Lutto nel giornalismo, morto Giuseppe D'Avanzo
CronacaCelebri le sue inchieste sul caso Telekom Serbia, il rapimento di Abu Omar e l'affaire Nigeria Gate. Fu lui a ideare le dieci domande a Silvio Berlusconi su Noemi Letizia. Unanime il cordoglio del mondo politico
E' morto improvvisamente sabato 30 luglio Giuseppe D'Avanzo, giornalista e scrittore. Nato a Napoli nel 1953, laureato in filosofia, dopo aver lavorato al Corriere della Sera, nel 2000 è approdato a La Repubblica, diventandone una delle firme di spicco. Ha curato con il giornalista Carlo Bonini, i principali scoop investigativi nei quali la cronaca nera si è incrociata con la politica, soprattutto estera e militare.
Fui lui, insieme a Bonini, a sollevare il caso di Telecom Serbia (leggi dall'archivio di Repubblica), a indagare sull'affaire Nigeria Gate (qui la loro inchiesta: parte uno, due e tre), a occuparsi del caso del rapimento di Abu Omar. Lanciò, quando scoppiò il caso di Noemi Letizia, le dieci domande a Silvio Berlusconi (qui il suo pezzo).
Con il cronista Attilio Bolzoni, esperto di mafia, ha pubblicato Il Capo dei Capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina (Rizzoli, 2007, decima edizione), da cui è stata tratta un'omonima miniserie tv trasmessa da Canale 5.
E' unanime nel mondo politico il cordoglio per la scomparsa di Giuseppe D'Avanzo. Oltre alle alte cariche istituzionali, primi fra tutti il presidente della Repubblica e i presidenti di Camera e Senato, hanno inviato un messaggio di vicinanza al quotidiano e alla famiglia tutte le forze di opposizione, e anche dalla Lega è giunto l'onore delle armi per un giornalista definito da tutti coraggioso e appassionato.
Walter Veltroni, ex segretario Pd, si è detto profondamente addolorato: "giornalista coraggioso e impegnato, da sempre era in prima fila nella denuncia dei mali del nostro Paese, che fossero l'arretratezza sociale, l'illegalità legata alle mafie, i rischi di deviazioni negli apparati statali, l'infiltrazione di corruzione e affarismi nella cosa pubblica e nella politica. Di Peppe D'Avanzo ricordo la passione e il calore, l'irruenza e insieme lo scrupolo fino al dettaglio più piccolo delle sue inchieste. Da anni i suoi articoli avevano scandito battaglie di grande passione civile condivise con milioni di lettori e di cittadini. Napoletano aveva sempre mantenuto un grande legame con la sua città e col Mezzogiorno: di qui l'attenzione ai fenomeni della criminalità mafiosa, le inchieste il libro su Riina scritto con l'amico Bolzoni. Era un giornalista e un uomo capace di indignarsi, ma trasformava questa indignazione in un lavoro sempre più scrupoloso ed esigente alla ricerca della verità. Ci mancheranno i suoi articoli, ci mancherà la sua presenza, ci mancheranno i suoi baffi neri e quegli sguardi ironici".
Con lui si è stretto a Repubblica e alla famiglia tutto il Pd, l'ufficio stampa, il responsabile informazione del partito Matteo Orfini, il responsabile Ict Paolo Gentiloni, che parla di "lutto gravissimo". E la presidente dell'assemblea del partito, Rosy Bindi, ha affermato che la scomparsa di D'Avanzo "rappresenta una grave perdita per il giornalismo italiano di cui è stato una delle firme più autorevoli. Un cronista di valore, che sapeva indagare e raccontare la realtà unendo finezza culturale e professionalità, spirito critico e passione civile. Con le sue inchieste ha contribuito a fare luce su alcuni dei passaggi più complessi e controversi della storia repubblicana di questi ultimi decenni". E Massimo D'Alema ha affermato che "il suo lavoro è stato sempre diretto a promuovere in maniera imparziale e rigorosa quella trasparenza indispensabile per il sistema democratico".
Leoluca Orlando, portavoce di Idv, ha espresso "profonda commozione": "Il giornalismo italiano ha perso oggi una delle sue firme più autorevoli e prestigiose. D'Avanzo rimarrà nei ricordi di quanti lo hanno conosciuto e apprezzato per la sua capacità di coniugare l'aderenza e il rispetto dei fatti, l'attenzione etica e la grande profondita' d'analisi".
Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, ha affermato che D'Avanzo è stato "autore di inchieste oggettivamente straordinarie. A D'Avanzo va riconosciuto anche il merito di aver delineato prima di tutti quella che denominò 'macchina del fango', raccontandone contorni che pian piano stanno emergendo dalle inchieste giudiziarie". L'Api, con Riccardo Milana, ha sottolineato che "le sue inchieste, il suo stile unico, il coraggio del suo lavoro di cronista mancheranno a tutti coloro che hanno a cuore il mestiere di un giornalismo a schiena dritta, scomodo, senza sconti per nessuno".
