Una delle tante ragazze che hanno frequentato Arcore. Così il legale definisce la consigliera regionale imputata per induzione e sfruttamento della prostituzione. Chiesto il "non luogo a procedere perché il fatto non sussiste". LO SPECIALE
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La consigliera regionale Pdl Nicole Minetti non era la tenutaria del "bordello" - termine utilizzato dai pm milanesi nella richiesta di rinvio a giudizio della stessa Minetti, dell'impresario Lele Mora e del direttore del Tg4 Emilio Fede nell'ambito del cosiddetto "caso Ruby" - ma solo una delle tante ragazze che hanno frequentato la residenza del premier Silvio Berlusconi ad Arcore.
Lo ha detto mercoledì 13 luglio uno dei legali della Minetti, Piermaria Corso, a margine dell'udienza preliminare durante la quale ha chiesto una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o in subordine per non aver commesso il fatto per la consigliera regionale Pdl.
Corso ha detto che "manca la prova" e che "la procura si basa sulle intercettazioni di Ruby, ma Ruby offre plurime verità". "Per esempio in una telefonata dice di essere stata sentita 32 volte dai pm ma sappiamo che non è vero. Vogliamo credere a una persona così?", ha detto il legale, che ha spiegato che la Minetti "non era la tenutaria del bordello, era una delle tante che ha avuto un suo momento in auge" e ha ammesso che la consigliera regionale Pdl ha avuto una storia con il presidente del Consiglio.
Quando gli è stato chiesto se la Minetti abbia ottenuto in cambio un seggio al Consiglio Regionale della Lombardia, l'avvocato Corso ha risposto: "Questo è un problema del sistema elettorale, qui si parla di reati, non è un processo morale ma penale. Non è una prostituta".
Nicole Minetti, Lele Mora e Emilio Fede sono imputati per induzione e favoreggiamento della prostituzione. L'udienza è stata aggiornata al 3 ottobre.
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