Ritrovato il Suv che ha investito e ucciso Nicolò Savatino: è intestato al prestanome di una società. Secondo alcune indiscrezioni i due sospettati, dopo l’incidente, sarebbero rimasti in zona per un paio di ore. Lunedì l’autopsia sul corpo dell’agente
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Proseguono le indagini per arrivare a rintracciare le due persone che il 12 gennaio a Milano hanno investito con un Suv ed ucciso il vigile urbano Nicolò Savarino . Investigatori ed inquirenti vanno avanti nelle ricerche nel massimo riserbo e da fonti vicine alle inchieste si segnala il problema delle fughe di notizie delle ultime ore che possono aver creato non pochi problemi per la risoluzione del caso.
Ritrovato il Suv - All’indomani dell’omicidio, il 13 gennaio, era stato ritrovato in via Lancetti il Suv, intestato al prestanome di una società. I due responsabili, probabilmente due nomadi di origine slava, sarebbero stati identificati proprio grazie al veicolo che usavano abitualmente e agli accertamenti degli esperti del Reparto radiomobile della Polizia locale che conduce le indagini assieme alla Squadra mobile di Milano. Sono ricercati tra il capoluogo lombardo e i valichi di frontiera del Nord Italia. Sul fuoristrada sono stati trovati i segni dell'investimento ben chiari sull'avantreno, comprese le macchie di sangue e la vernice verde della bicicletta del vigile, trascinato per oltre 300 metri. Il pm di Milano Mauro Clerici indaga per omicidio volontario.
Secondo alcune indiscrezioni riportate dall’agenzia di stampa Ansa, dopo l’incidente i due sospettati, senza mai abbandonare l'auto, sarebbero rimasti nella zona per almeno un paio d'ore nonostante il clamore dell'episodio e l'arrivo dei soccorsi. Lunedì 16 gennaio verrà effettuata l'autopsia sul cadavere di Nicolò Savarino.
Pisapia: "Grande contributo dei cittadini alle indagini - Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, è tornato a parlare dell'accaduto, sottolineando che i cittadini milanesi hanno dato un "grande contributo" alle indagini per identificare i responsabili dell'uccisione del vigile urbano. Poi, partecipando alla trasmissione 'Che tempo che fa', ha ricordato che "due anni fa ci fu l'episodio di un tassista ucciso per strada, e allora ci fu dell'omertà. Oggi i cittadini hanno dato un grande contributo alle indagini, hanno detto tutto quello che hanno visto, non hanno avuto paura ad aiutare le forze dell'ordine a identificare i responsabili".
"Avrei dovuto sparare" - Intanto, al Corriere della Sera , parla il collega del vigile ucciso che era accanto alla vittima al momento della tragedia. "Avrei dovuto sparare alla macchina e invece ho cercato di aggrapparmi alla bicicletta. Non me lo perdonerò mai".
Solidarietà ai vigili - “Abbiamo ricevuto tanta solidarietà in un momento davvero difficile. Tanti cittadini, tanta gente semplice ha portato fiori” ha detto un vigile urbano a SkyTG24.
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Ritrovato il Suv - All’indomani dell’omicidio, il 13 gennaio, era stato ritrovato in via Lancetti il Suv, intestato al prestanome di una società. I due responsabili, probabilmente due nomadi di origine slava, sarebbero stati identificati proprio grazie al veicolo che usavano abitualmente e agli accertamenti degli esperti del Reparto radiomobile della Polizia locale che conduce le indagini assieme alla Squadra mobile di Milano. Sono ricercati tra il capoluogo lombardo e i valichi di frontiera del Nord Italia. Sul fuoristrada sono stati trovati i segni dell'investimento ben chiari sull'avantreno, comprese le macchie di sangue e la vernice verde della bicicletta del vigile, trascinato per oltre 300 metri. Il pm di Milano Mauro Clerici indaga per omicidio volontario.
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"Avrei dovuto sparare" - Intanto, al Corriere della Sera , parla il collega del vigile ucciso che era accanto alla vittima al momento della tragedia. "Avrei dovuto sparare alla macchina e invece ho cercato di aggrapparmi alla bicicletta. Non me lo perdonerò mai".
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