Gemelle scomparse, “tutto un enigma. E nessuna certezza"

Cronaca
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Il procuratore di Marsiglia, Jacques Dellest, titolare dell’indagine, ha fatto il punto con gli inquirenti italiani, svizzeri e francesi. Emerge che nessuna pista è esclusa. Compresa quella per cui le bimbe potrebbero non aver mai lasciato la Svizzera

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Nessuna certezza, nessuna convinzione, nessuna prova certa se non che tutto inizia a San Sulpice in Svizzera e termina sotto un treno a Cerignola. Quello che accade in mezzo, ovvero la scomparsa delle gemelline di 6 anni svanite nel nulla, "è un enigma". Jacques Dellest, il procuratore di Marsiglia titolare dell'indagine sulla scomparsa di Alessia e Livia, ha radunato oggi, mercoledì 16 febbraio, attorno a un tavolo della Police national gli inquirenti italiani, svizzeri e francesi per fare il punto della situazione sul percorso di un labirinto che non sembra aver vie d'uscita. E al termine non dice altro che: "Non abbiamo certezze, non abbiamo prove". Il nulla.

Tutto, secondo Dellest, è ancora da verificare: il percorso che ha portato Matthias Schepp, il padre che ha sequestrato le due bambine il 30 gennaio, dalla Svizzera fino in Corsica e infine in Italia dove si è ucciso sotto un Intercity di passaggio a Cerignola. La presenza delle due bambine a bordo dell'auto fin dal primo momento. Le tracce biologiche nella cuccetta del traghetto che ha portato Schepp in Corsica e quelle sul traghetto che ha riportato l'uomo a Tolone. La veridicità dei testimoni che hanno visto le bambine vive in Corsica e quelle che hanno visto Schepp da solo o in compagnia di una donna bionda. Parleranno le analisi della polizia scientifica.

Ma "bisogna attendere" dice Dellest cui fa eco il procuratore di Losanna, Pascal Gillieron: "Non siamo convinti di niente, non possiamo fare congetture su riflessioni che non poggiano su prove tangibili". Insomma, poco o nulla. Tanto che la polizia svizzera ha aggiunto un nuovo tassello al giallo: ora si cerca una vettura molto simile a quella di Matthias Schepp, "una macchina scura, grande di tipo break, immatricolata in Svizzera e simile all'Audi A6 del padre delle due gemelle che ha circolato in Corsica il 1 febbraio". La polizia del cantone di Vaud teme infatti che i testimoni che hanno detto di aver visto le gemelle sull'isola, possano essersi confuse proprio con gli occupanti di questo veicolo.

"Tutte le ipotesi sono possibili, anche le più stupefacenti" dice Dellest. "Anche che le piccole non abbiano mai lasciato la Svizzera", ribatte Gillieron. Ipotesi. Ma tra le righe di quell'affermazione, "bisogna aspettare", c'è forse la convinzione se non la certezza che le gemelline siano ormai morte.
Servirà incrociare i dati, come hanno fatto gli inquirenti, per ricostruire il passaggio a nord-est di Schepp? Servirà per ritrovare Alessia e Livia? Sono utili i reperti rilevati sull'auto di Schepp parcheggiata alla stazione di Cerignola per individuare quel percorso? Il filo d'Arianna che conduce al cuore del labirinto sembra non esserci e quindi gli inquirenti proseguono le indagini a passi lenti. "Bisogna conoscere meglio quello che ha fatto Schepp nel suo periplo durante i 4 giorni compresi tra il 30 gennaio e il 3 febbraio, giorno della sua morte. Quello che c'importa sono le bimbe". Ma il tempo è quello che manca, se le bimbe sono vive.

Comunque Dellest conferma che le indagini vanno avanti: vagliando le testimonianze a partire da quelle che parlano di complici e aspettando le risultanze della scientifica sulle pochissime tracce trovate, compreso il sangue sugli scogli della falaise a Macinaggio, a Cap Corse. Troppe zone d'ombra, dice Dellest, zone d'ombra che vanno risolte. Perché l'unico dato certo è che Schepp si è lanciato sotto il treno e Alessia e Livia sono scomparse. E questo è poco, troppo poco.

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