Mafia: confermata la condanna a 7 anni, Cuffaro in carcere

Cronaca
Salvatore Cuffaro
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Secondo la Cassazione, l'ex governatore siciliano è colpevole di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e violazione del segreto istruttorio. "Rispetto la magistratura, vado a costituirmi" le sue prime parole. Casini e Follini: "Non crediamo sia mafioso"

Confermata, a carico dell'ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e violazione del segreto istruttorio nell'ambito del processo "talpe alla Dda". Lo ha deciso la seconda sezione penale della Corte di Cassazione. "Rispetto la magistratura, adesso andrò a costituirmi" ha detto l'ex governatore per poi recarsi nel carcere romano di Rebibbia.

"Rispettiamo la sentenza ma crediamo che Cuffaro non sia mafioso", hanno dichiarato in un comunicato congiunto Pierferdinando Casini e Marco Follini, nel commentare la sentenza. Nel comunicato Casini e Follini si dicono "umanamente  dispiaciuti per la condanna di Totò Cuffaro" ed esprimono "rispetto  per la sentenza, come è doveroso in uno Stato di diritto e tanto più da parte di dirigenti politici". "Ma - aggiungono - non rinneghiamo tanti anni di amicizia e resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso".

Prima della sentenza, Cuffaro ha trascorso alcune ore in raccoglimento a pregare in chiesa a Roma, in attesa del verdetto dei giudici.
L'ex governatore siciliano era stato condannato in appello a sette anni di carcere nel gennaio scorso.  L'estratto della sentenza a Salvatore Cuffaro sarà notificato entro cinque giorni.

A Palermo resta imputato per mafia - Cuffaro resta invece imputato in un altro processo a Palermo, dove risponde di concorso esterno in associazione mafiosa. Il 28 giugno scorso in questo dibattimento i pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, a conclusione di una requisitoria durata per quattro udienze, ne hanno chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. La richiesta di 10 anni è comprensiva dello sconto di un terzo della pena previsto per il rito abbreviato scelto da Cuffaro.
"La procura riconosce la irreprensibile condotta processuale dell'imputato, ma la gravità delle condotte da lui poste in essere fa sì che Totò Cuffaro non meriti attenuanti e, dunque, deve essere condannato al massimo della pena previsto per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa", avevano sostenuto i pm in aula.
Tra le vicende oggetto di questo processo, noto come 'Cuffaro bis', quella delle candidature di Mimmo Miceli e Giuseppe Acanto, detto Piero, nelle liste del Cdu e del Biancofiore alle elezioni regionali del 2001. Entrambi, secondo l'accusa, furono sponsorizzati da Cosa nostra e Cuffaro per questo motivo li accettò come candidati nelle liste a lui collegate.

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