Omicidio Simmi, la compagna: “Ho paura che mi uccidano”

Cronaca
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Paola Petti, in un’intervista a il Messaggero, sostiene che dietro la morte di Flavio, il 33enne assassinato a Roma in pieno giorno, ci sia una vendetta per un falso stupro. E denuncia che 48 ore prima del delitto aveva trovato la gomma dell’auto bucata

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"E' indecente che la mia versione dei fatti possa essere resa pubblica. Solo in un Paese come questo può accadere. Mi sento in pericolo, ho paura che possa toccare anche a me, e questi buchi nella riservatezza delle indagini non fanno altro che aumentare il pericolo, che dilatarlo a dismisura, che rendermi un bersaglio ancora più facile". Lo dice in un'intervista al Messaggero Paola Petti, la compagna di Flavio Simmi, il 33enne ucciso con nove colpi di pistola in pieno giorno lo scorso 5 luglio a Roma, in merito alla pubblicazione di alcuni stralci della sua testimonianza resa agli inquirenti subito dopo l’omicidio. "Gli assassini di Flavio avevano studiato tutte le nostre mosse. Anzi, forse avevano fatto di più, avevano già tentato l'agguato", afferma la donna. "Può darsi che sia solo una straordinaria coincidenza, ma l'altra macchina, la mia classe A, quella che usavamo nei fine settimana, l'abbiamo trovata con una gomma bucata sabato mattina, solo 48 ore prima", racconta. "Eravamo nella casa di campagna di Valle Coppa, aveva uno spuntone di ferro ben piantato, ma non ci demmo peso".

Sul movente, per Petti, così come per il padre di Flavio Simmi, "l'unica pista" è il falso stupro della donna di un detenuto. "L'ho detto anche ai magistrati. Non ne cerchino altre. E' una storia che purtroppo già conoscevo, di cui ho parlato tante volte con Flavio. Una prima volta me l'accennò lui, eravamo da poco insieme, e finì lì. Ma poi dalla sera di febbraio in cui andarono a gambizzarlo nella gioielleria, l'abbiamo ripercorsa per filo e per segno tante volte. Era il suo incubo". Sul quotidiano romano, però, l’uomo sospettato dalla famiglia Simmi di essere il responsabile dell’omicidio si difende. “Non c’entro, Flavio non l’ho mai sfiorato”. Anche gli inquirenti non sembrano dare credibilità alla pista di una vendetta legata al falso stupro ma pensano a un possibile regolamento di conti legato ad attività illecite come il riciclaggio di denaro.

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