Michele Misseri: in cella sono rinato, a casa era l'inferno

Cronaca
Michele Misseri
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L'uomo in carcere per l'omicidio della nipote Sarah Scazzi si confessa in un'intervista sul quotidiano Libero: "Qui mi sento una persona come tutte le altre. Prima invece lavoravo e mi prendevo solo le mazzate"

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"Qui si sta meglio che in ospedale o a casa. Io sono rinato, tornato alla vita e a sentirmi persona. Prima non riuscivo a parlare e nemmeno a pensare, adesso mi sento una persona come le altre". Così Michele Misseri, padre di Sabrina, entrambi in carcere per l'omicidio di Sarah Scazzi, racconta della sua vita dietro le sbarre ai parlamentari del Pdl Melania Rizzoli e Francesco Paolo Sisto, che lo hanno visitato.

"Qui - sono le dichiarazioni di Misseri pubblicate dal quotidiano 'Libero' - mangio come nei grandi alberghi". "Prima questo giornale potevo leggerlo anche dieci volte e stai sicuro che non ci capivo niente - continua Misseri - Proprio niente di niente, te lo giuro. Adesso mi basta una volta per sapere già tutto.

La differenza è che ora ci sto con la testa. E pensare che prima di portarmi qui mi ripetevano parole minacciose: 'vedrai, se finirai in galera, là troverai un inferno'. Ma io qui l'inferno mica ce l'ho trovato sai? Semmai l'inferno era prima". "Certo mi manca la famiglia certo volte. A chi non mancherebbe il sangue del tuo sangue? Ma io adesso sto benissimo qui. Perché qui le persone mi vogliono bene e mi rispettano.

A casa lavoravo e solo le mazzate mi prendevo - prosegue Misseri - Adesso è tutto finito, guarda qui le mie mani: lo vedi che non sono più nere di lavoro. Sono belle, pulite, mai state così bianche le mie mani. Alle tre del mattino mi alzavo per andare in campagna, qui invece posso dormire. Riposo, mangio e leggo".

"Mi scrivono 'tu sei un uomo buono perché ti sei preso la colpa per tua figlia?' Ma io che dovevo fare? L'ho sempre detto ai magistrati: sono suo padre e lei è giovane. Vorrei rispondere a queste persone ma non trovo il mittente".

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