"Sgomento ed incredulità, è questo il nostro sentimento in queste ore all'annuncio della scomparsa di Beppe d'Avanzo. Una morte ingiusta ed improvvisa, che ci riempie di dolore", ha affermato Nichi Vendola presidente di Sel. "Piangiamo un giornalista di grande livello morale e professionale, una delle penne più rigorose ed acute del nostro Paese, un giornalista dalla schiena diritta che non sopportava illegalità e l'arroganza del potere. Ai suoi cari, ai suoi colleghi di Repubblica - ha concluso Vendola - va tutto il nostro affetto e sostegno, convinti che saranno tanti i giovani che seguiranno l'esempio, il rigore, la passione di Beppe". I Verdi, in una nota, hanno parlato di "una grave perdita per il mondo dell'informazione italiana. In questo triste momento ci uniamo al dolore dei familiari, a cui vanno le nostre condoglianze, e dei colleghi di 'La Repubblica'. Sara' dura, da domani, non poter leggere piu' la firma che e' diventata sinonimo di grandi inchieste giornalistiche".
Roberto Rao, esponente dell'Udc, ha affermato che "D'Avanzo è stato uno dei grandi giornalisti d'inchiesta italiani, protagonista di un genere che purtroppo sta scomparendo. Sicuramente è stato un giornalista scomodo le cui tesi non sempre sono state condivise e le cui inchieste spesso hanno dato fastidio. Tensione etica, passione per il giornalismo, una analisi approfondita e mai superficiale, sono stati i punti di riferimento che lo hanno guidato nella sua professione". Anche dalla Lega è giunto un messaggio, proprio da chi a lungo è stato criticato dal giornalista: Roberto Castelli, attualmente Vice Ministro alle Infrastrutture e trasporti. "Giuseppe D'Avanzo, nei cinque anni in cui sono stato Ministro della Giustizia, non ha fatto altro che insultarmi. Ma di fronte alla sua scomparsa improvvisa, sono sincero nel dire che provo profondo dispiacere per la perdita di una delle grandi firme del giornalismo italiano, di cui incarnava in pieno pregi e difetti. A Repubblica e alla famiglia D'Avanzo esprimo le mie sentite condoglianze".
Per Gianni Alemanno "il giornalismo italiano ha perso oggi uno dei suoi migliori rappresentanti. Giuseppe D'Avanzo, con le sue inchieste e la sua passione, ha rappresentato nel corso della sua lunga e brillante carriera un pungolo per i politici ma anche e soprattutto una spina nel fianco per la criminalità organizzata". "Alla sua famiglia e alla redazione di Repubblica va il più profondo cordoglio da parte mia e di tutta la città di Roma", concldue il sindaco di Roma.
Fui lui, insieme a Bonini, a sollevare il caso di Telecom Serbia (leggi dall'archivio di Repubblica), a indagare sull'affaire Nigeria Gate (qui la loro inchiesta: parte uno, due e tre), a occuparsi del caso del rapimento di Abu Omar. Lanciò, quando scoppiò il caso di Noemi Letizia, le dieci domande a Silvio Berlusconi (qui il suo pezzo).
Con il cronista Attilio Bolzoni, esperto di mafia, ha pubblicato Il Capo dei Capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina (Rizzoli, 2007, decima edizione), da cui è stata tratta un'omonima miniserie tv trasmessa da Canale 5.
E' unanime nel mondo politico il cordoglio per la scomparsa di Giuseppe D'Avanzo. Oltre alle alte cariche istituzionali, primi fra tutti il presidente della Repubblica e i presidenti di Camera e Senato, hanno inviato un messaggio di vicinanza al quotidiano e alla famiglia tutte le forze di opposizione, e anche dalla Lega è giunto l'onore delle armi per un giornalista definito da tutti coraggioso e appassionato.
Walter Veltroni, ex segretario Pd, si è detto profondamente addolorato: "giornalista coraggioso e impegnato, da sempre era in prima fila nella denuncia dei mali del nostro Paese, che fossero l'arretratezza sociale, l'illegalità legata alle mafie, i rischi di deviazioni negli apparati statali, l'infiltrazione di corruzione e affarismi nella cosa pubblica e nella politica. Di Peppe D'Avanzo ricordo la passione e il calore, l'irruenza e insieme lo scrupolo fino al dettaglio più piccolo delle sue inchieste. Da anni i suoi articoli avevano scandito battaglie di grande passione civile condivise con milioni di lettori e di cittadini. Napoletano aveva sempre mantenuto un grande legame con la sua città e col Mezzogiorno: di qui l'attenzione ai fenomeni della criminalità mafiosa, le inchieste il libro su Riina scritto con l'amico Bolzoni. Era un giornalista e un uomo capace di indignarsi, ma trasformava questa indignazione in un lavoro sempre più scrupoloso ed esigente alla ricerca della verità. Ci mancheranno i suoi articoli, ci mancherà la sua presenza, ci mancheranno i suoi baffi neri e quegli sguardi ironici".
