Renzi: "Serve una battaglia educativa contro il razzismo"

Cronaca
Firenze, lutto cittadino dopo la strage xenofoba

Lutto a Firenze dopo la morte di due cittadini del Senegal uccisi da un estremista di destra. La Procura: "Azione premeditata". Dakar: "Siamo indignati". Il presidente di Casapound: "Temo altro sangue"

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"Siamo in un brutto mondo. Queste cose non dovrebbero succedere" dice un giovane fiorentino ai microfoni di SkyTG24. Rabbia, sgomento, desiderio di affermare che la "città non è razzista" ma che è "vittima del razzismo", come ha dichiarato il sindaco Matteo Renzi, che sul suoprpfilo Facebook afferma che la comunità è scossa.
Sono questi i sentimenti che dominano Firenze il giorno dopo la morte di Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, 54 anni , i due senegalesi uccisi il 13 dicembre in piazza Dalmazia, pieno centro città da Gianluca Casseri con una pistola Smith & Wesson 357 Magnum.
Samb Modou abitava a Sesto Fiorentino in via Puccini e, secondo gli accertamenti dei carabinieri, risulta clandestino. Diop Mor aveva un regolare permesso di soggiorno e abitava in via Primo Settembre.
Intanto, nel giorno di lutto cittadino, la comunità si interroga su ciò che è successo. Bisogna combattere il razzismo, afferma ancora Renzi, ma per combatterlo c'è bisogno "di una gigantesca battaglia educativa e culturale che va vinta nelle scuole e nella società".
A Firenze, le bandiere sono a mezz'asta, i banchi del mercato di San Lorenzo chiusi, le saracinesche abbassate. "E' giusto così, bisogna dare un segnale - dice un commerciante mentre chiude il suo negozio - E' anche vero, però, che per il gesto di un folle non deve pagare tutta la comunità". ( GUARDA IL VIDEO ).
"No mi aspettavo che in una città come Firenze potesse accadere una cosa del genere. No, da toscano non lo credevo possibile" afferma un uomo ai microfoni di SkyTG24. "Bisogna ammettere che ci sono delle tensioni - dice invece una donna - Ci sono molti stranieri che vengono qui per cercare un lavoro e hanno bisogno d'aiuto. Credo che la politica se ne debba occupare in maniera più pregnante".



E' d'accordo con questa lettura anche un rappresentante della comunità senegalese. "Fino a che lo straniero sarà visto come un nemico sociale. E' normale che succedano fatti del genere".



Il governo di Dakar si dice indignato - Restano gravi intanto le condizioni dei tre senegalesi feriti nell'agguato del 13 dicembre: Moustapha Dieng, 34 anni, e Sougou Mor, 32, sono in terapia intensiva, mentre Mbenghe Cheike, 42 anni, colpito all'addome e operato all'ospedale di Santa Maria Nuova, ha superato l'intervento ed è in rianimazione. Per tutti la prognosi è riservata, anche se nessuno dei tre è in pericolo di morte. Nel frattempo da Dakar, il governo del Senegal si è detto "indignato" per il "brutale assassinio" e ha sottolineato di voler fare "piena luce" sulla vicenda al fine di assumere "le misure appropriate".

Casapound prende le distanze dall'assassino - Il leader del movimento di destra Casapound Italia, Gianluca Iannone, si è detto preoccupato del clima che si sta creando, e teme che ci possa essere altro sangue. Sarebbero, secondo lui, esponenti dell'Idv e del Pd a 'soffiare sul fuoco per eliminarci politicamente'. Iannone ha inoltre condannato il gesto di Casseri, iscritto al movimento. "Chi ha compiuto la strage - ha detto Iannone - è un individuo che ha frequentato sporadicamente le attività del nostro movimento. Una persona pacata che veniva da noi raramente e in solitudine. Quello che è successo è stata una doccia fredda per tutti noi". Da Casapound parte anche una lettera per il sindaco Renzi con la richiesta di un incontro "privato o pubblico al fine di
confrontarci con rispetto e, per quanto possibile, serenità". E una seconda missiva è indirizzata all'ambasciatore del Senegal a Roma per esprimere il cordoglio anche ai familiari delle vittime e a tutta la comunità senegalese in Italia.

La Procura: non si è trattato di un raptus  - Non un raptus ma un'azione premeditata". Così la procura di Firenze definisce il comportamento di Gianluca Casseri. Si fabbricava da solo le munizioni con cui poi sparava al poligono di tiro. Gli inquirenti hanno rinvenuto in un seminterrato della sua abitazione di Cireglio, in provincia di Pistoia un vero e proprio laboratorio per la fabbricazione di proiettili, con tanto di pressa, bossoli e materiale per armare le munizioni. L'uomo non aveva il porto d'armi, ma aveva la detenzione di una pistola 357 magnum regolarmente denunciata. Nell'appartamento fiorentino di piazza del Terzolle sono stati invece rinvenuti solo una grande quantità di libri e di fumetti. Casseri aveva scritto anche libri e articoli in cui ricorrevano le tematiche naziste, pagane ed esoteriche che lo appassionavano. Secondo quanto emerso, inoltre, il 50enne era in cura da qualche anno per depressione, ed era anche malato di diabete. 

Sparito l'hard disk -
L'uomo era residente a Cireglio, dove abitava con il fratello e la madre malata di Alzheimer, ma risultava domiciliato in un appartamento nella zona di piazza Dalmazia.
Gli inquirenti hanno spiegato che la casa sembrava disabitata quando è stata perquisita, ma un amico dell'uomo, che gliela aveva affittata qualche mese fa, ha riferito di essere
passato a trovarlo lunedì sera e che era completamente arredata. Gli investigatori dunque ipotizzano che l'uomo abbia ripulito lunedì sera o il 13 mattina l'appartamento, dove sono rimasti solo libri e fumetti oltre a un vecchio schermo per pc senza l'hard disk. Il computer che Casseri usava è stato trovato nell'abitazione pistoiese. Da una prima analisi, risulta che l'omicida abbia recentemente consultato siti di Casa Pound,
forum razzisti e si sia appuntato l'indirizzo del mercato rionale di Sesto Fiorentino, vicino a Firenze e poco distante dal quartiere di Rifredi, dove si trova piazza Dalmazia.
Nella casa di Cireglio gli inquirenti hanno riferito anche di aver trovato nel sottosuolo attrezzature per la fabbricazione di proiettili.

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