Nove anni e due mesi per bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere all’ex patron della Parmalat nel processo sulla holding turistica del gruppo di Collecchio. Tanzi sta già scontando in carcere un’altra condanna a otto anni per aggiotaggio
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L'arresto di Tanzi a maggio per il crac Parmalat
(In fondo all'articolo tutti i video sul caso Parmalat)
E' stato sempre considerato il “processo minore”. Eppure la vicenda Parmatour ha portato un'ulteriore condanna a nove anni e due mesi per Calisto Tanzi, accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, ed è un caso illuminante per capire come funzionava quella che gli inquirenti hanno definito "la più grande fabbrica di debiti del capitalismo europeo". Il tribunale di Parma ha scritto una prima verità sul crac della holding turistica della Parmalat, e ha portato anche alla condanna a tre anni e otto mesi dell'ex numero uno della Banca popolare di Lodi, Giampiero Fiorani. In totale i giudici hanno condannato 23 persone (qui tutte le altre condanne, ndr).
Negli anni Ottanta e Novanta, quando la piccola azienda alimentare della famiglia Tanzi cominciò a diventare un “gioiellino”, un impero del latte sul quale non tramontava mai il sole, la quotazione in borsa, nel 1990, dette il via ad una vastissima campagna di acquisizioni, con un massiccio ricorso al credito e collocamenti obbligazionari, proprio quelli che poi hanno messo sul lastrico migliaia di risparmiatori. La Parmalat entrò da protagonista in America, in Sudafrica, in Oceania. Poi acquisì società anche estranee alla propria vocazione alimentare come il turismo: società che portarono alla nascita di Parmatour. Sarebbe stata proprio questa holding, affidata di fatto alla figlia Francesca, a fagocitare una parte consistente dei finanziamenti bancari della Parmalat.
Acquisizioni sopravvalutate, un rapporto quanto meno ambiguo con molti istituti di credito, soldi che sparivano nel nulla ad una velocità incredibile: è così che Parmatour è diventata una delle cause scatenanti, nonché uno dei simboli più chiari del crac.
La condanna si aggiunge ai 18 anni che Tanzi ha preso al processo principale (è in corso l'appello) e agli otto che sta scontando in carcere con l'accusa si aggiotaggio.
Il tribunale ha deciso anche che alle parti civili, tra cui la Parmalat in amministrazione straordinaria, sia pagata una provvisionale di 120 milioni. Tra le parti civili costituite in giudizio ci sono anche migliaia di risparmiatori truffati dai titoli di Collecchio.
Si chiude così il processo per la bancarotta fraudolenta del gruppo turistico dopo 104 udienze, l'audizione in aula di 87 persone tra imputati, testi e consulenti, 600 slide proiettate in corso di dibattimento, il deposito nel fascicolo processuale di 32.000 file, frutto delle indagini condotte dal Gruppo Tutela mercati del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bologna.
E si chiude anche un periodo di lavoro titanico per gli uffici giudiziari parmigiani che negli ultimi anni hanno provato a rimettere insieme i pezzi di un crac senza precedenti, per dimensioni e complessità, nel capitalismo europeo. E' soddisfatta, la procura parmigiana, che ha visto accolte le proprie tesi con il tribunale che ha, anzi, condannato Tanzi a due mesi in più di quelle che erano state le richieste.
La difesa dell'ex Cavaliere (l'onorificenza gli è stata revocata per indegnità) aveva chiesto l'assoluzione sostenendo che non si era mai direttamente occupato del settore turistico. Ma che era però, secondo l'accusa, quasi impossibile da distinguere in quel groviglio di debiti, trasferimenti e scatole cinesi che ha strozzato il gioiellino e rovinato tanti piccoli risparmiatori.
L'arresto di Tanzi a maggio per il crac Parmalat
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E' stato sempre considerato il “processo minore”. Eppure la vicenda Parmatour ha portato un'ulteriore condanna a nove anni e due mesi per Calisto Tanzi, accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, ed è un caso illuminante per capire come funzionava quella che gli inquirenti hanno definito "la più grande fabbrica di debiti del capitalismo europeo". Il tribunale di Parma ha scritto una prima verità sul crac della holding turistica della Parmalat, e ha portato anche alla condanna a tre anni e otto mesi dell'ex numero uno della Banca popolare di Lodi, Giampiero Fiorani. In totale i giudici hanno condannato 23 persone (qui tutte le altre condanne, ndr).
Negli anni Ottanta e Novanta, quando la piccola azienda alimentare della famiglia Tanzi cominciò a diventare un “gioiellino”, un impero del latte sul quale non tramontava mai il sole, la quotazione in borsa, nel 1990, dette il via ad una vastissima campagna di acquisizioni, con un massiccio ricorso al credito e collocamenti obbligazionari, proprio quelli che poi hanno messo sul lastrico migliaia di risparmiatori. La Parmalat entrò da protagonista in America, in Sudafrica, in Oceania. Poi acquisì società anche estranee alla propria vocazione alimentare come il turismo: società che portarono alla nascita di Parmatour. Sarebbe stata proprio questa holding, affidata di fatto alla figlia Francesca, a fagocitare una parte consistente dei finanziamenti bancari della Parmalat.
Acquisizioni sopravvalutate, un rapporto quanto meno ambiguo con molti istituti di credito, soldi che sparivano nel nulla ad una velocità incredibile: è così che Parmatour è diventata una delle cause scatenanti, nonché uno dei simboli più chiari del crac.
La condanna si aggiunge ai 18 anni che Tanzi ha preso al processo principale (è in corso l'appello) e agli otto che sta scontando in carcere con l'accusa si aggiotaggio.
Il tribunale ha deciso anche che alle parti civili, tra cui la Parmalat in amministrazione straordinaria, sia pagata una provvisionale di 120 milioni. Tra le parti civili costituite in giudizio ci sono anche migliaia di risparmiatori truffati dai titoli di Collecchio.
Si chiude così il processo per la bancarotta fraudolenta del gruppo turistico dopo 104 udienze, l'audizione in aula di 87 persone tra imputati, testi e consulenti, 600 slide proiettate in corso di dibattimento, il deposito nel fascicolo processuale di 32.000 file, frutto delle indagini condotte dal Gruppo Tutela mercati del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bologna.
E si chiude anche un periodo di lavoro titanico per gli uffici giudiziari parmigiani che negli ultimi anni hanno provato a rimettere insieme i pezzi di un crac senza precedenti, per dimensioni e complessità, nel capitalismo europeo. E' soddisfatta, la procura parmigiana, che ha visto accolte le proprie tesi con il tribunale che ha, anzi, condannato Tanzi a due mesi in più di quelle che erano state le richieste.
La difesa dell'ex Cavaliere (l'onorificenza gli è stata revocata per indegnità) aveva chiesto l'assoluzione sostenendo che non si era mai direttamente occupato del settore turistico. Ma che era però, secondo l'accusa, quasi impossibile da distinguere in quel groviglio di debiti, trasferimenti e scatole cinesi che ha strozzato il gioiellino e rovinato tanti piccoli risparmiatori.