Raphael Rossi denunciò la corruzione del business dell'immondizia a Torino: è stato chiamato da De Magistris sotto il Vesuvio e promette la differenziata a 330mila abitanti in 3 mesi. A Sky.it dice: "Non c'è bisogno di importare un modello dal Nord"
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di Serenella Mattera
Per nulla spaventato da montagne di spazzatura che tracima in strada, dall’olezzo e dalle rivolte dei cittadini, nonché dalla parola camorra che viene evocata da politici e magistratura e che costringe i camion per la raccolta ad essere scortati dalla polizia. “Sono come un medico che viene chiamato di fronte a un caso grave, complicato. E’ una sfida professionale straordinaria”, afferma Raphael Rossi. A 37 anni, ha fatto le valigie dalla sua Torino ed è arrivato a Napoli, nel pieno di una delle emergenze più violente per la città degli ultimi anni. A dispetto di ogni prudenza, ha risposto alla chiamata del neo-sindaco Luigi De Magistris e accettato l’incarico di presidente dell’Asia, l’azienda speciale del Comune addetta alla raccolta dei rifiuti. E ora è alla testa della flottiglia di camion e netturbini che fronteggiano l’emergenza, protetti da una scorta armata.
“Lavoriamo 24 ore su 24. E la situazione sta tornando alla normalità”, dichiara. Martedì in effetti si è scesi a circa 1400 tonnellate in strada (quante Napoli ne produce in un giorno), a fronte delle 1560 di lunedì. Ma la normalità è tutt'altro che vicina, l'equilibrio è fragile e il rischio di un riacutizzarsi della crisi dietro l'angolo. E poi, De Magistris non aveva promesso di pulire tutto in cinque giorni?, obiettiamo. “Sono arrivato solo da dieci giorni, però ho imparato che qui a Napoli due più due non fa sempre quattro”, risponde Rossi con una battuta.
Già assurto alle cronache nazionali per aver denunciato di aver subito un tentativo di corruzione quando sedeva nel consiglio d’amministrazione della municipalizzata dei rifiuti torinese, questo “tecnico in materia di rifiuti” ora sbarcato sotto il Vesuvio, si sta misurando con problemi che tanti prima di lui non hanno saputo risolvere. Ma che finalmente si possa riuscire a fronteggiarli, ci crede davvero. Lascia a De Magistris la promessa di una vera e propria “rivoluzione” (70% di differenziata entro il 2011): “Lui usa i vocaboli della politica, io sono un tecnico”. Ma che la sfida del sindaco sia realizzabile, ci crede davvero: “Se non lo pensassi non avrei accettato l’incarico”. Dunque, mentre ancora si fronteggia la “crisi”, il neo-presidente di Asia indica nel breve termine obiettivi ambiziosi: “Raddoppiare in tre mesi il porta a porta: dai 146 mila attuali a 330 mila abitanti a settembre”. E avviare la “realizzazione degli impianti di compostaggio e di selezione della differenziata”. Inceneritori? Neanche a parlarne.
Rossi risponde a Sky.it dall’albergo sul lungomare napoletano che lo ospita in questi primi giorni della sua permanenza. Ma spiega che a Napoli, a dire il vero, c’è stato già nel 2008. “Ho progettato la raccolta porta a porta di Colli Aminei, che ancora oggi dà dei risultati eccellenti”, ricorda. E aggiunge: “Questa città non ha bisogno di importare un modello dal Nord, perché la differenziata ai migliori standard, sopra il 65%, esiste già in alcuni quartieri”.
Ma intanto, di notte continuano a segnalarsi roghi di cumuli di rifiuti. E anche se di giorno calano le giacenze in strada, si fa ancora slalom tra la “monnezza”, mentre il caldo fa aumentare la puzza. “I nostri camion lavorano su tre turni, per 24 ore, e abbiamo allestito sei isole di raccolta, tre delle quali mobili. Ma – sottolinea Rossi - questa crisi è stata più pesante delle altre. Non perché ci fossero più rifiuti in strada, ma perché questa volta l’emergenza ha toccato anche il centro, dove ci sono zone come i quartieri Spagnoli, in cui l’aria è così poca e i vicoli sono così angusti che anche una piccola quantità di spazzatura fa degenerare immediatamente la situazione”.
Tre le cause all’origine dell’emergenza, secondo il presidente di Asia. “Il primo problema è lo smaltimento, che non è governato da noi, ma da Provincia e Regione. Il secondo è la grave situazione finanziaria nella quale versano il Comune e l’Asia, che abbiamo ereditato dai nostri predecessori" (il sindaco De Magistris però ha annunciato un aumento di capitale da 43 milioni per la municipalizzata). "Il terzo problema è che nel centro storico c’è stata una incomprensione con i lavoratori dell’azienda appaltatrice Lavajet, che hanno avviato a un certo punto una sorta di sciopero bianco e che sono gli stessi che lavoravano per l’azienda Enerambiente”, finita negli ultimi mesi al centro di un’inchiesta della magistratura.
