Libia, tornano a casa i primi connazionali

Cronaca
Alcuni lavoratori italiani atterrati all'aeroporto di Malpensa da Tripoli accolti dai loro familiari
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Gli italiani lasciano il Paese travolto dalla dura repressione dei manifestanti anti Gheddafi. Le operazioni di rimpatrio subiscono diversi ritardi. "L'aeroporto di Tripoli sembra un campo profughi". LE TESTIMONIANZE

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La situazione in Libia continua a precipitare. Il Paese è instabile  e fuori controllo, condizioni queste che hanno reso necessario il rimpatrio degli italiani presenti nel Paese. Le operazioni, iniziate martedì 22 febbraio, hanno però subito non pochi problemi. Gli aeroporti libici, infatti, sono resi impraticabili dagli scontri di questi giorni. E non tutti i voli diretti in Italia sono riusciti a partire.

I primi 180 connazionali rientrati, sbarcati a Fiumicino con un volo di linea Alitalia, hanno infatti raccontato al loro arrivo del caos all'aeroporto di Tripoli: "Ormai sembra un campo profughi - hanno detto - scarseggiano cibo e acqua". Un caos che ha fatto ritardare l'arrivo del volo speciale, con 290 posti, messo a disposizione della Farnesina dalla compagnia di bandiera.
"Tutti gli italiani che erano a Tripoli in attesa di rientrare sono rientrati: si tratta di circa 400 persone", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, aggiungendo che nella capitale libica "ci sono altri italiani, ma quelli che vogliono restare non li costringiamo a partire".

Altri 160 italiani, che si trovano invece in altre località libiche, invece, sono ancora in attesa di partire, hanno precisato Frattini e il ministro della Difesa Ignazio La Russa dopo essersi incontrati all'aeroporto di Ciampino di rientro, rispettivamente, dal Cairo e da Abu Dhabi.
Non è ancora partito dall'Italia invece il C-130 dell'Aeronautica militare programmato per oggi. Secondo quanto si è appreso, in un primo momento l'aereo sarebbe dovuto atterrare a Bengasi, ma la pista è stata bombardata. Poi si era optato per lo scalo di Misurata, ma anche questo si è reso inagibile proprio mentre il C-130 stava per decollare. Anche una terza opzione si è resa infine impraticabile per la mancanza delle condizioni di sicurezza per ripartire.

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