Con lui si è stretto a Repubblica e alla famiglia tutto il Pd, l'ufficio stampa, il responsabile informazione del partito Matteo Orfini, il responsabile Ict Paolo Gentiloni, che parla di "lutto gravissimo". E la presidente dell'assemblea del partito, Rosy Bindi, ha affermato che la scomparsa di D'Avanzo "rappresenta una grave perdita per il giornalismo italiano di cui è stato una delle firme più autorevoli. Un cronista di valore, che sapeva indagare e raccontare la realtà unendo finezza culturale e professionalità, spirito critico e passione civile. Con le sue inchieste ha contribuito a fare luce su alcuni dei passaggi più complessi e controversi della storia repubblicana di questi ultimi decenni". E Massimo D'Alema ha affermato che "il suo lavoro è stato sempre diretto a promuovere in maniera imparziale e rigorosa quella trasparenza indispensabile per il sistema democratico".
Leoluca Orlando, portavoce di Idv, ha espresso "profonda commozione": "Il giornalismo italiano ha perso oggi una delle sue firme più autorevoli e prestigiose. D'Avanzo rimarrà nei ricordi di quanti lo hanno conosciuto e apprezzato per la sua capacità di coniugare l'aderenza e il rispetto dei fatti, l'attenzione etica e la grande profondita' d'analisi".
Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, ha affermato che D'Avanzo è stato "autore di inchieste oggettivamente straordinarie. A D'Avanzo va riconosciuto anche il merito di aver delineato prima di tutti quella che denominò 'macchina del fango', raccontandone contorni che pian piano stanno emergendo dalle inchieste giudiziarie". L'Api, con Riccardo Milana, ha sottolineato che "le sue inchieste, il suo stile unico, il coraggio del suo lavoro di cronista mancheranno a tutti coloro che hanno a cuore il mestiere di un giornalismo a schiena dritta, scomodo, senza sconti per nessuno".
"Sgomento ed incredulità, è questo il nostro sentimento in queste ore all'annuncio della scomparsa di Beppe d'Avanzo. Una morte ingiusta ed improvvisa, che ci riempie di dolore", ha affermato Nichi Vendola presidente di Sel. "Piangiamo un giornalista di grande livello morale e professionale, una delle penne più rigorose ed acute del nostro Paese, un giornalista dalla schiena diritta che non sopportava illegalità e l'arroganza del potere. Ai suoi cari, ai suoi colleghi di Repubblica - ha concluso Vendola - va tutto il nostro affetto e sostegno, convinti che saranno tanti i giovani che seguiranno l'esempio, il rigore, la passione di Beppe". I Verdi, in una nota, hanno parlato di "una grave perdita per il mondo dell'informazione italiana. In questo triste momento ci uniamo al dolore dei familiari, a cui vanno le nostre condoglianze, e dei colleghi di 'La Repubblica'. Sara' dura, da domani, non poter leggere piu' la firma che e' diventata sinonimo di grandi inchieste giornalistiche".
Roberto Rao, esponente dell'Udc, ha affermato che "D'Avanzo è stato uno dei grandi giornalisti d'inchiesta italiani, protagonista di un genere che purtroppo sta scomparendo. Sicuramente è stato un giornalista scomodo le cui tesi non sempre sono state condivise e le cui inchieste spesso hanno dato fastidio. Tensione etica, passione per il giornalismo, una analisi approfondita e mai superficiale, sono stati i punti di riferimento che lo hanno guidato nella sua professione". Anche dalla Lega è giunto un messaggio, proprio da chi a lungo è stato criticato dal giornalista: Roberto Castelli, attualmente Vice Ministro alle Infrastrutture e trasporti. "Giuseppe D'Avanzo, nei cinque anni in cui sono stato Ministro della Giustizia, non ha fatto altro che insultarmi. Ma di fronte alla sua scomparsa improvvisa, sono sincero nel dire che provo profondo dispiacere per la perdita di una delle grandi firme del giornalismo italiano, di cui incarnava in pieno pregi e difetti. A Repubblica e alla famiglia D'Avanzo esprimo le mie sentite condoglianze".
Per Gianni Alemanno "il giornalismo italiano ha perso oggi uno dei suoi migliori rappresentanti. Giuseppe D'Avanzo, con le sue inchieste e la sua passione, ha rappresentato nel corso della sua lunga e brillante carriera un pungolo per i politici ma anche e soprattutto una spina nel fianco per la criminalità organizzata". "Alla sua famiglia e alla redazione di Repubblica va il più profondo cordoglio da parte mia e di tutta la città di Roma", concldue il sindaco di Roma.