E' questa la sentenza della corte d'assise di Palermo, che ha scagionato il boss di Cosa Nostra per il sequestro e l'omicidio del giornalista dell'Ora, scomparso più di quarant'anni fa a Palermo. La figlia della vittima: "Una vergogna"
Il boss Totò Riina è stato assolto dall'accusa di essere il mandante e l'organizzatore del sequestro e dell'omicidio di Mauro De Mauro.
La sentenza è stata emessa dalla corte d'assise di Palermo, presieduta da Giancarlo Trizzino, a oltre 40 anni dal rapimento del giornalista del quotidiano L'Ora di Palermo, prelevato sotto casa la sera del 16 settembre 1970.
Il dispositivo della sentenza con cui il boss Totò Riina (condannato in via definitiva a diversi altri ergastoli) viene assolto fa riferimento all'articolo 530 del codice di procedura penale che riguarda la "incompletezza della prova". Si tratta di quella che una volta veniva indicata come assoluzione "per insufficienza di prove".
La Corte ha trasmesso gli atti al Pubblico Ministero perché proceda per falsa testimonianza nei confronti dell'ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, dei giornalisti Pietro Zullino e Paolo Pietroni e dell'avvocato Giuseppe Lupis.
Gli ultimi tre avrebbero avuto collegamenti con i servizi segreti e avrebbero avuto un ruolo depistante nelle indagini.
"E' una vergogna di 41 anni. Sono molto turbata per questa conclusione perché ritenevo, dopo avere seguito la requisitoria dei pubblici ministeri e le dichiarazione di alcuni collaboratori, che ci fossero le condizioni per arrivare a una conclusione diversa". E' stata questa la reazione della figlia del giornalista De Mauro, Franca, che ha assistito in aula alla lettura del dispositivo della sentenza.
La sentenza è stata emessa dalla corte d'assise di Palermo, presieduta da Giancarlo Trizzino, a oltre 40 anni dal rapimento del giornalista del quotidiano L'Ora di Palermo, prelevato sotto casa la sera del 16 settembre 1970.
Il dispositivo della sentenza con cui il boss Totò Riina (condannato in via definitiva a diversi altri ergastoli) viene assolto fa riferimento all'articolo 530 del codice di procedura penale che riguarda la "incompletezza della prova". Si tratta di quella che una volta veniva indicata come assoluzione "per insufficienza di prove".
La Corte ha trasmesso gli atti al Pubblico Ministero perché proceda per falsa testimonianza nei confronti dell'ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, dei giornalisti Pietro Zullino e Paolo Pietroni e dell'avvocato Giuseppe Lupis.
Gli ultimi tre avrebbero avuto collegamenti con i servizi segreti e avrebbero avuto un ruolo depistante nelle indagini.
"E' una vergogna di 41 anni. Sono molto turbata per questa conclusione perché ritenevo, dopo avere seguito la requisitoria dei pubblici ministeri e le dichiarazione di alcuni collaboratori, che ci fossero le condizioni per arrivare a una conclusione diversa". E' stata questa la reazione della figlia del giornalista De Mauro, Franca, che ha assistito in aula alla lettura del dispositivo della sentenza.