoppiò interna al clan Di Lauro di Secondigliano generò molti morti innocenti, questa volta i clan chiedono a chi vive lì di non diventare un bersaglio sbagliato. O forse non lo chiedono affatto. Accade che le persone si comportino così sentendo paura e basta".

Al fianco di chi non si rassegna a vivere nella terra monopolizzata dai clan camorristici, con #occupyscampia nasce "un movimento di tutti – spiega la promotrice Pina Picierno -dove c'è una grande voglia di  partecipare e di dire a tutti i criminali che quello non è il loro  territorio, voglia di riprendersi quegli spazi e di dire un 'no' alla  camorra grande come una casa”. Occupare Scampia, invece, per Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione del Pd Napoli, "significa liberare le migliori  energie del quartiere. E per fare questo bisogna partire da chi lì lavora da anni, come il Gridas, il Mammut, il Centro Hurtado, le  parrocchie, i comitati di cittadini, l'esperienza di Punta Corsara,  gli operatori sociali, i maestri, gli educatori”. Voci, che sono state ascoltate dal prefetto di Napoli Andrea De Martino, che visitando il quartiere di Napoli ha detto: "Non è la prima volta che vengo a Scampia ma questa presenza vuole sottolineare l'attenzione che si sta dedicando a questo quartiere, una realtà difficile, ma anche caratterizzata da una forte presenza civile e sociale che può  spostare certi equilibri. Qui ci sono tante persone perbene che operano per fare crescere questo territorio".


Cronaca: i più letti

[an error occurred while processing this directive]