Concluse le indagini della procura di Roma sulla presunta loggia. L’ex coordinatore nazionale del Pdl e il senatore sono accusati di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi. Indagati anche Cappellacci e Cosentino
Si è conclusa l'inchiesta della procura di Roma sulla cosiddetta P3 che vede in tutto venti indagati. In particolare rischiano il processo per il reato di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi che vieta la costituzione di società segrete, l'ex coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini e il senatore Marcello Dell'Utri. Per la procura di Roma Dell'Utri e Verdini avrebbero "costituito, organizzato e diretto" un'associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata "di delitti di corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata".
L'inchiesta sulla cosiddetta P3, coordinata dal procuratore aggiunto antimafia Giancarlo Capaldo (che nei giorni scorsi ha lasciato l'inchiesta Enav), vede inoltre tra gli indagati eccellenti il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, a cui si contesta il reato di abuso d'ufficio in riferimento alla nomina di direttore generale per l'agenzia Arpa della Sardegna; e l'ex sottosegretario all'economia, Nicola Cosentino, al quale si contesta il tentativo di screditare la reputazione del candidato alla regione Campania, Stefano Caldoro, diffondendo notizie false e diffamatorie per far ritirare la sua nomina.
L’inchiesta, scattata un anno fa, è partita dalle indagini condotte dai magistrati romani intorno all'intreccio occulto tra alte personalità dello stato e altri individui a queste connessi, i quali si sarebbero riuniti in quella che la Procura aveva definito una “nuova P2”. Questa struttura sarebbe stata costituita da Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, secondo quanto riportato nell'informativa del 18 giugno scorso dei carabinieri di Roma, e avrebbe svolto “in maniera sistematica e pianificata un'intensa, riservata ed indebita attività di interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, allo scopo di ottenere vantaggi economici o di altro tipo”.
L'inchiesta sulla cosiddetta P3, coordinata dal procuratore aggiunto antimafia Giancarlo Capaldo (che nei giorni scorsi ha lasciato l'inchiesta Enav), vede inoltre tra gli indagati eccellenti il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, a cui si contesta il reato di abuso d'ufficio in riferimento alla nomina di direttore generale per l'agenzia Arpa della Sardegna; e l'ex sottosegretario all'economia, Nicola Cosentino, al quale si contesta il tentativo di screditare la reputazione del candidato alla regione Campania, Stefano Caldoro, diffondendo notizie false e diffamatorie per far ritirare la sua nomina.
L’inchiesta, scattata un anno fa, è partita dalle indagini condotte dai magistrati romani intorno all'intreccio occulto tra alte personalità dello stato e altri individui a queste connessi, i quali si sarebbero riuniti in quella che la Procura aveva definito una “nuova P2”. Questa struttura sarebbe stata costituita da Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi, secondo quanto riportato nell'informativa del 18 giugno scorso dei carabinieri di Roma, e avrebbe svolto “in maniera sistematica e pianificata un'intensa, riservata ed indebita attività di interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, allo scopo di ottenere vantaggi economici o di altro tipo”.