Ruby, il premier e la telefonata: un problema di competenze

Cronaca
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Secondo il presidente del Consiglio indagato a Milano per concussione e prostituzione minorile le indagini non spettano ai pm di Milano. L'esperto: "Ma l'atto non è stato commesso nell'esercizio delle sue funzioni"

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Considerare o no la telefonata che Silvio Berlusconi fece la sera in cui Ruby venne portata in questura - e per la quale ora la procura di Milano gli contesta la concussione - un atto compiuto nell'esercizio delle sue funzioni di presidente del Consiglio. E' il nocciolo della questione della competenza dell'indagine a carico del capo del governo; questione sollevata dai difensori del premier, per i quali la procura di Milano non avrebbe potuto indagare ma sin dall'inizio avrebbe dovuto trasmettere gli atti al tribunale dei ministri.

"Se la condotta contestata al presidente del Consiglio dai pm di Milano si potesse considerare un atto compiuto nell'esercizio delle sue funzioni, la competenza sarebbe del Tribunale dei ministri, e per agire penalmente occorrerebbe l'autorizzazione a procedere prevista dall'art. 96 della nostra Costituzione - spiega Francesco Caprioli, docente di diritto processuale penale all'Università di Bologna -. Ma se si ritiene che Berlusconi ha abusato della sua qualifica per fini estranei a compiti istituzionali, non credo si possa parlare di atto compiuto nell'esercizio delle sue funzioni".

Proprio questa ultima è la tesi dei pm di Milano, che hanno contestato a Berlusconi la concussione per abuso della sua qualità e non della sua funzione e che sembra convincere il professor Caprioli. Con la sua telefonata in Questura, "si può ipotizzare che il presidente del Consiglio abbia fatto pesare il suo ruolo istituzionale ma non che abbia abusato delle sue funzione, perché quel tipo di intervento non rientrava nemmeno astrattamente nelle sue competenze di capo del governo".

Diverso invece se ad agire fosse stato, ad esempio, il titolare del Viminale: "se il ministro dell'Interno avesse indotto un questore a un comportamento che non doveva tenere avrebbe agito nell'esercizio, sia pure distorto, delle sue funzioni".

Quanto invece alla competenza della procura di Monza, sostenuta dai legali del premier in relazione al secondo reato contestato dai pm di Milano a Berlusconi, quello di atti sessuali con minori, "sarebbe corretto ipotizzarla se fosse l'unico reato contestato in questo procedimento. Credo invece che la procura di Milano ritenga che ci sia connessione o con il reato di concussione addebitato allo stesso presidente del Consiglio o con la più grave ipotesi di sfruttamento della prostituzione minorile che viene contestata a Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. E nei casi di connessione, uno dei quali si realizza proprio quando un reato è commesso al fine di eseguirne oppure di occultarne un altro, competente per tutti i reati è il giudice del luogo in cui è stato commesso il reato più grave".

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