No Tav, la Digos: "Non abbiamo sparato proiettili di gomma"
Cronaca"Sono state seguite le regole, abbiamo usato materiale solo in dotazione e legittimo. Siamo stati attaccati" dicono gli agenti. I manifestanti respingono ogni accusa e denunciano: "La polizia è stata violenta, i filmati parlano chiaro"
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(in fondo all'articolo tutti i video sulle proteste No Tav)
"Durante gli scontri di domenica con gli antagonisti presso il cantiere La Maddalena di Chiomonte (GUARDA LE FOTO) , nessun proiettile di gomma è stato sparato dagli agenti", lo ha ribadito il dirigente della Digos torinese, Giuseppe Petronzi. "Quel tipo di armi non sono in dotazione alla Polizia di Stato" ha specificato il dirigente, rispondendo indirettamente ai siti e ai media che continuano a rilanciare la versione dei proiettili di gomma esplosi dalle Forze dell'Ordine.
La Digos: abbiamo rispettato le regole d'ingaggio - "Durante tutta l'azione di domenica, che si è prolungata per sei ore, sono state seguite le regole d'ingaggio" dicono gli agenti, riferendosi anche al lancio di oggetti dal viadotto dell'autostrada, "probabilmente lacrimogeni a mano" (IL VIDEO DENUNCIA DEI NO TAV). Per i "violenti che verranno identificati" (erano a volto coperto) si profilano secondo il dirigente Digos i reati di "resistenza, danneggiamento e lesioni personali". Intanto, durante la conferenza stampa di martedì 5 luglio, gli agenti hanno mostrato le "armi sequestrate ai manifestanti". (LE FOTO).
Le accuse di un 21enne - "Sarà comunque l'autorità giudiziaria, alla quale abbiamo fornito materiale, a procedere" precisa la Digos. Le indagini partiranno dai quattro manifestanti arrestati già domenica nell'area degli scontri e dal vaglio delle dichiarazioni rese lunedì 4 luglio da uno dei manifestanti, Fabiano Di Bernardino, ricoverato al Cto di Torino. Il ventunenne ha infatti denunciato di essere stato picchiato e umiliato dalla Polizia durante gli scontri.
I centri sociali: polizia violenta, i filmati parlano chiaro - I centri sociali del veneziano, intanto, hanno reso nota l'intenzione di tornare in val di Susa se i Comitati lo richiederanno e respingono le accuse di violenza, sottolineando che "violente sono state le forze dell'ordine. I filmati che stanno uscendo - dicono alcuni rappresentanti - lo dimostrano".
Questo quanto annunciato martedì 5 luglio, durante una conferenza stampa improvvisata davanti al Municipio a Mestre, da Michele Valentini, portavoce del Rivolta, Tommaso Cacciari e Vittoria Scarpa del comitato lagunare No Tav per ribadire che i fatti "sono ben diversi da quelli letti sui giornali". Il riferimento è alla presenza di black block tra i manifestanti, autori degli scontri e del ferimento di diversi agenti.
Già lunedì, infatti, i manifestanti respingevano ogni accusa. "Ma quali black block - ha dichiarato Maurizio Piccione, del comitato Spinta dal bass (GUARDA IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA). - c'erano solo persone che si erano equipaggiate con caschetti e maschere antigas per proteggersi. E la stragrande maggioranza di chi è stato attaccato dalle forze dell'ordine è gente della valle di Susa".
I No Tav: I carabinieri che davano la caccia all'uomo - "Eravamo in 70 mila - ha spiegato Valentini - cioè tutta la valle, paesi interi e comitati vari, tutti assieme perché la Val di Susa è un simbolo, è una battaglia che sentiamo nostra, perché ognuno deve decidere democraticamente del proprio territorio e non la cricca degli speculatori economici legati al governo. Per questo - ha proseguito - si era deciso di 'accerchiare' da vari fronti il cantiere, solo per fare una forma di pressione. Quando ci siamo avvicinati alla rete hanno iniziato a sparare lacrimogeni ad altezza d'uomo. A quel punto la gente si è difesa. I trattamenti ai manifestanti ricordano infaustamente quello di 10 anni fa a Genova. Certo, c'erano i violenti e non erano i Black block, che non sono mai esistiti in Val Susa, ma i poliziotti, i carabinieri che davano la caccia all'uomo, che seviziavano i manifestanti".
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La Digos: abbiamo rispettato le regole d'ingaggio - "Durante tutta l'azione di domenica, che si è prolungata per sei ore, sono state seguite le regole d'ingaggio" dicono gli agenti, riferendosi anche al lancio di oggetti dal viadotto dell'autostrada, "probabilmente lacrimogeni a mano" (IL VIDEO DENUNCIA DEI NO TAV). Per i "violenti che verranno identificati" (erano a volto coperto) si profilano secondo il dirigente Digos i reati di "resistenza, danneggiamento e lesioni personali". Intanto, durante la conferenza stampa di martedì 5 luglio, gli agenti hanno mostrato le "armi sequestrate ai manifestanti". (LE FOTO).
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Già lunedì, infatti, i manifestanti respingevano ogni accusa. "Ma quali black block - ha dichiarato Maurizio Piccione, del comitato Spinta dal bass (GUARDA IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA). - c'erano solo persone che si erano equipaggiate con caschetti e maschere antigas per proteggersi. E la stragrande maggioranza di chi è stato attaccato dalle forze dell'ordine è gente della valle di Susa".
I No Tav: I carabinieri che davano la caccia all'uomo - "Eravamo in 70 mila - ha spiegato Valentini - cioè tutta la valle, paesi interi e comitati vari, tutti assieme perché la Val di Susa è un simbolo, è una battaglia che sentiamo nostra, perché ognuno deve decidere democraticamente del proprio territorio e non la cricca degli speculatori economici legati al governo. Per questo - ha proseguito - si era deciso di 'accerchiare' da vari fronti il cantiere, solo per fare una forma di pressione. Quando ci siamo avvicinati alla rete hanno iniziato a sparare lacrimogeni ad altezza d'uomo. A quel punto la gente si è difesa. I trattamenti ai manifestanti ricordano infaustamente quello di 10 anni fa a Genova. Certo, c'erano i violenti e non erano i Black block, che non sono mai esistiti in Val Susa, ma i poliziotti, i carabinieri che davano la caccia all'uomo, che seviziavano i manifestanti".