I pm, così come il sindaco De Magistris e il presidente della Regione Stefano Caldoro, sull’emergenza evocano l’ombra della camorra. Ma Rossi assicura di non essere spaventato. “Noi siamo determinati e sereni – afferma - perché facciamo e faremo l’unica cosa possibile per un’azienda pubblica: quando un’azienda privata fa pressioni indebite non possiamo che rispondere picche”. Del resto, la battaglia per i rifiuti di Rossi si muove anche sul filo della legalità, come testimonia la sua esperienza torinese, da cui è nato il movimento “i signori Rossi, corretti non corrotti”. Ma Napoli non è Torino. Qui “due più due non fa sempre quattro”. Tutta un’altra storia.
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“Lavoriamo 24 ore su 24. E la situazione sta tornando alla normalità”, dichiara. Martedì in effetti si è scesi a circa 1400 tonnellate in strada (quante Napoli ne produce in un giorno), a fronte delle 1560 di lunedì. Ma la normalità è tutt'altro che vicina, l'equilibrio è fragile e il rischio di un riacutizzarsi della crisi dietro l'angolo. E poi, De Magistris non aveva promesso di pulire tutto in cinque giorni?, obiettiamo. “Sono arrivato solo da dieci giorni, però ho imparato che qui a Napoli due più due non fa sempre quattro”, risponde Rossi con una battuta.
Già assurto alle cronache nazionali per aver denunciato di aver subito un tentativo di corruzione quando sedeva nel consiglio d’amministrazione della municipalizzata dei rifiuti torinese, questo “tecnico in materia di rifiuti” ora sbarcato sotto il Vesuvio, si sta misurando con problemi che tanti prima di lui non hanno saputo risolvere. Ma che finalmente si possa riuscire a fronteggiarli, ci crede davvero. Lascia a De Magistris la promessa di una vera e propria “rivoluzione” (70% di differenziata entro il 2011): “Lui usa i vocaboli della politica, io sono un tecnico”. Ma che la sfida del sindaco sia realizzabile, ci crede davvero: “Se non lo pensassi non avrei accettato l’incarico”. Dunque, mentre ancora si fronteggia la “crisi”, il neo-presidente di Asia indica nel breve termine obiettivi ambiziosi: “Raddoppiare in tre mesi il porta a porta: dai 146 mila attuali a 330 mila abitanti a settembre”. E avviare la “realizzazione degli impianti di compostaggio e di selezione della differenziata”. Inceneritori? Neanche a parlarne.
Rossi risponde a Sky.it dall’albergo sul lungomare napoletano che lo ospita in questi primi giorni della sua permanenza. Ma spiega che a Napoli, a dire il vero, c’è stato già nel 2008. “Ho progettato la raccolta porta a porta di Colli Aminei, che ancora oggi dà dei risultati eccellenti”, ricorda. E aggiunge: “Questa città non ha bisogno di importare un modello dal Nord, perché la differenziata ai migliori standard, sopra il 65%, esiste già in alcuni quartieri”.
Ma intanto, di notte continuano a segnalarsi roghi di cumuli di rifiuti. E anche se di giorno calano le giacenze in strada, si fa ancora slalom tra la “monnezza”, mentre il caldo fa aumentare la puzza. “I nostri camion lavorano su tre turni, per 24 ore, e abbiamo allestito sei isole di raccolta, tre delle quali mobili. Ma – sottolinea Rossi - questa crisi è stata più pesante delle altre. Non perché ci fossero più rifiuti in strada, ma perché questa volta l’emergenza ha toccato anche il centro, dove ci sono zone come i quartieri Spagnoli, in cui l’aria è così poca e i vicoli sono così angusti che anche una piccola quantità di spazzatura fa degenerare immediatamente la situazione”.
Tre le cause all’origine dell’emergenza, secondo il presidente di Asia. “Il primo problema è lo smaltimento, che non è governato da noi, ma da Provincia e Regione. Il secondo è la grave situazione finanziaria nella quale versano il Comune e l’Asia, che abbiamo ereditato dai nostri predecessori" (il sindaco De Magistris però ha annunciato un aumento di capitale da 43 milioni per la municipalizzata). "Il terzo problema è che nel centro storico c’è stata una incomprensione con i lavoratori dell’azienda appaltatrice Lavajet, che hanno avviato a un certo punto una sorta di sciopero bianco e che sono gli stessi che lavoravano per l’azienda Enerambiente”, finita negli ultimi mesi al centro di un’inchiesta della magistratura.
I pm, così come il sindaco De Magistris e il presidente della Regione Stefano Caldoro, sull’emergenza evocano l’ombra della camorra. Ma Rossi assicura di non essere spaventato. “Noi siamo determinati e sereni – afferma - perché facciamo e faremo l’unica cosa possibile per un’azienda pubblica: quando un’azienda privata fa pressioni indebite non possiamo che rispondere picche”. Del resto, la battaglia per i rifiuti di Rossi si muove anche sul filo della legalità, come testimonia la sua esperienza torinese, da cui è nato il movimento “i signori Rossi, corretti non corrotti”. Ma Napoli non è Torino. Qui “due più due non fa sempre quattro”. Tutta un’altra storia.